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Rap-cap

La nostalgia per il passato è il presente del rap italiano?

I dieci sold out dei Club Dogo al Forum di Assago, la richiesta sempre più crescente di sequel, il ritorno delle serate a fare freestyle al Muretto: i fan dell’hip hop nostrano vogliono una nuova golden age? Ne parliamo nel primo appuntamento della nostra nuova rubrica, Rap-cap

Autore Greta Valicenti
  • Il2 Novembre 2023
La nostalgia per il passato è il presente del rap italiano?

L'annuncio della reunion dei Club Dogo sui Navigli a Milano

Quasi un anno fa, chiacchierando con DJ Shocca in occasione dell’uscita del suo joint album fatto a 4 Mani con Inoki, mi disse una cosa su cui mi sarei ritrovata più volte a riflettere successivamente. Alla mia domanda se lo avremmo visto di nuovo mettere insieme e dirigere più teste su un progetto collettivo a distanza di quasi 20 anni da 60 Hz, Roc Beats mi rispose che qualora avesse percepito un ritorno di un amore per un certo tipo di suono, una certa nostalgia per quel tipo di rap italiano, allora non avrebbe potuto escluderlo. In quel momento la sua risposta mi sembrava alquanto sibillina. Ma solo cinque mesi dopo capii perché.

Shocca se ne uscì infatti con Sacrosanto, un producer album marcatamente old school. Col boom bap e gli scratch a farla da padrone e un roster che ai nomi della storica Unlimited Struggle (Frank Siciliano, Mistaman, Madbuddy, Egreen e Ghemon) accostava Danno, Ensi, Emis Killa, Kaos, Gemitaiz, Inoki, Mattak, Mostro, Nerone, Nitro, i Sottotono, Sissi. E poi Guè e Ele A (considerata tra le migliori emergenti del rap italiano dell’anno proprio in virtù del fatto che sembra uscita direttamente dagli anni ’90 senza attraversare i 2000). Insomma, un progetto che sarebbe potuto uscire oggi come quindici anni fa. E che suona comunque freschissimo.

Quando ricontrai DJ Shocca per parlare del progetto, mi raccontò che l’ora di tornare con un disco del genere era dovuta sia a questo amore ritrovato, sia perché c’era «un rinnovato interesse delle label (cosa che meriterebbe senza dubbio un capitolo a parte, ndr) e degli artisti. C’è stato un intensificarsi di richieste anche delle persone che mi scrivono sui social. Ti rendi conto che qualcosa è successo, ti guardi indietro e capisci che qualcosa di nuovo si sta muovendo».

I rischi dell’effetto nostalgia nel rap italiano

Ed è proprio questo il punto. Sembrerà paradossale, ma ciò che di nuovo si sta muovendo ha a che fare più con una massiccia dose di nostalgia verso il passato che con una curiosità verso ciò che potrebbe riservare il futuro. Che poi lo sappiamo, si torna sempre dove si è stati bene. Ma perché pensiamo sempre di non poter stare meglio? Eppure, la posta in gioco è altissima. Non è detto che ciò che ci abbia fatto stare bene in passato possa suscitarci anche le stesse sensazioni nel presente. Anzi, nel caso limite, potrebbe addirittura rovinarci il ricordo. Un po’ come quel/quella ex che torna e decidete di riprovarci con l’illusione di poter ricomporre il passato senza crepe, ma sotto sotto con la consapevolezza che le cose non torneranno mai come prima. Capito come, vero?

Ecco, adesso immaginate che al posto del vostro o della vostra ex ci siano i Club Dogo. Uno dei ritorni sulle scene più attesi del rap italiano non solo dai fan, che lo hanno sempre richiesto a gran voce sin dallo scioglimento nel 2014, ma anelato anche dagli artisti stessi, che hanno accolto l’annuncio con un entusiasmo collettivo non sempre ricorrente nel genere.

Club Dogo: dieci sold out al Forum senza pubblicare un album da dieci anni

Senza girarci troppo attorno, questa è senza dubbio la notizia più importante dell’anno (il 50esimo dell’hip hop, ricordiamolo sempre), e per questo porta con sé dei rischi altrettanto importanti. Ad esempio come sarà un eventuale nuovo disco, in che modo quella poetica e quell’immaginario profondamente legati al territorio in cui si radicavano troveranno spazio in una Milano che a sua volta, semplicemente, non è più quella di Mi Fist. E ancora, se sarà cambiata l’alchimia sul palco tra Guè, Jake e Don Joe.

