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I “giochi pericolosi” di Róisín Murphy nel nuovo album “Hit Parade”

L’8 settembre esce il sesto lavoro in studio della cantante inglese, che in trent’anni di carriera non si è mai sottratta al desiderio di sperimentare su se stessa e sulla sua musica

Autore Tommaso Toma
  • Il20 Agosto 2023
I “giochi pericolosi” di Róisín Murphy nel nuovo album “Hit Parade”

Róisín Murphy (foto di Nik Pate)

Milano: pensate a una di quelle notti bollenti di metà luglio, nel cortile del Castello Sforzesco c’è il sold out per l’unica data italiana di Róisín Murphy.

Lei compare sul palco avvolta in un abito azzurro che ha tutta l’impressione di essere fatto di un materiale poco sostenibile per le temperature esterne e indossa anche un enorme cappello di piume rosa. Parte Can’t Replicate, un pezzo immediatamente da dancefloor, e mette in modalità da ballo tutto il pubblico, fino a quel momento preso a smorzare gli attacchi delle zanzare e le colate di sudore.

Da sempre la missione di questa quasi cinquantenne è quella di farci rimanere a bocca aperta. Un giorno, ai tempi della sua prima esperienza discografica con il progetto Moloko, il co-fondatore della Warp Records Rob Mitchell era solito dirle: “Non so cosa vuoi essere, Róisín, ma diventerai qualcosa”.

Ma in realtà lei non è mai diventata “qualcosa”. Róisín Murphy è polimaterica nei costumi, musicalmente multiforme e una performer che difficilmente puoi inquadrare. È per questo motivo che il gotha del mondo fashion l’ha sempre amata: le riviste di moda la inseguono ancora.

Il concerto milanese è continuato tra successi (comprese le immancabili Sing It Back e The Time Is Now dei Moloko) e molti brani dal prossimo album che arriverà tra pochissimo ed è – ovviamente anche questa volta – un cambio di direzione repentino rispetto all’asse dancefloor del precedente ottimo disco.

Róisín Murphy - Credit Nik Pate 2023 - 2
Róisín Murphy (foto di Nik Pate)

Il nuovo album di Róisín Murphy, Hit Parade

Primo visibile segno di stupore di questo primo album inciso dalla cantante inglese per la storica Ninja Tune – come accade spesso – arriva dalla copertina, supervisionata da lei stessa, con una sua immagine generata da intelligenza artificiale e curata dall’artista Beth Frey, dal design grafico di Bráulio Amadoe dello studio creativo Object & Animal (che ha già lavorato con artisti del calibro di FKA Twigs, Caroline Polachek e Shygirl).

Passando al contenuto musicale, Hit Parade, in uscita l’8 settembre, è un album che vede Róisín Murphy nuovamente interagire con un solo producer, come era accaduto nel suo album di debutto, Ruby Blue di 18 anni fa.

In questo caso al controllo del mixer c’è il visionario producer tedesco DJ Koze, che crea musica con una declinazione spesso cosmic soul, di sicuro solare, positiva, che brulica di immaginazione, come in uno dei quattro brani già presentati, CooCool, un’ode romantica.

Ma non mancano i momenti più introspettivi, come Hurtz So Bad, un delicato lamento sul desiderio non corrisposto, o The House, che si basa su una storia distopica di J.G. Ballard che Róisín Murphy aveva letto durante la pandemia.

L’intervista

Io penso che i tuoi album migliori siano quelli nati quando c’è una totale sinergia con un solo producer. Era successo con il tuo debut album, con Maurice Fulton, e ora con Stefan.

Come dici tu, tendo a trovare quel tipo di relazione con i miei produttori. Come vedi, vado a cercarmi un tipo di produttore anticonformista. Anche il progetto dei Moloko era nato così. Era stimolante lavorare con Mark Brydon, che faceva tutta la fase di arrangiamento e produzione. Alla fine è così che sono abituata a lavorare fin dall’inizio della mia carriera! (Ride, ndr)

Subito dopo aver realizzato il mio album d’esordio solista con Matthew Herbert, scelsi una strada completamente diversa con Overpowered, lavorando nella scrittura e nell’arrangiamento con molte persone.

Mi piacque molto farlo, anche perché “dirigendo il traffico” di tutti quei collaboratori ero io il boss! Invece quando mi sono messa a lavorare con un solo producer il rapporto era 50/50, come è capitato in passato con Maurice Fulton, lo stesso Matthew, Eddie Stevens e adesso con DJ Koze.

Per dare vita a questo album avete lavorato a distanza. Era ancora nel periodo di lockdown?

Vero, avevo condiviso con lui alcune parti vocali. Ma ti dirò di più: quest’album ha avuto una gestazione lunghissima.

In che senso?

