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Il Regno Unito oltre i confini dell’hip hop, tra periferia, redenzione e politica

Non è una questione di accento british, ma di storie, pluralismo culturale e sperimentazione. In Gran Bretagna tutto assume un sapore diverso, anche il rap. Tracciarne i contorni vuol dire sporcarsi e immergersi in mondi alternativi

Autore Samuele Valori
  • Il20 Maggio 2024
Il Regno Unito oltre i confini dell’hip hop, tra periferia, redenzione e politica

Onoe Caponoe, foto di Aboveground

Il concetto di genere musicale, soprattutto per quanto riguarda l’hip hop e le sue numerose declinazioni, risulta spesso stringente e colmo di norme di purezza dalle quali è bene non fuoriuscire troppo per non correre il rischio di essere isolati. Sebbene oggi, complice il cambiamento sociale in atto che fa della fluidità il proprio mantra, tali catene stiano perdendo forza, in molti ambiti musicali persiste un po’ di ritrosia. C’è però un luogo del mondo in cui il genere, soprattutto il rock e il rap, è sempre stato inteso come una cornice da riempire e allargare: il Regno Unito.

Il reggae è stato rielaborato e ha dato origine alla Drum and Base, il punk si è preso gioco e ha distrutto il progressive-rock per poi ricomporne i pezzi in milioni di modi diversi con la sua versione post. Riavvicinandosi all’hip hop, ci sono lo UK garage e il grime. La rielaborazione, nella maggior parte dei casi diventata poi rivoluzione, è sempre spontanea. È insito nel modus operandi degli artisti d’oltremanica.

Il centro è Londra

Il rap nel Regno Unito si è sviluppato in modo molto più stratificato, ma ha mantenuto il legame con i sobborghi delle grandi città. Il luogo nevralgico è per forza di cose Londra. Le dimensioni della metropoli, la sua natura variegata e l’incontro di culture distanti sono un potenziale frullatore di talenti e tendenze. La maggior parte della nuova scena del rap britannico proviene dalla Capitale, basti pensare a Central Cee, Headie One e Knucks: tre nomi, tre stili diversi.

A questi nell’ultimo anno si è aggiunto Clavish che, dopo l’acclamato esordio Rap Game Awful del 2023 si è consacrato come la next big thing di North London. Se da un lato lo storytelling, la boriosità e le marche di lusso di pezzi come Public Figure potrebbero far pensare agli Stati Uniti, l’ambientazione delle storie e il flow caratteristico non lasciano spazio a dubbi. Nel suo ultimo disco Chapter 16, uscito il mese scorso, Clavish ha anche sperimentato con la drill. Una dimostrazione che la sua scrittura non risente del sound, ma lo influenza.

In una metropoli il fenomeno dell’emarginazione sociale raggiunge l’apice, soprattutto quando alla disparità economica si aggiungono differenze culturali. Persino in una città molto più piccola come Milano, si generano dinamiche particolari, come quella legata al quartiere di San Siro. Questo è forse uno dei pochi punti in comune tra il rap italiano degli ultimissimi anni e una delle grandi tendenze del rap del Regno Unito.

Se ci si sposta a East London, per esempio, il nome più ingombrante è quello di Potter Payper. Per metà irlandese e metà algerino, è cresciuto a Barking con sua nonna, in un contesto familiare e sociale complesso. «If my grandad weren’t an alchy and beat his family / My nan would’ve stayed in Ireland and mum wouldn’t have had me» rappa in All My Life, If I Had…. Il rimpianto e il senso di colpa dominano i testi del suo debutto Real Back in Style, mostrando l’altra faccia della criminalità. Money or Victim? e la monumentale Multifaceted ridisegnano il genere con pianoforte, chitarre e suggestioni gospel. L’importanza di Jamel, questo il suo nome reale, è tale che il suo stile ha stimolato un vero e proprio sottogenere: il trench rap.

Dal “trench rap” alla scena di South London

«Every time I rap, it’s like a walk of atonement» è un verso manifesto che racchiude molti dei nuovi volti del rap britannico “dietro le sbarre”, alcuni dei quali hanno firmato con l’etichetta di Potter 36TL, su tutti KayMuni. Anche nel trench rap c’è chi cerca di allargare gli orizzonti giocando con i synth e con gli ottoni, in una versione colorata di alt-jazz. Ball 4 U di Marnz Malone è una pietra angolare del sottogenere, come d’altronde tutto l’album Maktub del rapper di Birmingham. Scritto interamente in carcere, è un esempio di hip hop dove redenzione e perdono sono le parole chiave.

Nel caso di Malone un ruolo centrale ce l’ha la componente religiosa, esplicata nel concetto islamico di “astaghfirullah”: la ricerca del perdono in Allah. Il suo percorso artistico e personale, come spiegato in Free Double M in collaborazione con Potter Payper, seguendo l’ideale della conoscenza come arma, ricorda a tratti la parabola di Malcom X.

Rimanendo sempre a Londra, se c’è una zona dove l’incontro tra culture si trasforma anche un in incontro di generi e suoni, quella è South London. In questo, il rap sembra che stia seguendo le orme della new wave che dal 2017 in poi è esplosa intorno a Brixton con progetti d’avanguardia in ambito rock, avant-jazz e appunto hip hop. Le origini nigeriane di Cheechynaa potrebbero far pensare a Little Simz, ma qui non siamo nel nord della città. La giovane rapper, che ha all’attivo due singoli diventati entrambi virali, punta molto sull’etnicità delle produzioni e introduce nel mondo hip hop temi legati al femminismo e all’empowerment. Dal flow di Legal baby si percepiscono le sue influenze, come l’aggressività ritmata di Doja Cat, ma tutto è traslato nel contesto british.

