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“Not Like Us” di Kendrick Lamar è il brano più rilevante della storia recente del rap?

Nelle ultime ore è arrivata la notizia che per l’Academy la traccia è ufficialmente candidabile ai Grammy. Ma “Not Like Us” è molto più di una diss track: è una rivendicazione culturale e un nuovo anthem della comunità di cui il rapper di Compton è attualmente la voce più influente

Autore Greta Valicenti
  • Il27 Giugno 2024
“Not Like Us” di Kendrick Lamar è il brano più rilevante della storia recente del rap?

Il Pop Out: Ken & Friends a Los Angeles, foto di Armen Keleshian

Due mesi fa, negli States, tra due colossi che rispondono al nome di Kendrick Lamar e Drake si accendeva uno dei dissing più infuocati della storia recente dell’hip hop. Più che un “rap beef”, “una battaglia per la cultura black americana”, come ha spiegato A.R. Shaw poco dopo l’uscita di euphoria, la prima incendiaria risposta del rapper di Compton a Push Ups e Taylor Made Freestyle del collega di Toronto che ha letteralmente camminato affinché Not Like Us potesse correre.

“Con l’uscita di questo pezzo, il focus del dissing si sposta da chi sia il miglior rapper di questa generazione a una questione molto più profonda. Ossia quale sia la differenza tra appropriazione cultura e apprezzamento culturale”, scrive il giornalista. “L’hip hop è sempre stato una forma d’arte nera. Ma l’incremento della sua popolarità è andato di pari passo con la sempre più crescente mercificazione della cultura”.

L’accusa di appropriazione culturale nei confronti di Drake

Proprio questa è infatti l’accusa principale che Kendrick Lamar muove ferocemente nei confronti di Drake, reo di essersi appropriato indebitamente di una cultura esclusivamente per un tornaconto personale. Ad esempio “sfruttando le collaborazioni con rapper dei quartieri poveri e utilizzando accenti falsi per entrare in contatto con i movimenti di New Orleans, Houston e Atlanta”, spiega Shaw.

“Il tutto senza mai utilizzare la propria risonanza per parlare di questioni che riguardano la comunità nera” di cui Kendrick Lamar è attualmente una delle voci più influenti. E quel senso di collettività di cui K-Dot si fa carico viene espresso perfettamente in particolare in una barra di euphoria. “And notice, I said “we”. It’s not just me, I’m what the culture feelin'”, dice Kendrick Lamar. Ricordando a Drake che – a differenza sua, emblema dell’individualismo più sfrenato – lui non parla solo per se stesso, ma per un’intera comunità.

La critica di Lamar nei confronti del suo rivale si fa ancora già spietata in Not Like Us, l’atto finale di questo dissing epocale che sancisce di fatto la vittoria di Compton su Toronto. Nel brano, K-Dot definisce Drake “not a colleague”, ma – al contrario – un “fuckin’ colonizer” (oltre a un sacco di altre cose poco lusinghiere di cui vi avevamo già parlato qui).

“Not Like Us” di Kendrick Lamar è ufficialmente candidabile ai Grammy 2025

Ciò che è accaduto nei mesi successivi è che quella che inizialmente doveva essere “solo” una “semplice” diss track, si è rivelata essere molto di più (anche se i presupposti perché quello tra Drake e Kendrick Lamar non fosse “solo” un “semplice” diss, ma una vera e propria civil war su due modalità opposte di concepire e vivere l’hip hop, c’erano tutti sin dall’inizio). E non solo a livello di numeri (debuttando al primo posto della Billboard Hot 100 con più di 70 milioni di streaming. Cosa che non accadeva a un brano solista del rapper di Compton dal 2017 con Humble). Notizia freschissima delle ultime ore, infatti, è che Not Like Us è ufficialmente candidabile ai Grammy 2025, qualora Kendrick Lamar decida di presentarla.

Ad annunciarlo a TMZ è stato proprio Harvey Mason Jr., CEO della Recording Academy, il quale ha dichiarato di non “vedere alcun motivo per cui Not Like Us di Kendrick Lamar non possa essere nominata o addirittura non portare a casa un grammofono” aggiungendo che “si tratta di un’opera d’arte straordinaria e incredibile che ha impattato a vari livelli. E spero che questo verrà tenuto in considerazione dai membri dell’Academy”.

