Top Story

Piotta, la Targa Tenco e “‘Na notte infame”: cosa sta succedendo

Il cantautore ha fatto causa al Club Tenco e chiesto l’accesso agli atti per conoscere il numero dei voti dopo che il suo disco è stato escluso dalla cinquina degli album in dialetto in lizza per la Targa. L’organizzazione: «Rispettato il regolamento, solo un brano su undici è in dialetto romanesco»

Autore Samuele Valori
  • Il2 Luglio 2024
Piotta, la Targa Tenco e “‘Na notte infame”: cosa sta succedendo

Quando il Club Tenco ha annunciato i finalisti dell’edizione del 2024 di ogni categoria tra i titoli degli album in dialetto non c’era ‘Na notte infame, decimo lavoro in studio di Piotta. Fin qui tutto normale, se non fosse che il disco è stato escluso dopo aver raggiunto il numero sufficiente di voti. Il motivo è la troppa poca “romanità”. Che cosa s’intende? Secondo il regolamento delle Targhe Tenco, un’opera può essere candidabile nella suddetta categoria se almeno il 50% del contenuto è in dialetto. Tale giudizio, quanto la “squalifica tardiva”, sebbene prevista dal regolamento, hanno provocato la reazione di Tommaso Zanello, nome di battesimo dell’artista romano.

Il rapper prima ha contestato la decisione via social poi, dopo una prima risposta da parte dell’organizzazione, tramite i suoi avvocati, ha chiesto l’accesso agli atti e la sospensione dell’assegnazione del premio per la categoria. Il Club Tenco ha risposto qualche ora fa con una seconda nota appellandosi al rispetto delle regole. A sostegno di Piotta sono arrivate anche le considerazioni del Presidente dell’Accademia della Crusca Paolo D’Achille.

L’informativa del Club Tenco in risposta alla diffida di Piotta

Nell’informativa, tramite l’avvocato Davide Perrotta, il Club «ribadisce la conseguente infondatezza della posizione espressa […] peraltro, attraverso attacchi mediatici gravemente idonei ad ingenerare discredito alla immagine dell’associazione».

L’organizzazione cita il regolamento in merito alle candidature. «La scelta della categoria è responsabilità di chi effettua il caricamento. Il Club Tenco effettuerà la verifica sulla correttezza delle categorie dopo il primo turno di votazione. Se un disco è stato erroneamente candidato in una categoria errata, sarà eliminato da quella categoria e i voti eventualmente ottenuti andranno persi». In sintesi, l’organizzazione ha ribadito quanto aveva già spiegato nella prima nota informativa.

Quest’ultima era arrivata in risposta al post di Piotta di giovedì scorso, nella quale il Club Tenco specificava anche per quale motivo il disco fosse stato escluso. «Nell’album ‘Na notte infame, un solo brano su undici è in dialetto romanesco (Lella…e poi), sette canzoni sono in italiano standard (Ognuno con un se, Lode a Dio, Ode romana, Io non ho paura, Se se se se, Figli di un temporale, L’amore cos’è) e tre testi (‘Na notte infame, Professore, Serpico) contengono sporadici tratti classificabili come dialettali inseriti all’interno di un testo in italiano».

La pagina Facebook ufficiale dell’organizzazione aveva anche pubblicato un post che citava la ricercatrice di Filologia e Linguistica Romanza dell’Università di Chieti, Marcella Lacanale. Sarebbe stata lei a stabilire “al momento della votazione dei giurati” che la percentuale di canzoni in dialetto nell’album fosse inferiore al 50%. Dopo un po’ il post è stato però cancellato.

Paolo Talanca, del direttivo del Premio Tenco, ha poi spiegato, tramite il suo account personale, com’è andata la vicenda: «Il nostro social media manager ha preso un comunicato sbagliato, non definitivo, e lo ha pubblicato su Facebook (cose che possono succedere ma, se ci si fa caso – ma lo si può fare solo se si è in buonafede –, i comunicati ufficiali mandati dal nostro ufficio stampa alle agenzie non hanno il nome di Lacanale), salvo poi modificarlo quando gli abbiamo fatto notare che non si doveva citare Lacanale: modificarlo, non cancellarlo! Non abbiamo niente da nascondere e le cose sono andate molto linearmente come sto spiegando».

