Taranto rock city
Nella città dei due mari si è appena conclusa l’edizione 2024 del Medimex: dai panel ai concerti, dalle mostre ai DJ set a sorpresa, il racconto di un festival diffuso che riconferma la sua qualità
Detroit e Taranto non potrebbero essere città più diverse, eppure c’è un sottile filo rosso che le lega. Entrambe trovano nella musica una forma di riscatto a un impietoso destino postindustriale: la prima nella musica che ha prodotto o ispirato (dalla Motown a Eminem, passando per l’iconica Detroit Rock City dei Kiss), la seconda nella musica che accoglie, grazie a eventi di notevole qualità come il festival Cinzella, l’Uno Maggio Libero e Pensante e il Medimex, di cui si è appena conclusa l’edizione 2024.
Il supporto della Regione Puglia
Certo, com’è noto la fattibilità del Medimex è garantita dal robusto supporto delle istituzioni locali. Il festival è promosso da Puglia Sounds, il programma della Regione Puglia per lo sviluppo del sistema musicale regionale attuato con il Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura. Una visione politica “illuminata” che vede nella cultura e nella musica un volano per la promozione del sistema regionale pugliese a livello nazionale e internazionale.
«Anni fa, l’idea di spostare il Medimex a Taranto è stata piena di rischi. Ora lo possiamo dire: non solo abbiamo fatto bene, ma siamo anche convinti che il Medimex non avrebbe mai avuto la rilevanza che ha adesso se fosse stato fatto in qualunque altro posto della Puglia», ha dichiarato infatti Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia. «Questa città è piena di un desiderio di volare in alto, anche a livello internazionale. Questo evento serve anche a riflettere sul futuro e sulla visione della città. Nessuno pensava che fosse possibile che una città martoriata come Taranto potesse essere il luogo ideale per presentare e far funzionare una manifestazione come questa».
Medimex 2024 ha venduto biglietti in oltre 30 paesi, con una copertura social complessiva di oltre 1.300.000 utenti raggiunti. Ha visto circa trecento operatori musicali che hanno partecipato alle attività professionali. È già confermato che anche nel 2025 il festival si terrà a Taranto, dal 17 al 21 giugno. «Questa città è ormai la sede storica e giusta per il Medimex», conclude Emiliano.
Medimex 2024 a Taranto
Il Medimex 2024 si è tenuto da mercoledì 19 a domenica 23 giugno. Il programma dei live ha visto protagonisti The Smile (prima data in Italia di quest’anno) nella serata di sabato e Pulp (unica data italiana) e The Jesus and Mary Chain (unica data nel sud Italia) in quella di domenica.
Ma i live alla Rotonda del Lungomare di Taranto sono solo il punto culminante di un programma di una galassia di appuntamenti – panel, incontri, mostre, showcase, DJ set e molto altro – che nei giorni del festival animano la città con un brulicare di musica diffuso su tutto il territorio cittadino. Sembra proprio una versione in salsa pugliese della Milano Music Week (che peraltro è nata dopo).
Milano è una vera e propria “music city” perché qui hanno sede tutti i principali player dell’industria. Taranto evidentemente non lo è, eppure la musica rappresenta un asset importante per la città in termini di immagine e di indotto. Nei giorni del Medimex si respira musica in ogni angolo della città, con una bella partecipazione non solo degli addetti ai lavori ma anche dei cittadini comuni che affollano i numerosi appuntamenti a ingresso libero.
In giro per la città
La nostra esperienza al Medimex 2024 comincia venerdì sera con la proiezione del documentario AngelHeaded Hipster. The Songs of Marc Bolan & T. Rex, presentato in prima nazionale al Teatro Fusco e introdotto da un incontro con il regista Ethan Silverman, l’attore Michele Riondino, il produttore Marc Urselli e Carlo Massarini.
