Il mondo discografico secondo Silvo Berlusconi negli anni ’80 e ’90
Anche in questo contesto il Cavaliere riscosse enormi soddisfazioni, mescolando la sua passione e conoscenza per la musica con le sue intuizioni imprenditoriali
Impossibile scindere la figura di Silvio Berlusconi – scomparso oggi, lunedì 12 giugno, a 86 anni – dalla musica. Le sue prime esperienze lavorative negli anni ’50 furono proprio come giovane crooner sulle navi da crociera, ed è lì che strinse un’amicizia che divenne inossidabile con Fedele Confalonieri, che lo accompagnava. Alla nascita del suo impero mediatico ebbe una sua importanza anche il mondo discografico. Possiamo senza dubbio ricordare Silvio Berlusconi come un ottimo discografico degli anni ’80 e dei primi anni ’90. Ecco perché.
Silvio Berlusconi, dalla gratitudine per gli chansonnier alla creazione di nuove icone pop
L’amore per i cantautori genovesi, i grandi cantanti americani e gli chansonnier francesi trovò spazio anche nelle sue avventure imprenditoriali, quando nel pieno della sua ascesa diede vita nel 1981, tramite la sua Fininvest di Cologno Monzese, alla sua prima etichetta discografica, la Five Record (che poi divenne tra il 1991 e il 1993 RTI Music).
L’etichetta nacque all’inizio come mezzo per commercializzare le canzoni delle sigle televisive dei programmi originali e acquistati dalle reti Fininvest, dall’onda di nuovi cartoni animati ai varietà, dai quiz alle telenovelas (ricordiamo la fondamentale e mai troppo apprezzata presenza di Augusto Martelli come compositore). Ma divenne poi un prezioso strumento per le pubblicazioni di grandi nomi storici della canzone italiana come Gino Paoli, Orietta Berti, Patti Pravo, Bruno Lauzi.
Dentro questo ampio spettro artistico, e agli antipodi, si aprirono chance per tanti nuovi artisti che diventarono in pochissimo tempo di grande appeal popolare e transgenerazionali come Cristina D’Avena, Sabrina Salerno (che esplose in tutta Europa con il singolo Boys) e poi Ambra, Lorella Cuccarini, Francesco Salvi, Giorgio Faletti e, ovviamente, Fiorello.
Dalla italo disco alla creazione del “mito” Cristina D’Avena
Ci sono stati negli anni ’80 e ’90 anche dei casi discografici davvero molto interessanti, come il gruppo di italo disco prodotto dal grande polistrumentista e arrangiatore bolognese Mauro Malavasi, ovvero i Change. Ricordiamo che furono i primi italiani con una produzione dance a spingersi in alto nella classifica Billboard 200, arrivando fino al numero 29. A livello di produzioni dance, la Five Record fece uscire in Italia il mitico brano di Joe Smooth Promised Land, e poi nei primi anni ’90 i Double Dee, con la loro house made in Ancona, e altre gemme italo disco come i Novecento.
Sarebbe una lista gigantesca invece nominare tutte le bizzarrie nelle produzioni Five / RTI. Nominiamone solo una per tutte: il fantomatico trio Ro.Bo.T, attivo dal 1985 al 1989 e formato da Rosanna Fratello, Bobby Solo e Little Tony.
Anche nel caso dell’industria discografica Silvio Berlusconi fece i suoi successi. Certamente la sua personalissima punta di diamante fu Cristina D’Avena, figura che ha attraversato diversi decenni con dei numeri impressionanti: i suoi singoli e album hanno venduto oltre 7 milioni di copie, anche grazie alle compilation Fivelandia e Cristina D’Avena con i tuoi amici in TV. Basti pensare che il singolo Kiss Me Licia da solo vendette 200mila copie, raggiungendo la settima posizione nella classifica dei singoli più venduti e conquistando il disco d’oro.
Tra tutte le sigle cantate da Cristina D’Avena, la più amata è senza alcun dubbio (anche da Silvio) la Canzone dei Puffi, datata 1982, con 500mila copie vendute, tanto da far ottenere alla cantante il suo primo disco d’oro.