Addio a Ornella Vanoni, la voce di velluto che ha fatto innamorare tre generazioni
La grande cantante milanese, icona di eleganza e ironia, è morta a 91 anni nella sua casa. Una carriera inimitabile che ha attraversato generi ed epoche diverse
Ornella Vanoni, foto di Matteo Coltro
In fondo la vita è tutto un sottile equilibrio tra opposti. Dalla tensione tra sensualità e ironia, dolcezza e asprezza, eleganza e irriverenza ha tratto linfa la carriera impareggiabile di Ornella Vanoni, la signora della canzone italiana, che si è spenta ieri a 91 anni. Secondo le prime ricostruzioni, l’artista avrebbe accusato un malore intorno alle 23 nella sua abitazione milanese. Soccorsa dai medici del 118, è stata trovata già senza vita, lei che della vitalità ha sempre fatto un punto di forza. «Mi spiace morire», aveva detto la voce di Senza Fine in una delle ultime uscite televisive.
Negli ultimi tempi sentiva il peso di «una mente giovane» in «un corpo che invecchia». Per un curioso gioco del destino, Ornella era nata il 22 settembre del 1934, il giorno dopo il compianto Leonard Cohen e il giorno prima di Gino Paoli, tre fuoriclasse, nati tutti nello stesso anno. «Oggi non m’importa più di cantare bene o male: canto e basta, libera e felice» aveva dichiarato recentemente la cantante milanese, con la sua consueta ironia, in un’intervista.
L’intreccio tra vita personale e artistica
La sua storia personale e artistica si è intrecciata con quella di alcuni protagonisti del nostro spettacolo, in particolare con Giorgio Strehler e Gino Paoli, i suoi grandi amori, oltre al marito Lucio Ardenzi. Nessuna cantante europea, meglio di lei, ha interpretato samba e bossa nova, registrando nel 1976 l’indimenticabile La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria insieme a Toquinho e a Vinicius de Moraes (il poeta brasiliano preferito da Giuseppe Ungaretti). Un album di straordinaria bellezza, il punto di partenza ideale per cogliere la grandezza delle sue qualità di interprete.
Ornella ha dimostrato nei due volumi degli album Ai miei amici cantautori come le cover, attraverso la sua voce vellutata e suadente, potessero essere superiori ai brani originali. Ne è un mirabile esempio Senza fine, un valzer composto da Gino Paoli, che è diventato un cavallo di battaglia del suo repertorio. I due artisti si conobbero quando lei aveva bisogno di una canzone e Paoli scrisse per lei quello splendido pezzo. Fu l’inizio della loro storia d’amore.
«La Vanoni mi ha tolto le belinate del sesso con la colpa», ha dichiarato Paoli in un’intervista al Corriere della Sera. «Che poi su ognuno di noi giravano voci senza senso. E prima di avere il coraggio di dichiararmi l’ho portata in giro per tutta Milano, lei poverina con i tacchi… finché un giorno, sotto casa sua, le dico “scusa ti devo chiedere una cosa, sei lesbxxa?” e lei “Io? No. E tu sei froxxo?” e io “No!”. “E allora?” Allora c’era un albergo lì vicino e siamo andati a risolvere la storia».
Dal teatro alla musica
E pensare che la sua carriera artistica, nei primi anni, è stata interamente dedicata al teatro, prima che la musica diventasse la sua vita. A metà anni ’50 Ornella si iscrive all’Accademia di Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano. Lì diventa la compagna di Giorgio Strehler, che per lei inventa le “canzoni della mala”. Per il suo ruolo da protagonista ne L’idiota, con la regia di Achard vince il premio San Genesio come migliore attrice rivelazione del teatro italiano. L’incontro con Gino Paoli l’avvicina al cantautorato genovese e al jazz, mentre, negli anni Settanta, il paroliere Sergio Bardotti la introduce alla magia della musica popolare brasiliana, fino a realizzare il suddetto capolavoro La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria.
Anche gli anni Ottanta sono ricchi di musica e di riconoscimenti per la cantante. A New York, in quegli anni, collabora con giganti del jazz come Herbie Hancock e Gil Evans, mentre in Italia vince il Premio Tenco nel 1981 e la Targa Tenco nel 1984. «Il jazz ce l’ho dentro. Quello lineare di Billie Holliday, senza ghirigori. Il jazz si può cantare anche a novant’anni». In effetti Ornella ha cantato fino a pochi mesi fa, compensando qualche inevitabile defaillance vocale con la sua classe e ironia, che l’hanno resa una delle cantanti più amate anche dalle nuove generazioni di artisti. La vita, amico, è l’arte dell’incontro non è solo il titolo del leggendario album di Vinicius de Moraes, Giuseppe Ungaretti e Sergio Endrigo, ma anche una sorta di manifesto programmatico della carriera di Ornella Vanoni.