Il film (che – a dirla tutta – potrebbe anche durare di meno senza perdere la sua essenza) rende omaggio a una figura ingiustamente poco considerata nel “canone” della storia del rock, rispetto ad altri grandi miti, ma a suo modo rivoluzionaria. Riunisce materiali d’archivio, interviste con Bolan, Elton John e Ringo Starr, ma anche interpretazioni musicali filmate di artisti come Nick Cave, Joan Jett, Macy Gray, U2 e molti altri. Soprattutto si capisce come Bolan – con il suo lirismo naif, la sua ambiguità sessuale esplicita, la sua presenza “elfica” – sia stato di enorme influenza per tanta parte della musica a venire.
Nel frattempo, poco lontano dal Teatro Fusco, sulla facciata del Castello Aragonese scorrono le immagini del suggestivo videomapping Infinite Loop, AI Endless Exploration. L’opera originale di Roberto Santoro e Blending Pixels offre una riflessione sul tema portante di questa edizione del Medimex, l’intelligenza artificiale appunto. L’effetto visivo è spettacolare e la parte audio non è da meno, con una “soundtrack” che passa in rassegna i classici dell’elettronica anni ’90 e primi Duemila. Da Hey Boy Hey Girl dei Chemical Brothers a Smack My Bitch Up dei Prodigy fino a Harder, Better, Faster, Stronger dei Daft Punk, per chiudere con una inspiegabile (ma sempre incantevole) What Was I Made for? di Billie Eilish.
I live allo Spazioporto
Oltre ai grandi concerti alla Rotonda del Lungomare, al Medimex di Taranto c’è anche spazio per la dimensione da live club. Il punto di riferimento è lo Spazioporto, bella venue (con un ottimo palco) che si trova nei pressi della stazione. Oltretutto è un’isola felice di socialità e creatività in una zona per il resto abbandonata a se stessa, per non dire degradata.
Qui di sera (fino alle ore piccole) hanno trovato posto gli showcase degli artisti pugliesi, tutti a ingresso libero. La divisione è per generi. Mercoledì 19 è stata la serata world music (Accasaccio, Eleonora Bordonaro, Francesco Moramarco, Kyoto, Salvio Vassallo e Monica Pinto, Sandro Joyeux), giovedì 20 indie/pop/rock (Comrad, Leland Did It, Nebüla, PinhDAR, Rareș, Samia) e venerdì 21 jazz (Antonello Losacco, Evita Polidoro // NEROVIVO, Jacopo Ferrazza, Maladè, Pasquale Calò, Valentina Fin Cohors, Wasted Generation).
Non solo. Dopo il live dei The Smile sabato 22 giugno si vociferava che ci sarebbe stato “un DJ set a sorpresa dei Prodigy” proprio allo Spazioporto. Sembrava uno di quei rumours alla Fantozzi: “Si diceva che aveva segnato anche Zoff di testa su calcio d’angolo”. E invece era vero. A tarda notte è salito in consolle l’ex Prodigy Leeroy Thornhill, che si è lanciato in un set infuocato di quasi due ore dove non sono mancate le hit della sua storica band. Al Medimex succede anche questo.
Incontri e mostre
Il Medimex ha anche un’anima conviviale, di incontro e scambio di conoscenze e opinioni sull’industria musicale. L’Università – nella città vecchia – è il centro nevralgico di questi appuntamenti, dove si sono confrontati executive come Enzo Mazza (FIMI), Nicola Migliardi (SIAE) e Nur Al Habash (Italia Music Lab), discografici e publisher come Dino Stewart (BMG) e Francesca Trainini (peermusic Italy), giornalisti musicali come Giorgio Valletta, Damir Ivic e Davide Poliani, artisti come Appino, Ditonellapiaga, Joan Thiele.
Se il grosso degli appuntamenti è per gli addetti ai lavori, non mancano gli incontri “di racconto” rivolti a tutti. È il caso delle serate al Teatro Fusco, dove – fra gli altri – Luca De Gennaro e Carlo Massarini hanno ripercorso le storie e le carriere illustri di ideali coppie di artisti leggendari: Michael Jackson e Prince, Beatles e Rolling Stones, David Bowie e Lou Reed. In particolare quest’ultimo è stato impreziosito dalla presenza di Manuel Agnelli, che ha regalato al pubblico del Fusco alcune intense cover – alla chitarra e alla tastiera – delle due grandi icone rock scomparse, da Five Years a Perfect Day.
