Rkomi sta davvero tornando quello del 2016?
Ieri pomeriggio Mirko ha pubblicato sul proprio profilo una demo inedita che sembra uscita direttamente dai tempi di “Dasein Sollen”, dimostrando che “il nuovo Nas italiano” sa ancora come si rappa
Quante volte abbiamo detto o sentito dire agli artisti “non sei più quello di (aggiungere progetto/periodo storico a piacimento riconosciuto all’unanimità come il picco creativo o l’era ancora non commerciale del soggetto in questione)”? Alcuni hanno ribaltato ironicamente questa “accusa” a proprio favore. Come i Club Dogo, che del cantilenante “Non siete più quelli di Mi Fist” hanno fatto il titolo del loro ultimo album prima dello scioglimento.
Altri l’hanno presa particolarmente a cuore. Ad esempio Tedua, che dopo il Paradiso sembra essersi votato definitivamente al pop, attirando così le critiche dei fan del Mario di Orange County, ai quali non manca di rispondere minuziosamente spiegando accoratamente la propria visione della cosa.
Altri ancora l’hanno – almeno pubblicamente – ignorata, continuando indisturbati il proprio periodo pop. Quest’ultimo caso è quello di Rkomi, che da Dove gli occhi non arrivano in poi si è fatto tangere poco o nulla da coloro che chiedevano a gran voce un suo ritorno al rap. Ma anzi, con Taxi Driver (che solo pochi giorni fa ha inanellato il suo ottavo disco di platino) ha percorso in modo ancora più deciso la strada del riconoscimento nazionapopolare.
Rkomi sembrava infatti aver incassato silenziosamente questa critica, e la sensazione (almeno di chi vi scrive) era che Mirko stesse pian piano quasi dimenticando per sempre il proprio passato rap. Tanto che i brani di Dasein Sollen e Io in Terra (insieme a Calvairate Mixtape i suoi progetti migliori) sono progressivamente spariti dalle set list dei suoi live. Come a sancire il definitivo distacco da un momento ormai lontanissimo nel tempo. Fino a ieri, quando per tutti succede l’inaspettato.
Le demo inedite di Rkomi
Sul profilo Instagram di Rkomi, infatti, appare un reel con una demo inedita. Una roba cruda e iper street – con tanto di iconico brr brr iniziale – che sembra uscita direttamente dal 2016 e dalle popolari di Zona 4, tra le traverse di Viale Molise, le uscite di Piazzale Cuoco e Piazza Ovidio e gli angoli di Piazza Insubria, quei luoghi in cui le radici di Mirko erano ben salde e di cui raccontava le situazioni di quartiere più disparate. Alcune delle quali rimangono ancora avvolte da un alone di mistero che le ha rese tra le leggende metropolitane del rap italiano (tipo cosa faceva Falco a casa di Ciccio).
Se ciò non fosse abbastanza per mandare in visibilio i fan della prima ora, Rkomi ha aggiunto che su SoundCloud erano presenti altre 8 demo inedite. Alcune risalenti ad altrettanti anni fa ed altre più recenti. «Chi volesse sentirle deve impegnarsi perché sono caricate su una playlist con uno pseudonimo e cancellerò tutto tra tre ore. Per chi riuscisse a trovarle buon ascolto vvb». Il colpo finale, però, è arrivato con la firma in fondo al post: «Il vostro Nas italiano».
“Dasein Sollen” è l’esserci di Mirko
Ora: sarebbe sicuramente azzardato definire Io in Terra come l’Illmatic nostrano, ma – per chi vi scrive – non lo è pensare che Dasein Sollen sia stato un piccolo cultural reset per il rap italiano e, soprattutto, per Milano.
Nella filosofia di matrice esistenzialista di Heidegger, “dasein” era il termine che esprimeva la presa di coscienza di se stessi. In una sola parola, l’esserci. Ecco, dal 2016 Rkomi c’è, la sua presenza si impone nella scena sulla scia della wave della trap e le strade di Milano sud est che – per chi si ferma ad ascoltare – hanno un suono ben preciso. Quello notturno ed evocativo creato da Chris Nolan, Shablo, Zef, Marz e Night Skinny, che in seguito affermerà di aver ritrovato in questo giovane rapper la voglia di tornare a produrre.
Proprio su queste produzioni Mirko ci porta nel suo mondo e nella sua testa “che viaggia da quando ero baby” tra incastri al limite del poetico, flussi di coscienza che rendono la sua penna un fiume in piena e racconti di episodi di vita quotidiana in quartiere (non il Queens ma Calvairate) visti dagli occhi onniscienti di un giovane mosso dall’urgenza della rivalsa, pronto a prendersi tutto quanto e coi “piedi per terra perché punto in alto“. Cosa che poi, negli anni, ha senza dubbio fatto, macinando milioni e milioni di streaming, appendendo certificazioni su certificazioni alle pareti e collezionando un sold out dietro l’altro.
Rkomi sa ancora come si fa il rap
Per tutti questi motivi è dunque giustamente e naturalmente impensabile che Rkomi possa tornare ad essere quello di Dasein Sollen. Un EP legato a un preciso momento del rap italiano (quello di un nuovo anno zero. Aka l’arrivo della trap) e che ha cristallizzato un periodo della vita di Mirko. Quando il successo era ancora un’utopia da afferrare (certo, probabilmente nessuno all’epoca si aspettava la facesse col pop) e la vita era certamente diversa da ora. Gli artisti si evolvono, le esistenze mutano e non sarebbe corretto e credibile sentir “parlare del quartiere coi milioni nell’home banking“.
Eppure, quella che ai neofiti del rap italiano è sembrata una definizione pretenziosa e spaccona, per noi nostalgici è stata invece la conferma che qualcosa di quel ragazzo predestinato (“I’m destined to live the dream for all my peeps who never made it”, rappava nel 1994 AZ in quel capolavoro immortale che è Life’s a Bitch di Nas, il cui campionamento vocale era stato ripreso da Night Skinny nel 2016 in Fuck Tomorrow) che aveva “un sogno così grande da riempirci una stanza, poi un’altra“ poi i palazzetti di tutta Italia, da qualche parte è rimasto e sa ancora come si fa il rap. E chissà che non sia davvero arrivato il momento di dimostrare di poter essere ancora il nostro Nas italiano.