Hit Parade praticamente ha preso vita dopo sei anni di lavoro! Anzi, diciamo pure che è stato una sorta di lungo hobby a distanza tra me e lui quando era nel suo studio in Germania.

Hit Parade è un titolo che mi fa ricordare gli anni ’70 e ’80. Non si usa più questo termine, almeno se il riferimento è legato alla musica. Come mai questo titolo?

Nasce tutto dal modo divertente di Stefan di approcciare il lavoro assieme. Continuava a dirmi: “Vedrai che ti porto a Top of the Pops, mi manderò in cima alla hit parade!”. Lui è un personaggio davvero ironico, sapevamo tutti e due che non esistono più queste cose… Ma ho preso al volo questa cosa per decidere il titolo del nuovo album.

In questo lavoro ci sono tanto cosmic soul e dell’R&B. CooCool e The Universe sembrano dei tributi alla Motown degli anni ’70, quando faceva uscire dischi come A Quiet Storm di Smokey Robinson. È stata una tua scelta?

Penso che siamo arrivati a quel tipo di sound abbastanza spontaneamente. L’intero suono di Hit Parade è stato una scoperta, un viaggio continuo, per la sua lunga gestazione e per il modo in cui abbiamo lavorato assieme.

Pensa che per Róisín Machine Richard Barratt (vero nome del produttore Crooked Man, ndr) mi avvertiva di non toccare niente, a tutto ci pensavano lui e il suo assistente… Barrat lavorava in modo diametralmente opposto a DJ Koze: aveva tutto già deciso nella sua mente.

Devo però ammettere che facendo l’album quasi sempre a distanza con Koze non sapevo cosa gli passasse per la testa mentre lavorava per me… Ha preso mie intuizioni, idee, canzoni che potevano diventare country e poi si sono trasformate in tutt’altro. Mi chiamava e mi diceva: “Uccidiamo le tue creature per me!”. Ma alla fine Koze non finiva il suo dovere finché non aveva l’impressione di aver realizzato qualcosa di speciale.

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Róisín Murphy (foto di Nik Pate)

Poi improvvisamente nel disco arriva You Knew, un brano dub con Mad Professor. Curiosità: non hai mai pensato di cantare un brano reggae o fare una cover di un classico del genere?

Io amo il reggae e non vorrei fare una cover, ma piuttosto un disco dove il dub è protagonista. Sai, la musica dub è nel mio DNA e la gente mi dice: “Tu sei parte della storia della dance”, ma ti ricordo che alla base di tutto c’è il dub.

È con la prospettiva creata dal dub che si è realizzato il giusto approccio alla musica dance. Sono stata poche volte in Giamaica ma ogni volta è stato magnifico, come visitare quei negozi di 7″ a Kingston. Ricordo che proprio quei dischi erano alla base dei DJ set di Winston Hazel, che sentivo da ragazzina, quando scoprivo l’universo del clubbing.

Can’t Replicate suona come un bell’omaggio a un classico dance degli anni ’90, French Kiss di Lil Louis.

Adoro questa traccia! Solo Koze può portarti in quella dimensione! E quando la suoniamo dal vivo si crea una dimensione fantastica del sound, che a un certo punto fa “boom!”.

Alla fine è una traccia semplicissima, no?

Non direi, perché per creare quel suono Koze lavora in maniera analitica, si sofferma su ogni coloritura. Quello che percepisci è solo l’effetto finale.

Two Ways è probabilmente uno dei brani con un moodboard molto contemporaneo. Da cosa ti sei fatta ispirare?

Ecco, qui c’è un esempio concreto di come si lavora con DJ Koze. Sono andata da lui cantando un’adorabile melodia (la canticchia dolcemente, ndr)e lui (fa un rumore come di strappo di una pagina, ndr) l’ha trasformata in qualcosa d’altro!

A me pare che, più passano gli anni, più diventi coraggiosa e ancor più anticonformista, rimanendo però molto giovane, fresca nelle scelte estetiche. Qual è il segreto?

Mi piace molto la sensazione di sapere che sorprenderò le persone. Al posto di provocarmi dell’ansia, tutto questo mi calma. Quando ho cominciato a leggere tutte quelle belle recensioni di Róisín Machine, avevo già quasi finito questo album e dentro di me dicevo: “Oh! Vi piace tanto? E non sapete a cosa state andando incontro con il prossimo disco!”.

Ecco, qualcuno mi ha detto che avrei messo a repentaglio il mio posizionamento sul mercato, visto il buon feedback di Róisín Machine. Ma per me è naturale pensare che sia giusto andare oltre, far scoprire ad altre persone chi sono, cosa faccio musicalmente. E pensare che ho concepito Hit Parade senza un contratto discografico in mano. Avevo già finito con BMG (via Skint, ndr). Chiamalo, se vuoi, un gioco pericoloso.

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