Sempre a due passi dal Fusco, in questo caso al MArTA (Museo Archeologico Nazionale di Taranto), è imperdibile la mostra Bob Gruen: John Lennon, The New York Years, aperta fino al 14 luglio. Con lo stesso biglietto di accesso al museo (che già di suo merita una visita), sarà possibile vedere sessanta fotografie che raccontano per immagini la collaborazione più importante del grande fotografo, ovvero quella con John Lennon e Yoko Ono.
Poco dopo che la coppia si era trasferita a New York nel 1971, Bob Gruen divenne loro fotografo personale, oltre che amico, potendo così documentarne la vita sia professionale che privata. Sarà proprio lui a scattare le celebri foto di Lennon con la canotta “New York City” e gli occhiali da sole. Ciliegina sulla torta, la mostra include notevoli scatti di altre band leggendari dell’epoca: Led Zeppelin, Rolling Stones, The Clash, Sex Pistols. Del resto il Medimex ha sempre un’anima profondamente rock.
I grandi concerti: The Smile, The Jesus and Mary Chain, Pulp
La sera di sabato 22 giugno è uno dei momenti più attesi del Medimex 2024. Alla Rotonda del Lungomare infatti si esibiscono i The Smile (Thom Yorke, Jonny Greenwood, Tom Skinner) per la loro prima data in Italia di quest’anno (si sono poi spostati a Roma per due live all’Auditorium).
Circa 6mila le presenze, con un pubblico particolarmente caldo a dispetto di questa musica introspettiva, cerebrale e apparentemente inafferrabile: è alternative rock per chi non ascolta alternative rock, prog per chi non sopporta il prog. Per tutti – ed è il vero motivo per cui la piazza è piena – è soprattutto l’occasione per ritrovare l’anima più sperimentale dei Radiohead. A parte alcuni picchi d’intensità il live è tutto sommato piatto (coerentemente con i loro dischi: prendere o lasciare). Si salva per la simpatia di Yorke (col suo buon italiano con cui parla al pubblico) e per le finezze “compositive” del batterista Skinner.
Domenica 23 giugno raddoppio di headliner: The Jesus and Mary Chain e Pulp. Pieni anni ’80/90 made in UK, insomma. Il tiro è decisamente diverso, più schietto e divertente. I The Jesus and Mary Chain non hanno perso una tacca nella freschezza del loro sound, immaginifico e coinvolgente oggi come allora. La vocalità di Jim Reid è la stessa delle canzoni uscite decenni fa. La chicca del loro set è la hit Just Like Honey cantata per l’occasione insieme a Jarvis Cocker dei Pulp.
Cocker è un frontman di razza, e lo conferma ancora una volta. Stile, classe, carisma, grande musicalità e grandi canzoni. La band è in gran forma e regala al pubblico ciò che vuole. In scaletta infatti non mancano i classici Disco 2000, Babies, Common People e Bar Italia, traccia conclusiva dell’album Different Class del 1995. Tutto da lacrimuccia, ma non è solo una questione di nostalgia. È un live colorato (grazie a luci e visual) e persino ballereccio. Il pubblico si scatena e quello dei Pulp è il live più bello del Medimex 2024, non ci sono dubbi.
Punti di forza del Medimex e possibili migliorie
In un’epoca in cui i prezzi dei biglietti di concerti e festival sembrano impazziti, il Medimex si contraddistingue per l’accessibilità economica. Gli ingressi ai concerti infatti si aggirano sui 25 euro più commissioni. Non male, considerando che parliamo non di artisti emergenti ma di icone del rock britannico.
Se i prezzi sono un punto di forza, si potrebbe fare ancora meglio su alcuni aspetti della manifestazione. Per esempio in un’ottica di gender equality si può incrementare la rappresentanza femminile in termini sia di lineup che di speaker ai panel. Inoltre – al di là dell’Università – si può valorizzare di più la città vecchia, che avrebbe un gran bisogno di stimoli di questo tipo per un rilancio, per esempio facendo uscire le mostre fotografiche dal MArTA e posizionandole in modo diffuso fra vicoli e palazzi storici da recuperare.