Rkomi e Irama hanno fatto il joint album che non ti aspetti. L’intervista
Tante hit ammiccanti da veri playboy, ma anche un sacco di rap e un lato più dark e introspettivo. “No Stress”, il nuovo album dei due in uscita questo venerdì, è un caleidoscopio di generi e sensazioni
Dal calore della California a quello di un pomeriggio di inizio luglio di Milano. È qui, su un rooftop con vista su una delle zone più cool della città, che incontriamo Rkomi e Irama a pochi giorni dall’uscita del loro primo joint album, No Stress. E a una manciata di ore da quella che è senza dubbio una delle release più attese dell’estate, i due platinum boy del titolo del loro disco hanno fatto un vero e proprio mantra. Sono infatti più rilassati che mai, consci che quello che hanno tra le mani è un progetto in cui hanno dato il massimo e attinto il meglio l’uno dall’altro. E hanno voglia di raccontarlo e raccontarsi.
«Siamo partiti dai tanti live nei quali ci siamo incrociati, sai, i classici eventi radio», dice Rkomi sulla genesi di questa collaborazione che suggella il sodalizio tra i due, iniziato con Luna Piena e 5 Gocce. «Poi ci siamo ritrovati a condividere lo stesso viaggio in America, a Los Angeles, e vivere nella stessa casa con un sacco di musicisti. Lì abbiamo tirato fuori un brano dopo l’altro senza neanche pensare a cosa stesse succedendo. Stava nascendo un album, è stata la musica a decidere».
Proprio la musica li ha condotti su quelle roads americane dal cui cemento risuona il G-Funk, presente in modo considerevole e su cui i due paiono essere perfettamente a loro agio.
Rkomi: «Io non ho mai smesso di rappare»
No Stress è dunque un disco nato sotto il sole cocente della West Coast, una delle culle più fertili dell’hip hop. Che qui, a sorpresa, abbonda anche grazie ai featuring. Pochissimi (una controtendenza visti i tempi, solo tre: Guè, Ernia e il più inaspettato, Kid Yugi) e centrati, che sembrano quasi un ritorno alle origini, soprattutto per Rkomi. «Il rap è stato sicuramente il tassello più importante della mia vita, perché è la cosa che mi ha permesso di uscire allo scoperto. Io poi non ho mai smesso veramente di rappare, diciamo che ho cambiato le sonorità su cui lo faccio».
Se le sonorità cambiano, il talento innato di Mirko per il rap non è mutato di una virgola. Anzi. Chi ha amato dischi come Dasein Sollen o Io in Terra potrebbe quasi versare una piccola lacrima ascoltando Figlio Unico, il brano che chiude il progetto e in cui Rkomi dà una risposta definitiva e granitica agli arcinoti non “sei più quello di”. E lo fa proprio con quel flow che sentivamo da tempo. A dimostrazione che quando vuole, a rappare, è ancora uno dei migliori della sua generazione.
Ma come spesso accade, le cose che si amano profondamente sono quelle che fanno anche più male. «Per me la musica è un gran piacere, ma è anche un bel problema da risolvere», racconta. «Il mio problema da ragazzo era spaccare ed essere il più bravo, quindi un bel peso da reggere. Questa cosa poi l’ho risolta perché ho capito di essere bravino, dai. Solo che iniziavano ad arrivarmi altri problemi, cose in cui volevo migliorare. Per questo mi sono aperto a mondi diversi e a collaborazioni diverse», continua Rkomi.
I featuring in No Stress
Per quanto riguarda i featuring, «sono arrivati in modo naturale perché i brani li chiamavano», aggiunge Irama. «All’inizio l’unico featuring previsto era quello di Guè in Sexy. L’ultima traccia con Ernia e Kid Yugi è nata proprio nelle ultime due settimane. Mi è arrivata questa produzione da alcuni miei amici americani e appena l’ho sentita ho pensato subito fosse monumentale. L’ho mandata immediatamente a Mirko, che ci ha fatto su una strofa della madonna».
A spiegare la scelta di inserire un emergente come il rapper di Massafra è Rkomi. «Abbiamo scelto loro perché sono un po’ due riferimenti: Ernia, che dopo tanti anni difende ancora se stesso in questo genere; e Kid Yugi, che secondo me è un rapper fortissimo e rappresenta l’unicità dei primi momenti del successo».
Il significato del titolo No Stress
Momenti che Rkomi e Irama, dischi di platino su dischi d’oro appesi alle pareti, hanno già scollinato da un bel po’. In particolare con i loro Taxi Driver e Il Giorno in Cui Ho Smesso di Pensare. Da qui, l’esigenza – perché no – di esorcizzare un momento in cui tutti i riflettori erano puntati su di loro con un disco che grida anche voglia di libertà e leggerezza (sebbene non manchino gli episodi più introspettivi come Gravità e Quando Piove).
«Venivamo entrambi da due periodi in cui le cose andavano molto bene e in cui eravamo davvero felici dei risultati ottenuti, e non solo a livello numerico, ma anche a livello di come le persone avevano percepito la nostra musica», dice Irama. «Tutto questo però ci aveva creato anche molta tensione e tante aspettative. Per questo abbiamo voluto chiamare il disco No Stress».
Un esempio perfetto di questo concetto è Hollywood, il primo singolo estratto dal disco e un brano che sprizza West Coast vibes da ogni nota. «Eravamo con Shablo (che ha curato la direzione artistica dell’intero progetto, ndr) a Los Angeles. C’era questo pezzo nato dalla volontà di Mirko di fare qualcosa di più positivo», racconta Irama. «Noi eravamo abituati a un mondo più dark. Lui ha tirato fuori questo beat molto California, freschissimo, che io probabilmente da solo non avrei mai fatto», chiosa.