Fabri Fibra, Rose Villain e Geolier su “Nuova Scena”: «Il rap sublima il malessere in arte»
Il rap show sviluppato sul modello statunitense disponibile dal 19 febbraio su Netflix fa emergere il genere per quello che è, nudo, crudo e senza censure
Ormai lo sappiamo: il rap italiano sta vivendo quello che probabilmente possiamo definire il momento più florido della sua vita. Il genere domina le classifiche, sfonda le porte dei templi sacri della musica (palazzetti, stadi) che una volta erano accessibili solo alle grandi star del pop e del rock. E – con buona pace dei detrattori e di chi si ostina nel considerarla una musica di serie b riservata ai ragazzini – sta conquistando anche l’ultimo baluardo di resistenza della cultura squisitamente nazionalpopolare. Quello che agli occhi del grande pubblico certifica senza se e senza ma la popolarità di qualcuno o qualcosa: la televisione.
No, non stiamo ancora parlando di quella generalista (con cui i rapper hanno sempre avuto – e hanno tutt’ora – un rapporto controverso. Sull’argomento vi consigliamo l’interessante confronto tra Fabri Fibra e Paolo Bonolis del 2008). Ma il fatto che anche in Italia il rap abbia un proprio (talent) show sulla più importante piattaforma di streaming è un importante termometro del suo stato di salute (che è – almeno a livello di impatto sul mercato – radicalmente migliorato dai tempi di MTV Spit). Si tratta di Nuova Scena – Rhythm + Flow Italia. Il nuovo rap show prodotto da Fremantle disponibile su Netflix da lunedì 19 febbraio (i primi quattro episodi. Gli altri tre usciranno il 26 febbraio, mentre per la finale dovremo aspettare il 4 marzo).
Nuova Scena, in cosa consiste il rap show targato Netflix
Una competizione modellata su quella omonima andata in onda negli Stati Uniti ormai cinque anni fa, in cui a giudicare i rapper emergenti erano Cardi B, T.I. e Chance the Rapper, nella versione nostrana sostituiti da Rose Villain, Fabri Fibra e Geolier. Il loro compito è scovare in tre città, rispettivamente Milano, Roma e Napoli, i volti della – appunto – Nuova Scena rap italiana. Il tutto con l’aiuto di ospiti d’eccezione, che accompagnano i mentori nella ricerca. Tra questi anche Lazza, Ernia, Squarta, Ketama126 e Guè. Il vincitore o la vincitrice si aggiudica un premio di 100mila euro.
Un format, quello di Nuova Scena, che è molto più talent che show, in cui la parte “reality” viene in parte lasciata fuori (ad eccezione del vissuto dei protagonisti) e in cui, soprattutto, il rap può emergere per quello che è, senza censure, nudo e crudo (tanto che in una delle puntate Fibra ci regala la grande lezione del programma: nel 2024 non è più necessario essere a tutti i costi politicamente scorretto e dire la cosa più volgare degli altri per spiccare).
Fabri Fibra: «Ho accettato perché in Nuova Scena ho visto un interesse concreto per il rap»
E proprio questo è il motivo per cui Fabri Fibra, da tempo corteggiato dai vari talent show come giudice – ruolo che ha sempre rifiutato -, ha accettato di farne parte. «Non ho mai partecipato e non parteciperei mai a un talent di quelli esistenti dove si fa musica pop. L’opportunità di fare il giudice in un programma del genere è arrivata solo nel 2023 e ho accettato perché ho visto un interesse concreto per il rap. Se mi avessero proposto una cosa del genere dieci anni fa lo avrei fatto dieci anni fa», conferma.
Aggiungendo che «oggi il rap è il genere più ascoltato e qui abbiamo avuto modo di dare dei consigli e di approfondire certi aspetti non dal punto di vista di un discografico, ma da quello di un rapper che può dare alle nuove generazioni degli strumenti per comprendere un genere che domina le classifiche e che è il più sincero di tutti. Il rap trasmette messaggi veri. Oggi con i social tutti hanno paura di essere se stessi, col rap puoi essere quello che vuoi».
Geolier racconta la storia che lo ha colpito di più
A lui ha fatto eco Geolier. «Il rap è il racconto della verità, e questa cosa non è mai cambiata. Quello che è cambiato è il contorno, il pubblico. Ora il rap è il genere che domina in classifica». Emanuele si è soffermato anche sulla responsabilità di questo ruolo in Nuova Scena. «All’inizio per me è stato difficile avendo solo 23 anni giudicare un ragazzo che sta inseguendo il suo sogno», dice in modo genuino.
«Alcuni rapper di Napoli li conoscevo già prima, siamo partiti insieme è quindi è stato difficile approcciare in quel ruolo. Una storia che mi ha colpito in particolare? Quella di un rapper che era nato e cresciuto in America fino agli 8 anni. Il papà vendeva giacche false ed è stato arrestato, e così lui è tornato a Secondigliano. Mi ha toccato perché sopportare tutto questo ma tentare sempre di inseguire un sogno per me è un grande insegnamento».
Nuova Scena è stata una sfida anche per Rose Villain. «L’arte è sempre una cosa soggettiva, quindi è difficile giudicare. Io ho cercato di dare il mio sincero punto di vista, ho rivisto nei ragazzi la fame che avevo quando avevo la loro età. La forza del rap? Essere da sempre un linguaggio universale».
Le differenze tra Milano, Roma e Napoli
Sicuramente però intercorrono delle differenze tra le tre città in cui le audizioni di Nuova Scena si snodano, e di conseguenza le narrazioni dei rapper che da queste provengono. «Io da Senigallia ho girato ogni buco del Paese col rap italiano e quello a cui tenevo tantissimo era che venissero fuori le differenze tra le varie città. A Milano c’è l’industria, Roma è una città che sa essere anche molto gotica e decadente».
Napoli, invece, si riconferma ancora una volta l’attuale hotspot per il rap italiano (è infatti dalla città partenopea che arrivano gli emergenti più forti di Nuova Scena, quelli di cui probabilmente sentiremo parlare anche dopo la fine del programma). Parola di Rose Villain e, ovviamente, Geolier. «Non me ne vogliano le altre città ma per me Napoli ha un carattere in più», afferma Rosa. «E questo anche solo per il fatto di rappare nella propria lingua. Ci sono una foga e una passione in più, i ragazzi hanno più fame».
Anche Emanuele conferma. «Roma è la città dell’hip hop, Milano è un po’ il punto d’arrivo per chi fa musica. A Napoli quello che vedo è che quando fanno rap vogliono sempre lanciare un messaggio e raccontare qualcosa. Quello che esce da Napoli è autentico, e ciascuno dei ragazzi ha portato qualcosa di unico».
Fabri Fibra: «Dire “rap di oggi” è una generalizzazione che mi spiazza»
E in tema di Nuova Scena, a chi gli chiede provocatoriamente cosa pensa del rap di oggi Fibra risponde da vero fuoriclasse. «Quando mi viene chiesto cosa penso del rap di oggi vorrei chiedere “Ma di chi stiamo parlando nello specifico?” Dire rap di oggi non ha senso, ci sono rapper più scadenti nella scrittura e rapper molto bravi. La stessa cosa succedeva anche a noi: quelli prima sono sempre meglio di quelli dopo. La generalizzazione mi spiazza sempre un po’».
Fibra invita poi a una riflessione necessaria sul perché il rap sia il genere dominante: «Quello che dobbiamo chiederci è perché il rap abbia sempre più successo, se non lo avesse tutto questo non avrebbe senso. Il rap è interessante perché riesce a sublimare il malessere in arte, che è quella che i ragazzi usano per uscire da situazioni di disagio. La semplificazione dei testi? L’attenzione degli ascoltatori è in calo e dall’altra parte il fatto che una canzone duri un minuto è mezzo è una ribellione alla forma stessa. Una volta eravamo schiavi di una struttura oggi le nuove generazioni se ne fregano».
Nuova Scena servirà affinché il pubblico pop(olare) possa capire di più del rap e accettarlo? «Speriamo di no», continua Fibra. «Spero che una parte del Paese continui a non volere il rap, altrimenti non ci sarebbe più motivo di farlo». Standing ovation.