Tuttavia, queste variabili (anche se, visto il livello mantenuto dai tre nelle rispettive carriere soliste, che la reunion dei Club Dogo possa essere un flop è un’ipotesi assai improbabile) non sono nulla in confronto alla brama di tornare a vivere quei momenti (per chi c’era) e assaggiare un pezzo di storia per la prima volta (per chi in quegli anni faceva ancora le elementari, l’asilo o nemmeno era nato). E infatti i Club Dogo annunciano dieci Forum di Assago e li riempiono in tempo record (chi mercoledì scorso ha lottato per accaparrarsi un biglietto, sa). E tutto senza pubblicare un album da dieci anni. Ma del resto, che importa avere nuove canzoni quando tutto quello che vuoi è ritrovarti sotto palco con i tuoi amici a cantare Phra senza nemmeno preoccuparsi di nascondere le lacrime? Se non è nostalgia questa…

I redivivi mercoledì sera al Muretto

E sempre per rimanere in tema Milano/Club Dogo, non si possono non citare i redivivi mercoledì sera al Muretto, simbolo dell’hip hop e una delle più importanti roccaforti del rap italiano, quando ancora le classifiche e le certificazioni erano un miraggio lontanissimo e inaccessibile, ma a nessuno pareva importare davvero qualcosa. Un luogo che però negli anni ha visto il progressivo diradarsi dei suoi frequentatori. Ma anche qui, qualcosa si sta muovendo. Sarà che dopo il Covid ci siamo tutti un po’ rotti il cazzo dei freestyle su Instagram, sarà che per osmosi ti sembra di respirare la stessa aria di chi ha fatto la storia di questo genere o sarà che il rap viene dalla strada e alla strada torna sempre.

Saranno un sacco di cose insieme, ma da qualche mese quel luogo di pellegrinaggio è tornato ad animarsi grazie ad un gruppo di ragazzi che una volta alla settimana riunisce al Muretto i b-boys e le b-girls di tutta Milano per tornare ad inebriarsi di quell’atmosfera magica e che profuma di nostalgia. E ad aver ceduto alla malinconia dei tempi che furono ci sono anche gli artisti stessi. Non è raro infatti passare dal Muretto e beccare Emis Killa fare freestyle con Ensi o Lazza. Perché potrai anche esibirti di fronte a decine di migliaia di persone su palchi enormi, ma il richiamo della piazza resta il richiamo della piazza.

La nostalgia nel rap italiano non è solo per il passato remoto, ma anche per quello prossimo

Ora che abbiamo fatto un bel back in the dayz senza spostarci di un millimetro, possiamo tornare ai giorni nostri. O quasi. La nostalgia nel rap italiano non si manifesta non solo per un passato remoto, ma anche per quello prossimo. Basti pensare a tutta l’annata 2016. In quel frangente, infatti, succede di tutto. Il gioco cambia, le sonorità pure e si capisce che qualcosa sta per deflagrare. C’è infatti un pre e un post 2016 nell’evoluzione del rap nel nostro Paese. La trap che negli Stati Uniti era già ben più che sdoganata arriva prepotentemente anche da noi (anche se ad anticipare le tendenze era stato ancora una volta Guè nel 2011. Il ragazzo d’oro è infatti riconosciuto all’unanimità come il primo brano trap fatto in Italia, ma quella è un’altra storia) e la posse track più rappresentativa di quel periodo è ovviamente Bimbi.

Quello che è accaduto dopo lo sappiamo bene, ma lo riassumiamo comunque in poche righe: chi più, chi meno, quei bimbi che in quel momento rappresentavano il futuro rivoluzionario del rap italiano si sono fatti divorare dal pop ed è stato come se quella magia che era stata un vero e proprio cultural reset si fosse infranta per sempre. Se non che, qualche settimana fa, accade qualcosa che fa tremare tutti i fan di quella wave. Tedua pubblica una storia mentre si trova in studio con un plotone composto tra gli altri da Rasty Kilo, Tony Effe, Sick Luke, Bresh, Izi, Ghali e Sfera. “Potrei mettermi a piangere se uscisse Bimbi 2“, si legge in un commento, e possiamo intuire che questa reazione sia stata condivisa.

E allora “Santeria 2”?

Nulla infatti nella storia recente del rap italiano ha provocato l’effetto malinconia che ha scatenato la generazione del 2016 con quel clima di unione, fratellanza, il fatto di venire dal niente e prendersi tutto e farlo insieme, camminando l’uno a fianco all’altro senza che nessuno venga lasciato indietro. Tutto questo potrebbe tornare? Noi non lo sappiamo, ma nel caso uscisse Bimbi 2 (o Santeria 2, altro feticcio imprescindibile per tutti i nostalgici degni di questo nome che hanno sperato in un annuncio durante le tappe del Marrageddon) potremmo metterci a piangere. Nostalgia canaglia.

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