Salmo e Noyz Narcos presentano “CVLT”: «Sentiamo il dovere di portare avanti il genere»
Il primo progetto collaborativo tra il rapper sardo e il rapper romano in uscita questo venerdì suggella nel segno del gore e delle rime sferzate come coltellate un’annata ricca di joint album. Maurizio Pisciottu ed Emanuele Frasca ce lo hanno raccontato
Cosa rende un disco un culto per gli appassionati? Per chi vi scrive, gli ingredienti per un progetto destinato a rimanere impresso nella memoria storica di un genere sono pochi ma essenziali. Punchline dritte come uno schiaffo, produzioni sartoriali, prive di quella fastidiosa patina plasticosa che troppo spesso si sente nel rap italiano. E ancora rime assestate con la precisione di un cecchino, wordplay, un immaginario ben definito e vivido. Riferimenti e citazioni all’arte in tutte le sue manifestazioni, visive e letterarie. Infine, uno sguardo al passato senza ricalcarlo in modo artificioso, ma dandogli nuova linfa vitale. Nel 2023, un anno decisamente florido, fortunatamente c’è stato un discreto numero di progetti che hanno soddisfatto i requisiti di cui sopra. E CVLT, il nuovo album di Salmo e Noyz Narcos in uscita questo venerdì, è il suggello sanguinoso di un’annata in cui il rap italiano si è imposto con veemenza.
Con gli anni (praticamente da Santeria in poi), la pratica del joint album si è diffusa a macchia d’olio. E i risultati la maggior parte delle volte sono stati ampiamente soddisfacenti (solo quest’anno abbiamo avuto gli ottimi esempi di Ensi e Nerone e Coez e Frah Quintale). Sarà che l’unione fa la forza, sarà che quando l’intesa c’è e si vede si riesce sempre a tirare fuori il meglio l’uno dall’altro, anche forse dividendosi il gravoso peso delle aspettative. Come nel caso di CVLT di Salmo e Noyz Narcos. Se quest’ultimo non è nuovo al prodotto joint album (basti pensare al trucissimo La calda notte con Chicoria e al desertico Localz Only con Fritz Da Cat), il primo non poteva trovare sacerdote e compagno migliore per il suo battesimo del fuoco.
Un album a tinte gore
Un battesimo che non è arrivato proprio da un giorno all’altro. «Questa è una collaborazione di cui negli anni abbiamo parlato parecchio. E secondo me molti poi lo hanno fatto perché ci hanno sentito confabulare», svela scherzosamente Noyz. Che aggiunge che l’idea di un intero album insieme frullava in testa ai due solo da dieci anni. Quelli necessari per conoscersi non solo artisticamente, ma anche umanamente (come ci hanno dimostrato poi in separata sede). E per costruire uno storico di featuring che non hanno fatto altro che farci venire l’acquolina in bocca anelando qualcosa di più di una canzone. Facendoci chiedere cosa sarebbe venuto fuori se due delle penne più splatter del rap italiano avessero fatto incontrare i loro Incubi per un viaggio da più di una tappa. E la risposta è arrivata.
Se, infatti, il nuovo album di Salmo e Noyz Narcos avesse un trigger warning, sarebbe senza dubbio quello di procedere all’ascolto delle quindi tracce (prodotte da Luciennn, lo stesso Salmo, Sine e Ford78) con molta cautela in caso di debolezza di stomaco. Le tinte gore di CVLT sono quelle con cui i due negli anni hanno sfamato i loro ascoltatori più affezionati (soprattutto Noyz, maestro indiscusso dell’horrorcore in Italia. Granitico nel non aver mai ceduto di un millimetro a un lirismo più edulcorato e nel non piegarsi al mainstream, lasciando che fosse quest’ultimo a flettersi a lui. Anche a costo di aspettare anni prima che il tempo e le classifiche dessero ragione alla sua visione), ma elevate al quadrato.
La collaborazione con Dario Argento
Anzi, al cubo, se si considera la partecipazione di Dario Argento. Che ha curato la regia del truculento e iconico trailer che ha anticipato l’uscita di CVLT (e che negli scorsi giorni è stato presentato anche alla Festa del Cinema di Roma). Tra sangue che zampilla a profusione da giugulari squartate e crani spappolati. «A livello mondiale è un king del genere», racconta Noyz Narcos di questa collaborazione.
«Avremmo potuto contattare un regista d’oltreoceano per fare questa cosa, ma il meglio ce l’avevamo già in casa». E la risposta del maestro Argento alla pazza idea di Salmo e Noyz Narcos è stata entusiasta. «Era molto incuriosito e si è mostrato molto volenteroso di collaborare. Un cantante pop non gli avrebbe mai proposto una cosa del genere». Una collaborazione che avrà un seguito? «C’è un’idea di fare un prequel del corto», spoilera Salmo. «Vorremmo lavorare sui personaggi che abbiamo interpretato».
Salmo e Noyz Narcos e l’importanza di chiedersi perché lo fanno
Ma oltre al cortometraggio, qual è la cosa più cult di CVLT? Senza dubbio l’Anthem iniziale, un vero e proprio unicum dei joint album italiani e un nuovo modo di intenderli. Una traccia che da una parte apre le porte del disco, dall’altra celebra le gloriose carriere di Salmo e Noyz Narcos in modo totalmente inedito (che non vogliamo anticiparvi per non rovinarvi la sorpresa).
E che si apre con la domanda delle domande, che Salmo già si poneva nel 2011 in Morte in diretta e che per Noyz Narcos sembra più che lecita dopo il pensiero che Enemy sarebbe stato potenzialmente il suo addio in grande stile alla scena: “Spesso mi chiedo perché ancora lo faccio”. «Una domanda che ancora mi faccio, ma che penso sia doverosa», spiega Lebon. «Credo diventi un problema quando non te lo chiedi più. Io mi sono un po’ stancato dell’ambiente del rap», ammette Salmo, «Ma allo stesso tempo non posso pensare di abbandonare la musica».
Noyz Narcos su Kid Yugi: «Era da molto tempo che non sentivo un rapper con queste capacità»
Anche perché, a rimescolare le carte in tavola e a instillare la fiducia che il testimone passerà in buone mani, ci sta pensando una nuova generazione a cui Salmo e Noyz Narcos (che presenteranno CVLT in due grosse date questa estate a Milano e Roma) hanno voluto dare spazio, come da sempre hanno fatto nei loro album.
In CVLT, infatti, oltre a Marracash in Respira e a Coez e Frah Quintale in My Love Song 2, Salmo e Noyz Narcos hanno deciso di ospitare Kid Yugi proprio nella title track. Una responsabilità non da poco. «Lui è un emergente che non sembra emergente», racconta Noyz. «Era da molto tempo che non sentivo un rapper con queste capacità. Lui fa il rap alla nostra maniera, parla un linguaggio molto simile al nostro. Ha la capacità di costruire una canzone che non è comune nei ragazzi della sua età. Mettere i giovani in un album importante è una cosa figa, e se c’è uno di loro che merita lo devi infilare per forza». A dimostrazione che non è da quanto lo fai, ma è come lo fai che ti fa guadagnare il rispetto dei veterani. E anche questo è un culto.