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The Smile e l’arte di prendere dei “ritagli” e renderli un disco magnifico

“Cutouts”, il terzo album del trio composto da Thom Yorke, Jonny Greenwood e Tom Skinner, raccoglie dieci brani registrati, e poi scartati, dal precedente “Wall of Eyes”

Autore Samuele Valori
  • Il4 Ottobre 2024
The Smile e l’arte di prendere dei “ritagli” e renderli un disco magnifico

Foto di ShinKatan x Weirdcore

Le foto stampa con cui The Smile hanno accompagnato l’uscita di Cutouts raccontano meglio di mille parole la genesi del loro terzo album, il secondo pubblicato nel giro dello stesso anno. La posa di Thom Yorke, Jonny Greenwood e Tom Skinner ricorda quella dell’immagine scattata per il precedente Wall of Eyes ma, grazie al lavoro del visual artist Weirdcore – che ha collaborato anche al videoclip del singolo Zero Sum – l’estetica è completamente ribaltata. Resta la forma, cambiano i colori e l’atmosfera. Le canzoni di Cutouts sono state registrate tra lo studio di Oxford e gli Abbey Road Studios di Londra, durante i lavori sul secondo album.

Alcuni sono stati suonati dal vivo durante il tour e sono usciti persino in vinile, come The Slip e Don’t Get Me Started. La “colonna sonora” Tiptoe, invece, musicava i titoli di coda del listening party di Wall of Eyes. Oltre al titolo, anche il messaggio di presentazione sui social sembrava relegare il progetto a un qualcosa di secondario: «Vi sottoponiamo con amore il nostro ultimo disco di 45 minuti (?) affinché venga inghiottito dal torrente che scorre veloce, giù nel gigantesco fiume in continua crescita e verso il mare». Definire il nuovo progetto un insieme di “ritagli” di WOE però è sbagliato, nonostante i brani siano nati da jam parallele alla produzione del secondo disco. Il terzo album degli Smile è tutt’altro che una raccolta di brani scartati, ma ha un’anima tutta sua.

Windows 95

All’inizio di Cutouts The Smile giocano con l’elettronica nell’ottimistica ballad Foreign Spies. La testa corre subito a Everything in Its Right Place, ma l’ingresso dell’orchestra ci riporta subito nel territorio del trio. Gli archi della London Contemporary Orchestra, sotto la guida di Greenwood e del produttore Sam Petts-Davies, legano l’opening track anche alla stupenda Instant Psalm. Un pezzo che parla di equilibrio nella solitudine e di come a volte trovarsi in mezzo alla furia degli eventi porta alla desensibilizzazione: «We can no feel pain / It’s so close that we disappear / through this narrow gap».

Quando parte Zero Sum si viene travolti dalle note velocissime di chitarra di Jonny Greenwood che alzano le mura di un labirinto sonoro nel quale ci si ritrova a girare come trottole impazzite. Nonostante i 4/4, gli Smile sembrano divertirsi a fare i black midi, soprattutto quando per la prima volta nel disco fanno la loro comparsa gli ottoni. L’estetica del videoclip rimanda agli anni Novanta e alla prima era digitale, citata nel ritornello da Yorke, quando ripete «Windows 95», un verso che è già cult tra i fan della band.

La già citata chitarra di Greenwood, in questo album ancora più protagonista, trasforma e muta The Slip, un altro dei singoli usciti quest’estate e uno dei migliori brani di Cutouts, secondo dopo secondo. Dopo un inizio elettronico, in cui a farla da padrone sono le percussioni di Tom Skinner, il pezzo tocca il funky nel ritornello. Questo groove irresistibile pervade quasi tutte le canzoni. Come quando l’aura minacciosa delll’incomunicabilità di No Words si abbina all’infinito giro di basso e ai sintetizzatori.

Gli Smile vogliono fare jazz

Ascoltando Cutouts si percepisce che The Smile hanno una grande voglia di suonare insieme. Si divertono a sperimentare e a giocare mescolando le loro rispettive influenze. In questo, la figura centrale dei tre è Tom Skinner. Il batterista, fondatore dei Sons of Kemet, viene dal jazz ed è lui a rendere speciale la musica del gruppo e a far sì che non appaia come un side project dei Radiohead. Mai come in questo disco l’attitudine jazzy è stata così preponderante. L’ansiogeno cambiamento raccontato da Colours Fly, con quel suo finale sfumato e distorto dal sax, ma soprattutto Eyes & Mouth ne sono la massima espressione. Qui Jonny e Tom danno il meglio di sé: il riff di chitarra e la batteria potrebbero proseguire e non fermarsi mai, non ci stancheremmo di ascoltarle. Thom Yorke accompagna con voce e accordi di pianoforte e canta ancora di trasformazioni e desiderio di controllare l’incontrollabile.

Accanto ad Eyes & Mouth, l’altro brano più sperimentale del disco, è il singolo Don’t Get Me Started. Difficile inquadrarlo: ricorda i lavori solisti di Yorke e allo stesso tempo ha qualcosa del minimalismo elettronico di Idioteque. Anche qua il lavoro sporco, ma bellissimo, lo fanno le percussioni e i ritmi afro. È Tom Skinner che segue e si adatta alle estroverse trovate dei due compagni di band, rendendole ancora più uniche.

Il futuro

Dopo aver concluso il tour con gli Smile e aver pubblicato la colonna sonora di Confidenza di Daniele Lucchetta, Thom andrà in tour da solista in Nuova Zelanda, Australia, Singapore e Giappone. Jonny Greenwood sta collaborando di nuovo con Paul Thomas Anderson per la colonna sonora del suo prossimo film The Battle of Baktan Cross. Tom Skinner ha pubblicato Voices of Bishara Live at “mu” ed è attualmente in tour da solista. Insomma, il trio è in iato. Non sappiamo se questo sarà l’ultimo saluto dei The Smile, i Radiohead hanno ricominciato a suonare insieme la scorsa estate, ma l’ultima traccia Bodies Laughing, ripescata dai cutouts (appunto) di In Rainbows sembra quasi un indizio.

Per ora ci basta questo terzo disco, a prescindere da cosa ne sarà dei The Smile. Un album che a ogni ascolto rivela sempre nuovi dettagli ma che, già dal primo, riesce a colpirti a livello emotivo e a coglierti di sorpresa. Il mondo creato da Yorke, Greenwood e Skinner ha i colori accesi della copertina, in cui ognuno può trovare e scovare quello che cerca.

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