Taylor Swift, la genesi di “1989”
Esce oggi per HarperCollins la biografia 100% unofficial della popstar più famosa del mondo scritta da Chas Newkey-Burden: un estratto in anteprima
Dalla prima chitarra ricevuta a otto anni alle sfide che ha incontrato sulla strada del successo. Dalle evoluzioni dei suoi outfit agli attacchi mediatici, dalle relazioni con compagni famosi come Harry Styles, Joe Alwyn e Travis Kelce fino al The Eras Tour, che celebra i suoi primi vent’anni di carriera. La biografia 100% unofficial di Taylor Swift edita da HarperCollins e scritta dal giornalista britannico Chas Newkey-Burden è un libro imperdibile per tutti gli Swifties. Ecco in anteprima un estratto sulla genesi di 1989.
L’estratto dalla biografia di Taylor Swift
Il quinto album di Taylor Swift, 1989, fu l’album che nessuno si sarebbe mai aspettato che realizzasse e anche l’album che avrebbe certamente, inevitabilmente realizzato. Segnò un cambio positivamente rivoluzionario di stile e tono, ma non avrebbe dovuto sorprendere la gente tanto quanto fece. Molti artisti tra i venti e i trent’anni sono diversi rispetto a quando erano nel cuore dell’adolescenza semplicemente perché molte persone sono diverse tra i venti e i trent’anni rispetto a quando erano nel cuore dell’adolescenza.
E, per quanto i dettagli tecnici della sua musica fossero cambiati, la filosofia swiftiana alla base restava la stessa. Il nuovo album semplicemente parlava di com’era la vita di Taylor in quel momento mentre lei, la sua musica e le sue sensazioni si trasferivano da Nashville a New York. Dove aveva investito 19,9 milioni di dollari per comprare due attici nel quartiere Tribeca di Manhattan.
Taylor scrisse buona parte del nuovo album durante il tour di Red nel 2013-14, in un empito di creatività on the road. Aveva salvato le demo sul suo telefono in una cartella dal simpatico nome di Sailor Twips (Marinaio Twips, un gioco onomatopeico con il suo stesso nome). Il materiale nuovo sviluppato in quella cartella nautica vide Swift passare dagli impacci degli anni dell’adolescenza, dall’angosciata età dei vent’anni e da qualcosa che il mondo conosceva e amava a una nuova identità. Una giovane donna infinitamente più consapevole di sé che si divertiva maliziosamente a giocare con la percezione mediatica e pubblica di lei.
Si era trasformata da fidanzatina d’America in giovane donna il cui curriculum visibile di storie romantiche le aveva procurato una reputazione ben diversa nell’immaginario pubblico. Non più la ragazza della porta accanto, ma la donna delle prime pagine. Sul piano musicale, anche il sound complessivo era molto diverso. I beat avevano rimpiazzato i banjo, la faccia tosta aveva sostituito lo spirito del Sud e l’elettronica i violini. Fu un “addio al tono nasale”, come disse un critico, e per Swift si trattò di un’evoluzione che aveva bisogno di fare.
Aveva notato una differenza nel modo in cui le artiste e gli artisti riuscivano a restare attivi sul lungo periodo. Gli uomini potevano continuare a presentare più o meno la stessa immagine e lo stesso sound, album dopo album. Mentre dalle donne ci si aspettava che si reinventassero costantemente se volevano conservare lo sguardo adorante dei media e del pubblico.
Inoltre, Taylor voleva mettersi alla prova sul piano musicale e ciò significava esplorare suoni nuovi. «So che per me l’opzione di fare della musica che suoni esattamente come quella che ho fatto prima non c’è» disse a PopCrush. «La gente mi incalzerebbe. Mi smaschererebbe. Capirebbe che sono stata pigra» aggiunse. «Per cui, con questo album ho decisamente cambiato un po’ di cose e credo di averle cambiate in meglio». La genesi dell’album fu in un momento di disperazione.
Red fu candidato ai Grammy del 2014 come Album dell’Anno e Taylor si era convinta di avere buone probabilità di vincerlo. Siccome non andò così, tornò a casa arrabbiata, mangiò hamburger e patatine fritte con le amiche, pianse di brutto e andò a letto. Il giorno dopo, al risveglio, Taylor si sentì galvanizzata e pronta a lavorare su un album nuovo che avrebbe destato l’attenzione del mondo.
Swift spiegò che spesso le canzoni migliori sono quelle che «escono in modo naturale da qualche folle scintilla di creatività». Disse: «Molte delle canzoni di cui vado più fiera nell’album sono quelle per le quali ho avuto un’idea, mi sono tipo lasciata prendere, l’ho seguita e, venti minuti dopo, avevo buona parte della canzone pronta». La sua massima era che, se le veniva «un’idea improvvisa davvero folle, era quella a cui dare la caccia, quella da seguire». Le canzoni in cui trovava «un po’ più difficile trovare il ritmo giusto» talvolta venivano messe da parte: figli abbandonati dell’energia creativa di Swift.
Per qualsiasi artista, sapere quali brani selezionare e quali abbandonare in vista di un album è un compito difficile. Ma Taylor scoprì che il fatto che una canzone meritasse di essere inclusa dipendeva in larga parte dalla sua volontà di tornare più volte sull’incisione e di ascoltarla «ripetutamente» anziché perdere interesse dopo qualche mese. «Quindi, scrivo per due anni e, di solito, buona parte del materiale che scrivo nei primi sei mesi o nel primo anno viene buttato via» spiegò. This Love e Out of the Woods furono due di quei brani su cui continuò a tornare ed è per questo che il mondo finì per sentirli in 1989.
Le canzoni che riguardano più direttamente la vita di Taylor erano spesso quelle che restavano abbastanza a lungo da essere portate avanti. Quando le viene chiesto perché non si sia mai messa a scrivere un memoir da celebrità, Swift si chiede perché mai debba farlo, considerato che i suoi testi sono autobiografici al punto da metterla a nudo. Una delle sue doti migliori è raccontare la propria storia ovunque tranne che sulla pagina di un libro. Che sia una canzone oppure uno dei post che redige con grande cura sui social media oppure, talvolta, anche sui suoi abiti.
Swift è una star che si è liberata dalla dipendenza dai canali mediatici tradizionali. Nel 2014, con oltre undici anni di carriera alle spalle, era parecchio tempo che Taylor non garantiva un classico articolo da rivista. Preferendo fare dichiarazioni attraverso i social media che sedersi accanto a un fidato – o magari non tanto fidato – giornalista esperto di celebrità. A differenza di artisti meno influenti, per dire la sua Taylor non dipende dai media.
Fino al suo quinto album, molti testi di Swift parlavano della sua vita sentimentale. La presenza di questa parte della sua vita nei testi era parte del suo stesso marchio, ma le cose stavano per cambiare a mano a mano che i suoi interessi si ampliavano. La Taylor di quel periodo voleva essere leggermente più profonda. «Quest’album non parla di ragazzi» disse. «Non parla di cose banali; non parla di vendette o separazioni. Parla di com’è la mia vita adesso».
© 2014, 2024 Chas Newkey-Burden
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Prima edizione HarperCollins
luglio 2024