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Il Sónar è salvo?

Questo weekend a Barcellona si è svolta la 32esima edizione del festival che nelle ultime settimane era finito nel ciclone delle polemiche: ecco com’è andata

  • Il15 Giugno 2025
Il Sónar è salvo?

Il Sónar by Day, foto di Juan Sabatino

Che il Sónar abbia sempre rappresentato uno spazio senza confini, né fisici né espressivi, lo sapevamo già. Il festival è oggi alla sua trentaduesima edizione, tre decadi in cui la direzione artistica del progetto ha sempre esplorato una varietà di forme artistiche dirompenti, con un focus specifico sulla musica elettronica. Fatte le premesse, questo sarebbe dovuto essere un anno grandioso per il Sónar. Ma, nelle settimane precedenti all’evento, una serie di polemiche sull’acquisizione del festival da parte di KKR – fondo d’investimento filo-israeliano – ha colpito come uno tsunami la percezione e l’opinione pubblica verso l’evento.

161mila partecipanti al Sónar

Detto ciò, parliamo un attimo degli importanti traguardi di quest’anno. Gli organizzatori comunicano una crescita del pubblico di 7.000 persone rispetto allo scorso anno, raggiungendo l’importante numero di 161.000 partecipanti al Sónar by Day e Sónar by Night – una cifra che pochi altri festival di musica elettronica nel mondo possono permettersi. Oltre 1.400 gli artisti, speaker e professionisti legati all’arte, alla tecnologia e alle scienze, che hanno dato vita a una programmazione non solamente musicale, ma anche a un palinsesto di contenuti parlati, exhibition e intersezioni tra tecnologia avanguardistica e musica nel contesto del Sónar +D, rendendo il festival sia un evento musicalmente impattante – capace di intercettare e interpretare lo spirito del presente e del futuro -, sia un hub dove si incrociano varie discipline orientate all’innovazione.

Veniamo invece al succo della critica di questo 2025 nei confronti del Sónar. Il dibattito dell’opinione pubblica si è acceso qualche settimana fa, con decine di artisti che hanno ritirato la propria partecipazione al festival – tra cui Arca – e condanne dirette nei confronti del Sónar per l’associazione con KKR. Come accennato sopra, il festival è stato acquisito dal fondo lo scorso anno.

Le prese di posizione negli spazi fisici

Abbiamo tentennato fino alla fine sul ritirare o meno la nostra partecipazione all’evento, poiché il primo comunicato stampa è stato generico e poco indirizzato alle reali critiche mosse da stampa e pubblico, ma la pagina di FAQ pubblicata a ridosso del festival ci ha convinti abbastanza. Convinti non della bontà del fondo di appartenenza, ma quanto meno delle intenzioni e dei valori del team che lavora nel festival. Ed eravamo curiosi di percepire quali fossero le reali implicazioni sul posto, una volta che il Sónar stesso ha incoraggiato la propria community a manifestare negli spazi fisici durante il festival.

Il risultato è stato notevolmente coraggioso. Le bandiere della Palestina hanno pervaso qualsiasi spazio, lasciando libertà di espressione al pubblico e soprattutto agli artisti. Nessuna censura sui ledwall dei palchi, tanto che durante il set di Sarra Wild compare addirittura un “KKR funds Israel’s genocide in Gaza”. Liberi di dire ciò che si vuole, di scegliere da che parte della storia si vuole stare. 

Il team storico del Sónar ha abbracciato un atto di coraggio e di dissociazione rispetto ai valori del fondo che l’ha acquisito, a discapito di quali potrebbero essere le implicazioni future di questa scelta. Non era semplice reagire a una cascata di indispettimenti così su larga scala. Ma la coerenza con ciò che il festival ha sempre raccontato dalla sua nascita ha permesso un respiro di sollievo collettivo. Siamo stati ancora in uno spazio libero, il Sónar è ancora fedele al “Marginalised communities build culture”. E vogliamo pensare che lo sarà ancora a lungo. 

Gli show del Sónar, da Peggy Gou a Nathy Peluso

Come sempre, la grande protagonista è stata ovviamente la musica. Dalla superstar Peggy Gou che al SónarClub ha radunato una folla oceanica fino allo show carnale, passionale, carismatico e magnetico di Nathy Peluso (che dopo aver conquistato il main stage da headliner ha infiammato il SónarCar con il suo Club Grasa in b2b con Afri K e Chris Collins). Passando per l’Afrikan Alien Pa Salieu, il ravetón audace e dirompente di Six Sex, lo show più grande della carriera di Bicep, che apre in modo epico la prima serata del Sónar by Night, le contaminazioni di Four Tet molto altro ancora. 

Il 2026 sarà la 33ª edizione del Sónar, e gli organizzatori annunciano che sarà un portale d’ingresso per il terzo grande stravolgimento del festival negli ultimi decenni. Il prossimo anno ci sarà un’intersezione tra parte diurna, notturna e il futuristico Sónar+D. Il tutto prenderà vita alla Fira Gran Via di Barcellona, superando il dualismo tra giorno e notte in due venue differenti. Potrebbe essere una scelta vincente, considerando il filo conduttore che unisce i due momenti del festival. E potrebbe rendere l’esperienza del pubblico più rotonda e immersiva.

Cosa succederà adesso?

Ma la vera domanda è: dopo un’edizione così problematica a livello percettivo, il Sónar è salvo? Quali saranno le implicazioni delle scelte del team nel medio termine? Cosa succederà tra il fondo di appartenenza e l’organizzazione?

Noi vogliamo ancora pensare al festival come a un luogo sicuro, una casa capace di accogliere voci forti, chiare, diversificate. E speriamo di poterlo dire ancora a lungo, perché di posti in cui poter parlare liberamente ce n’è ancora bisogno, oggi più che mai. E il Sónar è ancora oggi uno di questi.

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