La replica di Piotta

Piotta, che abbiamo raggiunto telefonicamente, ha commentato la nota del Club Tenco con la medesima richiesta, ovvero conoscere i dati delle votazioni. «Quanti voti ha preso il mio disco e quanti gli altri album nella cinquina? Io so tantissimi, perché prima ancora del pubblico, ad apprezzare quasi in modo unanime ‘Na notte infame è stata la critica. Ormai è passata quasi una settimana e noi continuiamo a ripetere la domanda. Essendo un premio, non vedo perché questi dati non debbano essere accessibili a tutti».

E sulla questione delle regole citate nel comunicato dell’organizzazione, Tommaso sostiene che vada presa in considerazione la discrezionalità. «Nel regolamento c’è un pezzo che, non so perché, nell’inforamativa non viene citato. Oltre alla percentuale, si parla di casistiche da valutare di volta in volta». Il passo a cui fa riferimento Piotta, riportato nella prima nota del Club Tenco di tre giorni fa, è il seguente: “Le sezioni 1, 2 (quella degli album in dialetto) e 4 devono contenere almeno la metà dei brani che siano afferenti alla categoria nella quale concorrono, salvo casi particolari da valutare di volta in volta”.

«Quel “salvo” sottointende che, a seguito di una valutazione, la percentuale di parole in dialetto può essere anche minore. Nel mio album si parla solo di Roma. Se cito luoghi, strade e nomi di poeti contemporanei che hanno dato lustro alla romanità, come Patrizia Cavalli, Remo Remotti, Amalia Rosselli, sono tutte parole italiane, ma che calate nella dimensione non possono non essere considerate semplicemente tali. Non si può fare un calcolo a peso, come si fa in una pescheria, con un progetto culturale. Usiamo realmente il pallottoliere?» prosegue il cantautore.

A questo punto viene da chiedersi, contano più le singole parole o il contesto nel quale sono calate? Come si può essere oggettivi e quale è la linea di confine che un termine italiano deve sorpassare per essere considerato dialettale. E soprattutto, esiste questa linea? Secondo il portavoce della famiglia Tenco (che è esterna al Club Tenco e non partecipa all’assegnazione dei premi) Michele Piacentini il limite è molto sottile ed è necessaria più chiarezza: «In merito alla romanità, mi sento di dire che a volte basta l’intonazione di determinate parole per andare a finire nel territorio del dialetto romano. Sicuramente, credo che da parte del Club Tenco sia necessaria un po’ più trasparenza, visto che è stata chiesta».

La ricostruzione: il post e il sostegno del Presidente dell’Accademia della Crusca

Lo scorso 27 giugno Tommaso ha pubblicato un post sul suo profilo Instagram, una volta appresa la notizia dell’esclusione del suo disco dal Premio Tenco. «Leggo con stupore che il sottoscritto Piotta, per anni imputato di troppa romanità da più parti, tanto da aggiungere spesso una Er in piu’, di colpo lo sarebbe invece…troppo poco. In pratica, secondo voi, il disco ‘Na Notte Infame non sarebbe romano neppure al 50%, pur avendo titolo, storie, citazioni, luoghi, quartieri, modi di dire, cadenza, calata, slang, rap, ospiti legati alla nostra città».

«Sono d’accordo con me i tanti giornalisti e critici che mi hanno votato. Evidentemente non hanno colto neanche loro questa romanità al 49%, e con loro le tante realtà associative e culturali capitoline che mi stanno testimoniando affetto e vicinanza» proseguiva il messaggio.

Piotta, infatti, aveva avuto qualche avvisaglia dell’esclusione del suo disco qualche giorno prima che venissero resi noti i titoli della cinquina. Per questo motivo, aveva chiesto il supporto di alcune associazioni culturali, inviando diverse e-mail, tutte senza risposta. Tra coloro che si sono espressi in suo favore anche Paolo D’Achille, Presidente dell’Accademia della Crusca.

Share: