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Cosa ci raccontano i big di Sanremo 2026?

I cantanti in gara annunciati ieri in diretta la Tg1 da Carlo Conti hanno deluso il pubblico da casa per la mancanza di grandi nomi. Ma davvero è tutto da buttare?

  • Il1 Dicembre 2025
Cosa ci raccontano i big di Sanremo 2026?

Da ieri pomeriggio c’è chi grida al morto. “Ma dove sono i big?” è il commento più gettonato sotto qualsiasi post o articolo riguardante la lista dei cantanti in gara al Festival di Sanremo 2026. I nomi che ha annunciato Carlo Conti non hanno convinto, questo è un dato di fatto. I grandi artisti, quelli che dal primo anno di Amadeus fino alla scorsa edizione hanno reso il palco dell’Ariston di nuovo rilevante dopo un decennio, non hanno presentato alcun brano. Dell’agognato ritorno di Blanco, della suggestione Angelina Mango o della partecipazione di Emma o Madame, non se n’è fatto nulla. In molti imputano questa scarsità di “grandi” nomi alla direzione artistica e presenza di Conti. Dando per buone queste supposizioni, l’anno scorso avrebbe vissuto di rendita.

Ma quindi Sanremo 2026 rischia di essere davvero un flop? È un azzardo affermarlo ora, non fantascientifico solo pensarlo. L’aspetto più evidente rispetto alle ultime edizioni è che è davvero complicato prevedere un possibile vincitore. Per esempio, l’anno scorso fin da subito si era parlato di una possibile bagarre a tre tra Olly, Achille Lauro, Giorgia e l’incognita Fedez (al netto delle due sorprese Lucio Corsi e Brunori Sas). Nel 2024 Geolier, Angelina Mango e Annalisa era un podio quasi annunciato e l’unica incertezza era l’ordine di arrivo. Il 2023 aveva avuto addirittura quasi il sapore di un plebiscito con la vittoria schiacciante di Marco Mengoni. Le previsioni, nella maggior parte dei casi, erano una sorta di media ponderata tra notorietà dell’artista, carriera, ascoltatori mensili e soprattutto il numero di fan.

Quest’anno il medesimo gioco è impraticabile. A livello di streaming non abbiamo un top player. Luchè è a quota tre milioni su Spotify, poco dietro ci sono Fedez e Tommaso Paradiso a quota due e poi una lunga schiera di artisti che bazzicano tra il milione e il milione e mezzo. Se contiamo la rilevanza social o il numero di superfan, i nomi sono pressoché gli stessi con l’aggiunta di Ermal Meta che ha davvero uno zoccolo duro di appassionati. Tuttavia, anche tenendo conto di questo parametro, non c’è nessuno che stacca nettamente tutti gli altri. E allora sì, possiamo dire che il Festival di Sanremo 2026 torna a essere come le edizioni pre-Covid. Non stiamo parlando di ascolti, quello sarebbe prematuro, ma delle canzoni. Più che mai conteranno i brani. Bisognerà ascoltarli e capire anche come funzioneranno in televisione per poter azzardare il ben che minimo pronostico.

Le canzoni al centro

In realtà qualcuno potrebbe obiettare che sia una tendenza già iniziata dallo scorso anno. Non è totalmente sbagliato. L’albero delle noci di Brunori Sas e Volevo essere un duro di Lucio Corsi hanno ristabilito le gerarchie e conquistato due gradini del podio imprevedibili in partenza. Il Sanremo 2026 tuttavia enfatizzerà ancora di più questa dinamica.

Questo discorso vale soprattutto per quegli artisti in rampa di lancio, i più apprezzati dai telespettatori tra gli annunciati di ieri. Stiamo parlando di Sayf – protagonista in copertina del nostro nuovo numero cartaceo New Italiansche con il suo rap ibrido, tra alt jazz, funky e tocco pop, potrebbe stupire. Di Tredici Pietro che già nel suo ultimo album aveva dei pezzi “sanremesi” come verità scritta insieme a Tommaso Ottomano, fido collaboratore di Corsi. Poi di nayt, già affermato e da tempo una perla rara del conscious rap italiano. Anche Chiello, Leo Gassman, Michele Bravi, Fulminacci e Serena Brancale con un pezzo convincente, potrebbero ambire a qualcosa di più di un buon piazzamento in top ten.

Inutile dire che lo stesso ragionamento vale ancor di più per gli artisti “storici”. L’Ariston è l’habitat naturale di Arisa, come lo è per Ermal Meta e Malika Ayane. E in un periodo storico in cui il pubblico vuole rifugiarsi nelle canzoni all’italiana, come lo può essere una ballad classica orchestrale con ritornello aperto da cantare a squarciagola, le possibilità aumentano. In più c’è anche molta più attenzione del pubblico alla scrittura delle canzoni. Il successo dei cantautori dello scorso anno lo conferma e ci dice anche un’altra cosa interessante. Il testo funziona quando è puro e innocente, ha meno effetto il pietismo. Un aspetto che forse ha fatto perdere un po’ di terreno a livello di televoto a Simone Cristicchi, comunque quinto in classifica e premiato dalla sala stampa Lucio Dalla. In questo senso, le parole conteranno moltissimo per Levante, Dargen D’Amico e J-Ax.

Lo sconcerto e l’incertezza sul Festival di Sanremo 2026 da un lato gettano ombre su una 76esima edizione che rischia di raccogliere meno in termini di audience. Ma allo stesso tempo potrebbero riportare le canzoni ancora di più al centro del discorso. E questo, invece, rende tutto più luminoso.

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