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“The World Is Yours”, Nas. Anche 30 anni dopo

Ieri sera il rapper del Queens ha fatto tappa al Fabrique di Milano per il tour che celebra i tre decenni di “Illmatic”: uno show che ci ha ricordato che finché ci saranno artisti come lui, non potremo dire “Hip Hop Is Dead”

Autore Greta Valicenti
  • Il31 Ottobre 2024
“The World Is Yours”, Nas. Anche 30 anni dopo

Nas in concerto al Fabrique di Milano

New York, 19 aprile 1994. Un giovane poco più che ventenne del Queensbridge firma il suo primo contratto discografico, scrive la storia della sua vita tra rivalità tra gang, il quartiere e quel sogno a cui è destinato per “tutti gli amici che non ce l’hanno fatta” e la racchiude nel suo album di debutto.

Nasir Jones sapeva bene ciò che voleva fare con il disco con cui irrompeva nella scena rap di NYC e del mondo: non conformarsi alle mode commerciali, mantenere la propria libertà ribelle e portare in alto con autenticità e verità quella cultura che li ha cresciuti e che è cresciuta con loro. Quello che forse il giovane Nasir e quel bambino di appena 7 anni immortalato nella copertina non sapevano, però, è che Illmatic sarebbe diventato un romanzo di formazione, un capolavoro immortale considerato da molti il miglior album rap di sempre. Quella pietra miliare nel 2024 spegne 30 candeline, e Nas li ha festeggiati con un tour che ieri sera ha fatto tappa anche al Fabrique di Milano per un concerto che ci ha ricordato che finché ci saranno artisti come lui, non potremo dire Hip Hop Is Dead.

Nas in concerto al Fabrique: non a Milano ma a New York

Appena Nas sale sul palco del Fabrique, accompagnato solo da un batterista e da un dj, la sensazione è quella di assistere alla manifestazione tangibile di un pezzo di storia (che non lesina nemmeno nel firmare dischi, vinili, magliette e tutto ciò che gli viene consegnato) e, soprattutto, di non essere più nel luogo in cui ci troviamo. “Non a Berlino ma a Carpi”, dicevano i CCCP. Beh, ieri sera eravamo non a Milano ma a New York. Le liriche e il racconto per immagini ci hanno infatti catapultato per poco più di un’ora in quella città che non dorme mai (perché si sa, “I never sleep, ‘cause sleep is the cousin of death”) e che dal 1994 Jones ha saputo raccontare come pochi.

La New York dei treni che sferragliano in The Genesis, iconica intro di Illmatic con cui Nas apre il concerto e ci sputa dentro quello che sembra essere il film della sua vita, quella feroce in cui “Life is parallel to Hell, but I must mantain” di N.Y. State of Mind. E ancora quella dove “mentality is money orientated” di Life’s a Bitch, quella delle lettere agli amici in carcere e della lealtà di strada di One Love e quella leggendaria di Represent, vero e proprio anthem.

Non solo “Illmatic”

Ma nel tempo in cui uno degli dei indiscussi dell’olimpio dell’hip hop si concede generosamente ai suoi devoti (tantissimi, che spaziano da chi ha ascoltato Illmatic per la prima volta nell’anno in cui è uscito e quelli che nel 1994 nemmeno esistevano) c’è spazio anche per altri pezzi che hanno segnato la storia del genere – The Message, Nas Is Like, I Can, If I Ruled The World, One Mic, con tutte le braccia al cielo per uno dei frammenti sicuramente più emozionanti della serata – e per un annuncio che era nell’aria già da un po’: l’arrivo di un nuovo album con DJ Premier.

Quello di ieri sera a Milano è stato dunque un momento memorabile per gli amanti del vero rap, coloro per cui l’hip hop rimane il primo amore, quello puro verso una cultura da cui sentirsi rappresentati e in cui trovare rivalsa, conforto e senso di appartenenza, di far parte di qualcosa di grande come quel mondo che nel 1994 Nas voleva nelle sue mani e che sì, 30 anni dopo è ancora suo.

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