Se ciò dovesse accadere, Not Like Us non sarebbe la prima diss track candidata ai Grammy. Ad essere in lizza per il premio nel 2016, infatti, è stato proprio Drake con Back To Back, il suo diss contro Meek Mill nominato nella categoria best rap performance, mentre nel 1992 LL Cool J si è aggiudicato il suo primo grammofono nella categoria best rap solo performance con Mama Said Knock You Out, diss track rivolta a Kool Moe Dee.

L’impatto culturale di “Not Like Us”

Tuttavia, a far riflettere sulla rilevanza per cui si contraddistingue Not Like Us è la motivazione addotta da Mason Jr. L’impatto culturale che il brano di Kendrick Lamar sta avendo sul rap e sull’hip hop in generale non è trascurabile e suona come qualcosa di storico. Se, infatti, per antonomasia una diss track è un qualcosa che crea una frattura e vede il singolo come protagonista assoluto, Not Like Us non è un’auto-celebrazione, ma – coerentemente con il percorso di Kendrick fino ad ora – una rivendicazione culturale e un vero e proprio inno comunitario (nonché un potentissimo claim e statement, come dimostra la copertina di XXL dedicata alla Freshman Class del 2024, titolata proprio “Not Like Us”) di tutta la West Coast e di tutti coloro che si riconoscono negli ideali e nei valori propugnati da Kendrick, dai bambini agli adulti, dai gangsta alle superstar.

Un evento leggendario per la West Coast: il Pop Out: Ken & Friends

Esempio lampante di ciò è stato il Pop Out: Ken & Friends, l’epico show che il rapper di Compton ha organizzato a Inglewood il 19 giugno in occasione di Juneteenth, la festa che celebra la fine della schiavitù negli Stati Uniti (eccolo lì, di nuovo, cristallino, quel “culture feelin'” di cui parlava in euphoria).

Una serata leggendaria, durante la quale sul palco del Kia Stadium di Los Angeles si sono alternati più di 25 artisti provenienti dalla West Coast, da Tyler, The Creator a Steve Lacy, passando per YG, Ty Dolla $ign, Roddy Ricch, i Black Hippy SchoolBoy Q, Jay Rock, Ab-Soul e, last but not least, il padre della costa occidentale, Dr. Dre, che non ha esitato a dare il proprio contributo a Not Like Us, sussurrando l’ormai iconico “psssss…. I see dead people” prima che Kendrick Lamar la eseguisse non una, non due, ma ben cinque volte riunendo tutti sul palco per un’immagine che è già destinata ad essere tra le più iconiche della storia del rap.

Se lo spirito dello show non fosse ancora abbastanza nitido, ci ha pensato il padrone di casa a mettere le cose in chiaro: “questo spettacolo non ha niente a che fare con i numeri”, ha detto Kendrick Lamar alla fine della serata. “Ha tutto a che fare con questo momento, proprio questo. È per questo che ho fatto questa roba. Per riunire tutti noi”, ha aggiunto K-Dot, che Snoop Dogg ha definito il “King del West” perché “questo è ciò che fanno i fottuti re: uniscono, portano pace e amore”. E se amate davvero questa cultura, a vedere le tonnellate di video sui social e a leggere queste parole o avete versato almeno una lacrimuccia o state mentendo.

Il video di “Not Like Us” girato a Compton

Ma non è finita qui. Solo qualche giorno dopo, infatti, Kendrick Lamar e Mustard hanno chiamato a raccolta tutta Compton in un vero block party per girare il video ufficiale di Not Like Us, la cui data di uscita è ancora ignota ma che, a questo punto, non vediamo l’ora di vedere.

“Nemmeno il presidente sarebbe riuscito ad unire l’America in questo modo”, “Kendrick non ha vinto il beef con Drake, ha fatto qualcosa di molto più importante e questo è un momento storico per la West Coast”, “Kendrick sta riportando la fratellanza e la pace a Compton”, sono alcuni dei commenti dei presenti e sul web.

E il senso di Not Like Us, allora, sta tutto qui. Nell’aver fatto letteralmente dimenticare al mondo intero lo scopo originale per cui è nata, diventando invece un anthem collettivo di amore, unione e rappresentanza in cui il noi (e mai l’io) è sempre al centro, in cui la cultura – che con Kendrick ha vinto ancora una volta – è sempre al centro. E quando tra vent’anni la riascolteremo, siamo piuttosto certi che non la ricorderemo come “la risposta finale di Kendrick Lamar a Drake” ma, piuttosto, come una fotografia di un momento irripetibile e il brano rap più rilevante del decennio. E sì, anche se non dovesse vincere un Grammy.

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