Top Story

I Måneskin a San Siro hanno anticipato l’apocalisse

Erano 60mila i Kool Kids accorsi ieri sera allo Stadio Meazza per la prima delle due date milanesi di Damiano, Victoria, Ethan e Thomas. E stasera si replica

Autore Greta Valicenti
  • Il25 Luglio 2023
I Måneskin a San Siro hanno anticipato l’apocalisse

I Måneskin a San Siro, 24 luglio 2023, foto di Francesco Prandoni

Come a tutti è noto, questa notte Milano è stata colpita da quello che sembrava essere il prologo di un film apocalittico. Tuoni e fulmini che squarciavano il cielo, grandine a profusione, un vento che “fa un rumore invasivo… un rumore circa come una AMG biturbo”. Alberi spezzati a metà che hanno fatto delle strade della città un enorme percorso a ostacoli. Insomma, uno scenario ben poco rassicurante. Ma la tempesta che stanotte ha tenuto tutti con gli occhi sbarrati, non è stata l’unica ad abbattersi sulla città della Madonnina. Solo poche ore prima, infatti, un altro uragano aveva travolto Milano: un uragano chiamato Måneskin.

Neanche la pioggia quasi incessante ha infatti fermato Damiano, Victoria, Ethan e Thomas e i 60mila Kool Kids (per un sold out clamoroso) accorsi a San Siro per la prima delle due date milanesi – prodotte e organizzate da Vivo Concerti – della band che in pochi anni ha polverizzato qualsiasi record possibile.

I Måneskin sanno dove vogliono arrivare perché non dimenticano da dove vengono

Coachella, Primavera, Glastonbury sono solo alcuni dei palchi leggendari che i Måneskin hanno calcato negli ultimi tempi. Ma, si sa, niente è come tornare a casa. E se da quella ufficiale i quattro sono già stati doppiamente battezzati la scorsa settimana all’Olimpico, stavolta a consacrarli è stata la loro città d’adozione. Quella dove i loro sogni hanno preso forma e da cui hanno spiccato il volo verso il globo e oltre. E i Måneskin hanno ampiamente ricambiato tutto l’amore che Milano ha donato loro in questi anni facendo quello che sanno fare meglio: suonare fino allo sfinimento durante uno show articolato e scenograficamente complesso da rockstar mondiali quali ormai sono. Delle star che sanno dove vogliono arrivare perché non dimenticano da dove vengono, soprattutto quando si fanno strada nel parterre, cantando in mezzo alla gente come se i tempi di Via del Corso non fossero passati mai.

Benché infatti ormai gli inizi siano ormai lontani, il ricordo degli esordi non è sbiadito nella memoria dei Måneskin. «Quando abbiamo iniziato lo abbiamo fatto senza avere alcuna aspettativa», dice Damiano di fronte a un San Siro traboccante prima di una sorpresa. «A noi piaceva suonare e basta, e abbiamo deciso di farlo ogni giorno il maggior numero di ore possibili. Andando avanti, suonando in giro per ristoranti, strada, contest, abbiamo capito che forse si poteva fare. Allora abbiamo iniziato a sognare: prima i teatri, poi i club, poi i palazzetti e infine gli stadi. Per noi questo è sempre stato un sogno. La prossima canzone è quella che probabilmente mi ha fatto capire che effettivamente si poteva fare».

Ed ecco che il frontman italiano più cool del globo intona una versione a capella di Iron Sky di Paolo Nutini. E la sua voce graffiata e ruvida, spogliata da qualsiasi strumento possibile, lascia San Siro senza parole. Che, insomma, non è proprio una cosa da niente.

Il rito collettivo finale con i Kool Kids sul palco

Ma un live dei Måneskin, oltre che cuore, è anche tanto muscolo (un po’ come quelli che servono ai quattro per sostenere il ritmo incalzante di un concerto che non conosce interruzioni nemmeno per dei rapidi cambi d’abito) e adrenalina. Via allora con una fucilata dietro l’altra: si parte con Don’t Wanna Sleep per poi continuare con Gossip, Zitti e buoni, Supermodel, Baby Said, Beggin‘. E ancora Gasoline, I Wanna Be Your Slave, Mammamia e la loro canzone manifesto, Kool Kids, durante la quale si consuma il rito collettivo finale di ogni show dei Måneskin che si rispetti: un’orda di fan sul palco che partecipa all’apice dell’estasi di Damiano, Victoria, Thomas e Ethan. Quattro ragazzi che nonostante il percorso sembrano ancora increduli sulla meta raggiunta: semplicemente il tetto del mondo.

Share: