Nessun escluso alla festa di Olly: quando l’ippodromo si trasforma in un bar pieno d’amici
Nella prima delle due serate all’Ippodromo SNAI San Siro il cantautore genovese è rimasto se stesso e ha dato vita a uno show intimo nonostante la grande venue. Nel 2026 arriverà il primo stadio: il Luigi Ferraris di Genova
Foto di Comunicarlo
Vi sarà capitato almeno una volta di andare a un compleanno o a un matrimonio pieni di invitati e di sentirvi un po’ abbandonati dal festeggiato. Oppure di ritrovarvi voi con talmente tante persone da salutare e ringraziare da farvi rimuginare dopo i festeggiamenti e chiedervi se qualcuno possa esserci rimasto male. Non è facile far sentire benvenuti tutti, coinvolgerli e farli sentire a casa. Se sul fatto che i fan accettassero il doppio invito c’erano molti meno dubbi rispetto al possibile andamento della GRANDE FESTA di Milano, invece, Olly non si è lasciato trascinare dall’entusiasmo di esibirsi in un ippodromo stracolmo. Non ha cercato di strafare per stupire chissà chi con chissà quale trovata. È stato semplicemente lui: un animale da palcoscenico che dà corpo alle proprie canzoni ed è le proprie canzoni.
«Oh zio, non voglio dire robe di cui domani sincero mentre me le riascolto mi pento di quello che ho detto» canta all’inizio di Paranoie. Brano che inserisce dopo la “sbornia” iniziale ad alto ritmo. La canzone del 2020 è il suo manifesto. Olly si è fatto da solo. Olly canta quello che sente e vive. Fin dai primi scampoli del suo live la sensazione che si percepisce è che creda nelle sue canzoni. Che le ami e le senta tutte dalla prima all’ultima nota. Altrimenti non riuscirebbe a trasformare l’atmosfera di una venue enorme, riempita fino all’orlo da 34mila fan, in un piccolo universo intimo in cui ognuno trova il suo posto e non si sente un puntino in mezzo al mare.
C’era il forte rischio che il cantautore genovese potesse farsi vincere dal desiderio di strafare e di rendere l’occasione qualcosa di irripetibile. Il punto è che speciale lo era già di per sé. Dopo qualche minuto, tutti già saltavano e cantavano a squarciagola con È festa e Polvere. E se il grande gioco di luci dell’intro poteva far temere che con Juli avesse ideato uno spettacolo diverso da superstar, con cambi d’abito, scenografie e quant’altro, sono bastati tre brani per tirare un sospiro di sollievo. Olly ha rimpicciolito l’ippodromo. L’ha reso uno dei locali strapieni in cui ci si ritrova a bere spensierati con gli amici di sempre e tutti coloro che si conoscono e si aggregano strada facendo nel corso della serata.
La band, il fango e le sciarpe
Il Montenegro sul tavolo e la tovaglia con la scritta Tutta vita che l’ha accompagnato nel corso del tour e che, siamo certi, continuerà ad addobbare il palco. È una sorta di altare dove si celebra l’anima dello show. Olly a Milano ha portato davvero i suoi amici e non stiamo parlando solo della band. A tal proposito, quest’ultima è davvero un’arma in più. Se lui regge il palco senza doversi rifugiare dietro uno strumento, i musicisti colorano le sue canzoni. Il violino e il sassofono, insieme agli altri elementi più classici, regalano a tratti una sfumatura quasi springsteeniana ai suoi pezzi.
In realtà, sono un po’ tutti amici per Olly. Finito il concerto si ha l’impressione di essere stati a un evento senza esclusi. Una festa fortunata, nonostante la pioggia che aveva minacciato la città fino a qualche ora prima. Nonostante il fango, al quale però la maggior parte, dopo qualche brano, non ha fatto più caso. I momenti di condivisione sono stati diversi, su tutti quello acustico con protagonista anche Enrico Nigiotti, il secondo e ultimo ospite della serata.
La prima è stata Emma che ha contribuito allo spezzone più danzereccio del concerto. Ho voglia di te, insieme a Una vita e Un’altra volta sono stati la dimostrazione, per i più scettici, che un live di Olly non sono solo ballatone più emotive. Che sia chiaro, sono uno dei lati imprescindibili dell’artista e dei suoi show. Tutti cantano A squarciagola, Devastante e ovviamente Balorda nostalgia. «Un brano che ha cambiato un bel po’ di cose» ha detto dal palco Federico. Una delle poche volte in cui ha parlato. E, quando l’ha fatto, è sempre stato per pochi secondi. Per ringraziare e cercare di trasmettere la sua emozione o per dedicare un pensiero alla sua Genova con un riferimento diretto alla Flotilla salpata dal porto del Capoluogo ligure. «È uno schifo quello che sta succedendo».
Nel 2026 Tutti a casa a Marassi
Sul finale è arrivato un grande annuncio a sorpresa. Immediatamente prima della sciarpata azzurra che ha metaforicamente trasformato l’ippodromo in una distesa d’acqua danzante durante Per fortuna che c’è il mare e l’ormai consueto omaggio a De Andrè con Il pescatore. Il 18 giugno 2026 Olly si esibirà al Luigi Ferraris di Genova in quello che sarà il suo primo live in uno stadio (i biglietti sono disponibili da ieri sera). Tutti a casa riporterà un concerto a Marassi dopo 21 anni. L’ultimo era stato quello di Vasco Rossi. Ma per Olly c’è un tour sold out nei palazzetti e prima ancora un’altra festa, domani sera, sempre all’ippodromo di Milano. Con la certezza ancora una volta che ci sarà spazio per tutti gli amici, sia quelli più intimi che quelli “acquisiti” in questi anni. Con la certezza che, per molti, tornare a quei ricordi là sarà bellissimo.