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Nayt: «Nella società c’è una disparità insensata, io voglio alzare la voce»

In “Habitat”, il suo ultimo album, parla di patriarcato, classismo e della difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo. Se su quale sia quello ideale per lui ha ancora qualche dubbio, l’obiettivo è chiaro: mettere e mettersi in discussione

Autore Greta Valicenti
  • Il19 Luglio 2023
Nayt: «Nella società c’è una disparità insensata, io voglio alzare la voce»

Nayt

«Sogno un mondo dove ci siano più consapevolezza e più coraggio. Però quando lo scopro con esattezza te lo faccio sapere», mi dice Nayt quando al termine della nostra chiacchierata gli chiedo quale sia il suo di Habitat ideale. Se su molte cose sembra avere le idee decisamente chiare, su altre cerca ancora delle risposte. Risposte a questioni ecumeniche e ad altre più personali, risposte che forse arriveranno o forse no. Ma questa è un’altra storia. Perché per Nayt, al momento, ciò che conta sono le domande. Tante, tantissime, che sgorgano a profusione nel suo nuovo disco – Habitat, appunto – uscito a metà giugno, un album che è “una ricerca e un invito a ricercarsi”. E Nayt lo fa eccome.

Domande sul patriarcato, sul classismo e la disparità sociale che ormai regna sovrana in un mondo che sembra non avere via d’uscita e sulla difficoltà di trovare il proprio posto per stare bene con gli altri e con se stessi. E se su quale sia l’habitat ideale per lui Nayt ha ancora qualche dubbio, l’obiettivo è limpido pur nel suo essere criptico: mettere e mettersi in discussione, come ha fatto nella nostra intervista.

L’intervista a Nayt

Il disco è uscito da qualche settimana, come sono stati i feedback dei tuoi ascoltatori?
Molto belli. Devo dire che mi stanno dicendo delle cose che non mi hanno mai detto e stanno riconoscendo in quello che faccio qualcosa di molto grande. Quello che più mi ha fatto piacere è che tanti mi hanno detto che sono riuscito a dire delle cose che anche loro sentono, ma che non hanno gli strumenti per dire e questa per me è una cosa molto importante.

Effettivamente lo definirei un disco generazionale. In cosa conta davvero ti chiedi “dov’è il mio posto?”, che è una domanda che tutti si sono fatti almeno una volta. 
Sì, assolutamente. Mi rendo conto di essere in un’epoca in cui le generazioni che stanno transitando dall’adolescenza all’età adulta sono molto perse e molto anestetizzate. Quando hai un certo tipo di influenza e quindi puoi comunicare, prendere atto di determinate cose e farsene carico è faticoso. Però io credo ci sia bisogno di qualcuno che ad un certo punto alzi la voce. Io ho intenzione di farlo.

Però non dai delle risposte, anzi, fai sorgere ancora più domande. 
Certo, ma anche perché le persone non vogliono risposte. Le risposte importanti le sappiamo già tutti, quindi quello che voglio fare è fornire agli altri l’opportunità di non ignorarle.

Anche perché tu stesso hai detto che Habitat è un invito alla ricerca. Nayt, tu cosa cercavi con questo album?
La domanda cardine per me è quella che hai citato prima. Dove è il mio posto? Dov’è che sto bene con gli altri e con me stesso? Dove mi devo collocare per trovare un senso a quello che sto vivendo? Ho smesso di mettere la testa sotto la sabbia e ho preso atto del fatto che la vita è fatta anche di cose spiacevoli, che però non sono necessariamente terrificanti. Lo sono se le demonizzi. Se invece le vedi per quello che sono – e ci vuole lavoro per farlo, perché la società tende a raccontarle in un certo mondo – non sono più così spaventose, ma possono essere affrontate. Soprattutto se lo facciamo insieme.

Cos’è che ha cambiato la tua percezione? È solo una questione anagrafica?
Sicuramente sono cresciuto, ma ormai sento di non aver più niente da rivendicare. Un certo tipo di riscatto io l’ho già ottenuto. Poi c’è un discorso molto più ampio: io mi sento amico, fratello delle persone comuni, perché sono in mezzo a loro. Non sono andato a vivere in un attico a Dubai, i problemi delle persone che mi stanno attorno sono anche i miei perché mi interesso a loro. Per vivere bisogna vedere gli altri e interessarsi agli altri quanto a se stessi. Il riscatto che cerco in questo momento è quello delle persone che amo. In questa società ci sono una disparità e un classismo insensati, e questa cosa mi fa arrabbiare tantissimo. 