Il ricordo degli artisti
Non è da tutti cantare insieme ad artisti così eterogenei come Fabrizio De André, Lucio Dalla, Luigi Tenco, Giorgio Conte e Claudio Baglioni, Paolo Fresu, Giuliano Sangiorgi, Francesco Gabbani, Renato Zero, Pacifico, Carmen Consoli, Elodie, Mahmood. Mentre oggi i duetti sono un mezzo fin troppo abusato dalle etichette discografiche per introdurre il proprio artista a un nuovo pubblico, per Ornella Vanoni ogni scambio artistico è stato unico e irripetibile: un incontro di anime, prima ancora che di voci. Non è un caso che tutti quelli che l’hanno conosciuta la ricordano oggi con grande affetto.
«Ornella non può averci lasciato, lei voleva vivere. Una donna affascinante, intelligente e colta, autoironica, un’artista immensa… senza fine. Quanto ci mancherai amica mia» scrive sui social Loredana Bertè. «Ornellik. Grande artista, grande amica. Ti vorrò per sempre bene… mi mancherai» sottolinea Patty Pravo postando una foto sorridente che la ritrae con la cantante. «Ciao mitica Ornella, grazie per questa interpretazione, per la voce, per l’ironia costante. W Ornella Vanoni!» scrive Vasco Rossi in una storia sui social con in sottofondo la versione della sua Ogni Volta interpretata dalla Vanoni. «Ognuno ha i suoi cantanti preferiti.. la mia era Lei. Riposa in Pace meravigliosa Ornella, la tua voce, la tua personalità, la tua luce, non ci lasceranno mai. Unica» è il ricordo di Laura Pausini.
«Perdo l’amica più vitale, curiosa, irriverente, ironica, profonda e irriverente che abbia mai avuto ma se ‘di là’ c’è un altro mondo, ora Ornella è già insieme a Lucio. L’unica consolazione è questa», ha postato Samuele Bersani sulle sue pagine social. «E non c′è niente di più triste, in giornate come queste, che ricordare la felicità. Ciao Ornella» è l’omaggio di Paolo Fresu, che ha preso in prestito alcune parole di Domani è un altro giorno. «Ornella, lasci un vuoto enorme. Ciao Regina. Mancherai sempre» è l’addio di Elisa. «Cerco le parole ma non le trovo, mi sembrano tutte banali e lei ha sempre odiato le banalità. Ora sento solo un grande, profondo dispiacere. Ci mancherai» ha scritto Fiorella Mannoia su Facebook.
Gli ultimi progetti
In occasione del suo 90esimo compleanno, la cantante aveva pubblicato, come regalo ai suoi fan, una nuova versione dell’irresistibile brano disco-funk Ti voglio insieme a Elodie e Ditonellapiaga. Ti voglio, pubblicato per la prima volta nel 1977 e da sempre brano immancabile nel repertorio live di Ornella, ha più volte conquistato anche gli show sia di Elodie sia di Ditonellapiaga, che ne hanno proposto una loro personalissima versione. Il singolo ha anticipato il suo ultimo album Diverse, pubblicato il 18 ottobre 2024 dalla BMG.
Ornella Vanoni ha presentato una nuova versione di alcuni dei suoi più grandi successi, registrati ad hoc per l’occasione, collaborando con i migliori producer italiani. Un album che ha confermato ancora una volta la sua incredibile abilità nel rinnovarsi, sperimentando con la musica. A maggio è uscito il libro Vincente o Perdente (La nave di Teseo), più un diario sentimentale che un’autobiografia, scritto a quattro mani dalla Vanoni con Pacifico. Nel volume emerge tutta la fragilità e insieme tutta la determinazione che l’hanno resa un’icona per generazioni diverse, con 55 milioni di dischi venduti e cento album a cui ha partecipato. In un capitolo del libro Ornella fa una sorta di bilancio della sua vita, che oggi suona quasi come il suo epitaffio: «Ho avuto una vita difficile, dolorosa. E bella, bellissima. E gioiosa. Ho avuto tutto».