Da Manchester a Leicester, passando per Nottingham

Uno dei rapper più affermati del sud di Londra è K-Trap che, tuttavia, ci offre l’opportunità di uscire dalla Capitale. L’artista di Lambeth è infatti ospite di una delle uscite rap inglesi più rilevanti di questa prima metà del 2024: DO NOT DISTURB, album di debutto di Nemzzz. Siamo a Manchester, altro grande polo della musica britannica nel quale sta fiorendo un movimento hip hop tutto nuovo.

Nemzzz è cresciuto nel quartiere di Gorton ed è un esponente dell’ondata chill rap tipica dell’Inghilterra settentrionale che vede tra le sue punte di diamante Aitch. «Esplodere a Londra non è più facile, è solo più vantaggioso. A Manchester, oltre a volerlo, hai molto di più da dimostrare» ha spiegato il rapper a NME che gli ha dedicato una delle ultime cover. I suoi tratti distintivi sono l’immediatezza dei suoi versi che raccontano, celebrano la rivalsa personale e manifestano un orgoglio profondo. Tutto ciò unito a una versatilità sorprendente per la sua giovane età. Ascoltate di seguito MONEY AND VIBES, ETA con Luciano e MAYFAIR con K-Trap e capirete di cosa stiamo parlando.

Quando ci si allontana da Londra, la cornice del genere hip hop inizia a riempirsi sempre di più e la contaminazione diventa preponderante. A Nottingham l’elettronica e i colori pop la fanno da padrone, soprattutto con il giovanissimo 163Margs, diventato popolare su TikTok con la hit Hide and Seek che gli ha procurato un contratto con EMI. Spostandoci a Leicester, invece, c’è un altro mondo ancora, più legato al mondo West US e alle melodie R&B. Sainté ne è il portabandiera per eccellenza. L’EP Local Mvp (2021) e l’ultimo album Still Local, sotto la prestigiosa Parlophone, mettono in mostra i suoi riferimenti dichiarati. Ci sono i Neptunes, ma anche gli easy life, esplosi nello stesso periodo a Leeds.

Talvolta ci si distanzia talmente tanto dalla purezza del genere che si finisce in dimensioni parallele. Allora Londra diventa una località imprecisata e psichedelica, invasa dal funk e dal rock. Onoe Caponoe viene dalla capitale britannica, ma è come se non ne facesse parte. Il suo immaginario da graphic novel horror, quasi alla My Chemical Romance, è corredato da arpeggi di chitarra di tarantiniana memoria (Behind the Wall of Sleep), elettronica e da tanta «Funkadelic sh*t», come la definisce in Valentine Massacre.

Onoe Caponoe, foto di Aboveground

Il Nord Irlanda e una Belfast in fermento

Così come il rap del Regno Unito non è circoscritto a Londra, allo stesso modo il Regno Unito non può essere ridotto alla sola Inghilterra. Se si parla di commistione di generi e in particolare di sonorità più vicine al rock, il Nord Irlanda rappresenta la novità più importante. Dalla psichedelia si passa alla new wave post-brexit intrisa di politica. Belfast, complice la vittoria del partito repubblicano Sinn Féin, è in fermento politico.

I KNEECAP, trio composto dagli MC Mo Chara, Móglaí Bap e dal producer DJ Próvaí, con testi irriverenti e provocatori, parlano di periferia, droghe, riunificazione irlandese e contrasti con la polizia. Non c’è finzione, basta pensare a come è nato il primo singolo del gruppo. Nel 2017, il giorno prima della marcia per la legge sulla lingua irlandese a Belfast, Móglaí Bap era in giro con un amico. Mentre stava scrivendo con lo spray “Cearta” su una fermata dell’autobus, è arrivata la polizia. Lui riuscì a fuggire, mentre il compagno venne arrestato e, rifiutandosi di parlare inglese, finì per passare una notte in cella in attesa di un traduttore. Questa è stata l’ispirazione per C.E.A.R.T.A. (in inglese R.I.G.H.T., diritto).

Dopo il primo progetto 3cag (2018), i KNEECAP hanno attirato l’attenzione anche al di fuori dei confini nazionali. Per le loro posizioni pro-Palestina, ma anche per il finto documentario eteronimo sulla loro storia, nel cast c’è anche Michael Fassbender, presentato all’ultimo Sundance Festival. Il prossimo 14 giugno uscirà il loro nuovo album FINE ART, una sorta di secondo debutto.

Il disco è stato anticipato dal singolo Better Way To Live con Grian Chatten dei Fontaines D.C.. Il frontman della band irlandese non è nuovo a questo mondo, avendo già collaborato all’ultimo album di slowthai insieme al produttore Dan Carey. Un’altra prova di quanto il rap nel Regno Unito ami sfondare i confini del beat e di come, nelle zone più controverse, trovi nuova linfa in universi apparentemente inconciliabili come il post-punk. E non è detto che, come accaduto negli ultimi anni col rock, anche l’Irlanda non diventi la culla di una nuova scena.

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