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“Longlegs” è una buonissima scusa per andare al cinema la notte di Halloween

Dopo il successo ottenuto negli Stati Uniti, il film di Oz Perkins con protagonisti Marika Monroe e Nicholas Cage, approda in Italia il prossimo 31 ottobre. Un’opera di genere che unsice poliziesco e horror

Autore Samuele Valori
  • Il23 Ottobre 2024
“Longlegs” è una buonissima scusa per andare al cinema la notte di Halloween

Courtesy of NEON

Nella prima scena di Longlegs non si capisce molto e non si vede neppure tutto. L’inquadratura in 4:3 rinchiude lo spettatore in un paesaggio nevoso. Ci sono un’auto, una bambina con in mano una Polaroid e dei rumori sinistri che anticipano qualcosa che deve accadere. Poi di colpo una super stretta sul busto inferiore di un personaggio inquietante vestito di bianco. Sappiamo, data la massiccia campagna pubblicitaria del film, che si tratta del serial killer interpretato da Nicholas Cage ed è un peccato, perché sono proprio l’ignoto e la tensione crescente a rendere questo incipit una delle perle del lungometraggio di Oz Perkins.

Longlegs Nicholas Cage
Courtesy of Neon

Il successo e il valore di Longlegs non vanno intesi in termini di novità o, peggio ancora, avanguardia. Si tratta di un’opera di genere, con numerosi riferimenti, anche espliciti – come non notare il cognome della protagonista Lee Harker che rimanda all’avvocato Jonathan Harker di Dracula – calati in un contesto anch’esso derivativo. Ma tutto questo funziona a meraviglia. Perkins gioca con il thriller poliziesco e l’horror, quello di stampo religioso dove il Male, quello con la lettera maiuscola, si veste di bianco ed è inevitabilmente legato «all’inquilino di sotto».

La protagonista, interpretata da una convincente Marika Monroe (The Guest, It Follows), è un’agente dell’FBI. È una sensitiva, capace di percepire proprio quel lato oscuro che l’ha sfiorata quando era una bambina e che ha dimenticato. La sua ricerca, tra un omicidio e l’altro, passa da viaggi in macchina in un Oregon desertico e traduzioni di codici, mentre la trama oscilla tra anni Settanta e anni Novanta.

Dall’altro lato c’è Longlegs, un omicida assurdo: fan dei T Rex e delle bambole con un legame stretto con il demoniaco. Nicholas Cage, che ha dichiarato che questa è stata la sua ultima volta nella parte del serial killer, dà vita a una delle interpretazioni più estroverse e sopra le righe della sua carriera. Un Joker truccato di bianco – la scena sanguinosa dell’interrogatorio fa tornare in mente Il cavaliere oscuro – ma con le idee chiarissime e un fine superiore da perseguire.

Il bianco del Male

Una delle trovate più interessanti è l’utilizzo del bianco che torna spesso e crea un contrasto straniante con le scene più buie all’interno dell’appartamento natale della protagonista. Oltre alla già citata neve della sequenza di apertura, la tonalità diventa accecante anche nei dettagli. Con il bianco degli abiti delle suore o, ancor di più, quello delle iridi delle bambole costruite da Longlegs, viene capovolto il significato che spesso viene attribuito al colore. Col passare dei minuti, quasi inconsciamente, lo spettatore comincia a percepire la tensione quando la tonalità si schiarisce.

Questo è uno dei pochi elementi di imprevedibilità del film. Tutto il resto segue i canoni di genere che, c’è da sottolinearlo, negli ultimi anni si sono prepotentemente allargati. Basti pensare alla tematica del razzismo in Get Out di Jordan Peel, all’elemento religioso-filosofico-metafisico in Midsummer di Ari Aster o all’alienazione di The Lighthouse di Robert Eggers. Insomma, l’horror non è più solo horror, ma un mezzo per parlare d’altro e rendere temi quotidiani ancora più spaventosi. In Longlegs, sebbene avvenga in modo meno evidente rispetto ai titoli citati sopra, Oz Perkins inserisce una sottotrama – che tanto “sotto” in fin dei conti non è – dove le dinamiche familiari e il rapporto madre-figlia diventano centrali e rappresentano il motore della storia.

Courtesy of Neon

Un’estetica da paura

Il look di Longlegs, tra rimandi alla desolazione dell’America fuori dalla grande metropoli, movimenti di camera e inquadrature ansiogene, rende il lungometraggio già un piccolo cult da vedere e rivedere nelle serate di Halloween. Non è un caso che la sua uscita in Italia sia stata fissata proprio al 31 ottobre. In questo senso, al di là delle inquadrature geometriche con movimenti ridotti all’osso e della fotografia, un ruolo decisivo ce l’ha il sonoro. Le musiche sono state composte dal fratello del regista, Elvis Perkins, qui accreditato come Zilgi. I brani della colonna sonora non prevedono melodia, ma giocano con rumori, suoni elettronici, sviolinate improvvise e ottoni che incupiscono ulteriormente l’atmosfera. Il vuoto, che comunque domina, talvolta è riempito da intermezzi più classici. Un esempio è la sezione rock di chitarra rock di I’ll Be Your Behemot.

In conclusione, Longlegs è un film che intrattiene con gusto, che dà fastidio e riesce a stupire pur essendo molto aderente al genere. I due attori principali Nicholas Cage e Marika Monroe, che non si sono mai incontrati prima delle riprese, funzionano a meraviglia. Tuttavia, non sono gli unici pilastri su cui si regge il film. Oz Perkins mostra il suo lato autoriale senza risultare pretenzioso e, allo stesso tempo, senza indugiare troppo sui propri riferimenti. Un gioiellino e un regista promettente da cui possiamo e dobbiamo aspettarci qualcosa di ancora più grande nel prossimo futuro.

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