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I Linkin Park ripartono da Zero e proiettano il loro passato nel futuro

“From Zero”, l’ottavo album della band e il primo con Emily Armstrong, in uscita questo venerdì 15 novembre, si riavvicina al sound nu metal dei primi lavori, alternandolo a brani più pop-rock da stadio. La voce della nuova cantante è promossa a pieni voti

Autore Samuele Valori
  • Il13 Novembre 2024
I Linkin Park ripartono da Zero e proiettano il loro passato nel futuro

Foto di James Minchin

«From zero like from nothing…oh were your» esordisce la voce di Emily Armstrong. Per i Linkin Park è stata quasi una ripartenza da zero, o forse sarebbe meglio dire Xero, il primo nome della band, come sembra proprio sottintendere l’ultima frase mozzata della nuova frontwoman nell’Intro. From Zero è un album che ingloba tutti gli elementi che hanno reso la band, rimasta tragicamente orfana di Chester Bennington nel 2017, uno dei punti saldi del rock anni Duemila. C’era tanta curiosità – oltre che numerose polemiche – sulla scelta della nuova voce del gruppo. Al di là del trascorso personale di Armstrong, su un aspetto non si può discutere: fa letteralmente quello che vuole con le corde vocali.

Lo si era capito fin dal primo singolo The Emptiness Machine in cui la voce della cantante subentra nella seconda strofa, dopo quella di Mike Shinoda. Emily si destreggia egregiamente tra cantato classico e accenni di growl. Il testo parla proprio del giudizio del pubblico e sembra mettere le mani avanti, paragonando le critiche a dei coltelli. Il verso centrale, una sintesi di questa rinascita della band, però è quello che si ripete sul finale: «I only wanna to be part of something».

Il suono dei sintetizzatori, unito alle chitarre distorte e alla batteria insistente – c’è il nuovo Colin Brittain al posto del fondatore Rob Bourdon – ricorda quello dei brani più classici del gruppo e scorre dalla seconda alla terza traccia Heavy is the Crown. Scelto anche come inno del campionato mondiale di League of Legends 2024, è uno dei pezzi più radiofonici, pur ricalcando i primi lavori della band. Molto più convincente Two Faced che inizia come un pezzo nu metal e uno scream di Emily Armstrong. Sul finale tornano persino gli scratch di Joe Hahn.

Tra passato e futuro

«Il titolo dell’album si riferisce sia a questo umile inizio che al viaggio che stiamo intraprendendo. Dal punto di vista sonoro ed emotivo, si tratta di passato, presente e futuro – abbracciando il nostro suono caratteristico, ma nuovo e pieno di vita» ha spiegato Mike Shinoda. Il fondatore della band è uno di coloro che ha creduto più di tutti in una possibile seconda vita dei Linkin Park dopo Chester. È lui a dettare la direzione anche nei pezzi, sembra agire da collante tra il prima e il dopo. In questo senso un pezzo come Cut the Bridge, uno dei migliori del disco, rappresenta letteralmente un ponte. Ci sono gli accordi pop-rock (un po’ Paramore), l’elemento elettronico sullo sfondo, la componente rap e un ritornello che si incolla in testa.

La sezione migliore di From Zero però è quella più oscura, in cui i Linkin Park giocano tra distorsione e melodia. Le due canzoni sono posizionate al centro, una dopo l’altra e sono idealmente i due estremi dello stile della band. Casualty è il pezzo più rabbioso e hard dell’album. Le chitarre nu metal e il growl di Emily Armstrong sono una scarica di energia e rabbia, oltre che un’urlata richiesta di libertà. A questo fa seguito il brano più sperimentale, Overflow. Il beat elettronico, la pulizia dei suoni e la melodia scandita nel ritornello conducono il gruppo nei territori dell’alternative pop, prima del finale distorto, quasi noise-punk in cui la voce di Emily s’increspa nuovamente.

L’anima pop degli ultimi anni sopravvive

Gli ultimi lavori dei Linkin Park con Chester Bennington avevano abbracciato delle sonorità più melodiche, allontanandosi sempre di più dagli elementi più ruvidi degli esordi. From Zero, pur riprendendo molto dei primi dischi, resta comunque un lavoro dall’anima pop. Talvolta le scelte e gli accostamenti funzionano, come nella sorprendente Stained. È il brano più cantabile e quello dove Emily mette in mostra la sua incredibile versatilità. In altri casi risulta tutto un po’ già sentito, come in IGYEIH. A non aiutare in questo caso c’è anche la debolezza dei testi che, nella seconda parte del disco soprattutto, sembrano meno ispirati.

Da un lato ci sono i riferimenti shakesperiani all’Enrico IV (Heavy is the Crown) e a Macbeth (IGYEIH) che tentano di conferire un peso maggiore alle parole, dall’altro la descrizione della tossicità delle relazioni che emerge nelle ultime tracce convince meno. Allo stesso modo del rock da stadio di brani come Over Each Other e Good Things Go. Entrambe si avvicinano alla ballad e, in particolare la prima, ha una storia quasi più interessante della canzone stessa. Ha infatti rappresentato l’esordio ufficiale di Emily Armstrong con la band ed è anche l’unica canzone in cui è effettivamente una solista. «Man mano che passavo più tempo con la band nell’ultimo anno, ho iniziato gradualmente a contribuire di più al processo di creazione della musica, quindi in questo disco, Mike e io abbiamo scritto i testi insieme» ha raccontato la cantante.

From Zero dei Linkin Park è un album che potrebbe piacere – o non piacere – sia ai primi fan della band che a quelli che si sono appassionati al gruppo successivamente. È un passo indietro e un nuovo inizio. Alcuni brani non sfigurerebbero nei lavori più nu metal, ma con degli elementi che non li fanno apparire vecchi. Se gli ultimi lavori con Chester si erano avvicinati al mondo più pop-rock, in questo ottavo disco la distorsione delle chitarre e lo scream tornano protagonisti per gran parte del tempo. Nulla di nuovo, ma nemmeno qualcosa che sa di naftalina, e di certo un ritorno che anche dal vivo avrà un sapore speciale.

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