Nayt: «Tutti dovremmo parlare di patriarcato»

Habitat infatti è un disco in cui evidenzi molte storture della società. Ad esempio è la prima volta che sento la parola “patriarcato” uscire dalla bocca di un rapper che si pone come alleato. 
Una cosa che mi dà molto fastidio è che molti uomini etero non siano in grado parlare di libertà sessuale, parità e diritti. Ma poi non credo nemmeno sia questione di essere in grado o meno, magari uno semplicemente non se lo vuole accollare. Molti se ne fregano completamente, non capendo che quello è anche un loro problema.

Il patriarcato è una cosa che interessa anche gli uomini, e tutti dovremmo parlarne. Poi credo anche che sia necessario anche lavorare sulla leggerezza, perché io ogni tanto noto che invece chi è troppo intellettuale rischia di appesantire troppo. Bisogna prendere atto di come è fatta la gente e impostare la comunicazione in quel modo. Devi trovare la modalità e il linguaggio per far arrivare il tuo messaggio a più persone possibili.

Qual è il sentimento dominante in questo disco?
L’inquietudine. Ma anche la consapevolezza che mi permette di andarci incontro in maniera più beata.

Una traccia che mi ha colpito particolarmente è se ne va. Mi racconti com’è nata?
Io avevo una melodia in testa e in studio siamo partiti da qui. È un pezzo che si distanzia parecchio dal rap, è molto più autoriale, più melodico, e parla molto del trauma dell’abbandono. Parla di questa difficoltà nell’accettare la separazione, l’abbandono, e infatti verso la fine del pezzo c’è questa voce di follia che si manifesta distorta, sovrapposta a un’altra, molto confusa, che dice “non vogliono vedermi amarti”. Come se il bambino dentro di me alla fine finisce per prendersela con il mondo che gli porta via le le cose. Ma può essere anche intesa come e paure che si fanno persona e che non mi permettono di amarti e di farti restare.

Leggendo la tracklist mi è sorta una curiosità forse banale o forse no: c’è un motivo per cui tutti i brani sono scritti in minuscolo tranne la prima traccia?
Sei la prima che me lo chiede! Sì, c’è un motivo. A me piace tanto scrivere senza usare la maiuscola, non so bene come mi sia nata questa cosa. Forse è una sorta di ribellione all’importanza della maiuscola, dell’inizio della frase. Mi piaceva fare una tracklist dove non ci fosse nessuna maiuscola per rendere i titoli più indifesi. Il primo pezzo si chiama Fragile ed è scritto tutto in maiuscolo perché è come se volesse porre più attenzione su una cosa che è vulnerabile ma proprio in questo trova la sua forza.

Sono titoli sussurrati quindi.
Esattamente. Il senso è proprio quello. Fragile è il pezzo più urlato, più energico, in cui parlo di fragilità con una grande aggressività.

La ricerca del proprio “Habitat”

L’uscita del disco è stata anticipata da un cortometraggio.
Sì, il corto è nato dalla volontà di creare un’estensione dell’album che potesse dare un punto diverso da quello che che poteva dare la musica, anche se poi si pone sempre su poetica perché è molto criptico, nega delle risposte per stimolare delle domande ed è fatto in modo da fartici pensare su nei giorni successivi.

Nayt, se dovessi pensare a un futuro utopistico e non distopico, quale sarebbe il tuo habitat ideale?
Non ti dico che vorrei un mondo perfetto, perché non può essere tutto piatto. Sogno un mondo dove ci siano più consapevolezza e più coraggio. Però quando lo scopro con esattezza te lo faccio sapere.

Questa estate Nayt sarà in tour nei principali festival italiani, in attesa di vederlo in autunno nel suo tour nei club prodotto da BPM Concerti. Di seguito tutte le date:

15 novembre – MILANO @ ALCATRAZ
16 novembre – PADOVA @ HALL
18 novembre – PERUGIA @ AFTERLIFE
20 novembre – BOLOGNA @ ESTRAGON CLUB
21 novembre – FIRENZE @ TUSCANY HALL
22 novembre – VENARIA REALE (TO) @ TEATRO CONCORDIA
24 novembre – NAPOLI @ PALAPARTENOPE
28 e 29 novembre – CIAMPINO (RM) @ ORION CLUB


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