Le canzoni da non perdere di “THE TORTURED POETS DEPARTMENT” di Taylor Swift
Scritto e prodotto con il supporto dei fidi collaboratori Jack Antonoff e Aaron Dessner, l’undicesimo (doppio) disco della cantautrice statunitense è un kolossal da 31 tracce. Questa è la nostra selezione, basata su un primissimo ascolto
Se un disco di sedici tracce è già un’eccezione di questi tempi, un lavoro discografico da oltre due ore che comprende più di trenta brani è qualcosa di impensabile. Taylor Swift però può tutto, persino annunciare un doppio album a due ore dall’uscita della versione standard. THE TORTURED POETS DEPARTMENT, anche nell’edizione più breve, di certo, non è giudicabile con un primo ascolto. Tuttavia, una prima idea ce la siamo fatta e l’impressione è che Taylor Swift abbia scritto uno dei dischi più personali. Meglio di Midnights e Folklore? Non ne siamo così certi.
“THE TORTURED POETS DEPARTMENT” è davvero una nuova era?
Ascoltando le prime cinque canzoni del nuovo album di Taylor Swift si notano subito due cose: i riferimenti autobiografici dei testi e le produzioni ancora fortemente debitrici dell’ultimo disco Midnights. La mano di Jack Antonoff si percepisce nei sintetizzatori e in quell’afflato pop in stile anni Ottanta. Il suo impatto è talmente forte che in alcuni casi – se non fosse per le parole – sembra quasi di ascoltare una canzone dei Bleachers cantata da Taylor Swift.
L’impronta del produttore è ancora più evidente quando nella tracklist subentrano i brani scritti con Aaron Dessner. Lo stacco è netto e tutto si fa più intimo, drammatico e, solo qualche volta, compare un pizzico d’ironia. L’esempio ideale è But Daddy I Love Him dove la cantautrice si prende gioco del padre cantando «Scrеamin’, “But, daddy, I love him” / I’m having his baby /No, I’m not, but you should see your faces».
A un primo ascolto, THE TORTURED POETS DEPARTMENT si mantiene sulla medesima cifra stilistica per quasi tutto il tempo. Ci sono dei piccoli scampoli di country, molto interessanti e troppo brevi, come in I Can Fix Him (No Really I Can), The Prophecy e I Look in People’s Windows, quest’ultime contenute nella versione Anthology. A tal proposito, la seconda parte, rimasta “segreta” fino alla due di questa mattina, vede una prevalenza di canzoni scritte con il chitarrista dei National. Di colpo, lo strumento protagonista è il pianoforte che compare in quasi tutte le quindici tracce bonus. Tra queste c’è anche il presunto dissing a Kim Kardashian thanK you aIMe.
Le tracce da non perdere del nuovo album di Taylor Swift
Abbiamo selezionato alcune delle canzoni che, per via del testo, o per qualche soluzione sonora che ci ha sorpreso, a nostro avviso rappresentano meglio il nuovo album di Taylor Swift. Tra featuring che non hanno deluso, racconti personali e delusioni d’amore, è stato un lungo viaggio.
The Tortured Poets Department
La titletrack è quella che nelle ultime ore sta attirando maggiormente l’attenzione degli Swifties. Non tanto per il sound pop newyorchese al quale si è già fatto riferimento, quanto per la storia raccontata dai versi. Oltre al già iconico passaggio «I laughed in your face and said, “You’re not Dylan Thomas, I’m not Patti Smith / This ain’t the Chelsea Hotel, we’rе modern idiots”», i fan hanno subito collegato il personaggio maschile della canzone al frontman dei 1975 Matty Healy con cui la cantante avrebbe avuto una breve relazione. Descritto come un Golden Retriever tatuato, il cantautore britannico, sembra essere il protagonista del brano anche per via del riferimento alla sua passione per la cioccolata e le sigarette.
Altri fan pensano che The Smallest Man Who Ever Lived suggerisca il motivo per cui la relazione tra Swift e Healy è terminata. Il brano, cattivissimo, si apre con il più grande riferimento a Healy finora, quando la popstar canta: «Was any of it true? / Gazing at me starry-eyed / In your Jehovah’s Witness suit».
So Long London
L’inizio a cappella cattura subito l’attenzione, soprattutto perché rappresenta la prima vera variazione sul tema. Il modo di cantare di Taylor Swift ricorda la malinconia di Lana Del Rey, mentre sotto i synth preparano il terreno per un ritornello catartico che non esplode mai del tutto, come in una canzone dei National.
Anche qua c’è un riferimento diretto alle vicende personali di Taylor Swift e a un altro uomo che l’ha fatta soffrire. Stiamo parlando di Joe Alwyn che viveva a Londra, dove la cantante ha trascorso una buona parte del tempo durante la loro relazione durata sei anni. Nel brano canta: «I left all I knew / You left me at the house by the Hеath». “By the Heath” potrebbe riferirsi al parco di Hampstead Heath.
Florida!!!
Quando parte il feat con Florence Welch, ogni dubbio se ne va ed è una vera boccata d’aria fresca. La Florida, riferimento autobiografici annessi, diventa il porto sicuro e il luogo dove fuggire per liberarsi dal dolore e sotterrare i rimpianti.
Decisamente migliore rispetto alla collaborazione con Post Malone, quella con Florence + The Machine sembra proseguire la narrazione di So long London: quando la notizia della rottura con Alwyn è diventata di dominio pubblico, l’Eras Tour si trovava a Tampa. Sì, proprio in Florida.
Who’s Afraid of Little Old Me?
Uno dei pochi brani scritti interamente da Taylor Swift che, insieme alla traccia conclusiva Clara Bow, è una riflessione sul rapporto tra la cantautrice con la fama e l’opinione della critica. Uno dei brani più interessanti di THE TORTURED POETS DEPARTMENT per il modo in cui sembra staccarsi dal resto per linea melodica e stile.
Clara Bow
Clara Bow è stata un’attrice statunitense che per gran parte della propria carriera ha sofferto di problemi di salute mentale a causa del suo status di personaggio famoso. Taylor Swift paragona le sensazioni vissute a quelle della star del cinema muto.
Le parole del testo risultano quasi universali, nonostante l’eccezionalità del caso. Gli archi che accompagnano la melodia rendono il tutto più emozionante.
The Black Dog
La migliore delle tracce bonus della versione Anthology di THE TORTURED POETS DEPARTMENT. Viene meno l’anima country pop e viene lasciato spazio alle uniche chitarre elettriche del disco. Il ritornello è tra i più convincenti dei 31. Vale la pena no?