Travis Scott: tutti i suoi album dal peggiore al migliore
La storia del rapper di Houston ripercorsa attraverso la sua musica. Tanti i brani diventati un cult, un solo nome in firma. Questo – e molto altro – è La Flame
«Voglio che le persone si sentano come se stessero vivendo qualcosa di folle». Questa frase di Travis Scott, tratta da un’intervista per Rolling Stone, racchiude l’essenza del suo spirito artistico e del suo approccio alla vita. Nato il 30 aprile 1991 a Houston, Texas, Travis Scott ha sfornato grandi album e si è mostrato negli anni non solo come performer di fama mondiale ma anche come un uomo dalla grande visione artistica.
Dietro le quinte, Travis Scott è conosciuto per la sua riservatezza e per il forte legame con la famiglia, soprattutto con la figlia Stormi, nata dalla sua relazione con Kylie Jenner. Questo aspetto della sua vita – che spesso non emerge – riflette un lato molto più intimo e personale. Un artista, insomma, sempre alla ricerca di un equilibrio tra fama mondiale e affetti personali.
La sua formazione e le sue esperienze di vita lo hanno reso una personalità dal forte fascino, sempre alla ricerca di nuove sfide. Dietro l’artista però c’è un uomo che si batte per l’autenticità, che si assume rischi e che non si accontenta mai. Ed è proprio questa determinazione una parte del suo marchio come artista.
Cactus Jack è diventato negli anni un esempio di come questo atteggiamento e la forte passione possano trasformare i sogni in realtà. In attesa di assistere alla sua prossima evoluzione artistica, facciamo un passo indietro e ripercorriamo, album dopo album, tutti i lavori discografici di Travis Scott, dal peggiore al migliore.
Gli album di Travis Scott dal peggiore al migliore
8. Owl Pharaoh (2013)
Un giovanissimo Travis Scott si affaccia sulla scena musicale non con un album ma con un mixtape, disponibile in freedownload per Grand Hustle Records ed Epic Records. Nonostante sia solo un mixtape (e il nome di Travis Scott ancora ben lontano dal successo degli anni successivi), troviamo ad accompagnarlo nomi come 2Chainz, Meek Mill, A$AP Ferg e Kanye West, quest’ultimo come producer. Tutti artisti molto differenti fra loro, a pensarci bene.
Sarà proprio l’eterogeneità musicale, il saper navigare con disinvoltura in più dimensioni musicali a segnare la cifra che da lì a dieci anni avrebbe fatto dell’artista texano il talento che conosciamo oggi. Come raccontato da La Flame ai microfoni di MTV in un’intervista del 2013, «Owl Pharaoh rappresenta l’inizio del mio percorso, un esperimento con forme e idee diverse».
Brani consigliati: Upper Echelon, Momma Be Trippin, Bandz
7. JackBoys (2019)
A GQ Trav ha detto che «JackBoys è stato una vetrina per l’intera squadra di Cactus Jack, un mix di suoni e stili per rappresentare Houston e non solo». Rimane però uno dei progetti più controversi di Travis Scott, un album dal potenziale inespresso.
Il grande roster di artisti proposti ha reso JackBoys un progetto poco coeso. Tanti ottimi elementi, ma poco amalgamati tra loro. Certo, all’interno troviamo artisti come Young Thug, Don Tolliver e Sheck Wes, anche grandi produttori come Murda Beatz e Mike Dean. Eppure proprio questa varietà di stili e sonorità sembra aver tarpato le ali alla creatività di Travis Scott.
Niente da fare: questo album non raggiunge le vette creative (sperate e) dei lavori precedenti di Travis Scott. Troppo poco incisivo rispetto al passato: un disco con un bel potenziale, ma che si risolve in un nulla di fatto.
Brani consigliati: Out West, WHAT TO DO, HIGHEST IN THE ROOM
6. Huncho Jack, Jack Huncho (2017)
La grande affinità fra due artisti è fondamentale per un disco di questo tipo. Il duo coglie nel segno. A caratterizzare il suono dell’intero progetto – fatto di melodie psy e bassline raw – tre produttori: Murda Beatz, Cardo, TM88 e Vynlz.
La dichiararazione di Travis Scott durante l’intervista per Rolling Stone è esplicativa: «Questo album punta tutto su me e Quavo, su come mescoliamo i nostri stili in modo da creare qualcosa di unico e fresco».
L’alchimia fra i due è la vera protagonista del disco, con cambi di ritmo e scambi di battute davvero ben riusciti. Tanta complicità artistica si rispecchia anche nella visione estetica del progetto, sempre coerente con l’identità di ciascuno. Ogni secondo supera il precedente senza indugi, rendendo l’esperienza d’ascolto assolutamente appagante.
Rimangono comunque delle ombre. Il contraccolpo di tanta coesione artistica – elemento spesso messo in luce anche dalla critica – è una certa ripetitività. Sembra come se tutto l’album fosse un unico grande brano, dove non c’è mai un vero elemento che lascia sbalorditi. Tutto bellissimo, ma si sente la mancanza dell’elemento sorpresa.
L’album funziona, davvero, tanto allora quanto oggi. Ma si limita a rispondere a regole musicali – e di mercato – già collaudate, senza osare nella sperimentazione. E questo è davvero un gran peccato.
Brani Consigliati: Saint, Eye 2 Eye, Modern Slavery
5. Days Before Rodeo (2014)
Pubblicato il 18 agosto 2014 da Grand Hustle ed Epic Records, Days Before Rodeo rappresenta un progetto chiave sia per Travis Scott sia per quelli che saranno i suoi successivi album. Il mixtape viene reso disponibile in free download su diverse piattaforme, come DataPiff e SoundCloud. Leggenda narra che i server di SoundCloud siano andati in tilt per il gran numero di visitatori.
Insomma, altri tempi, altri modi di creare una fanbase solida. Ma Cactus Jack ci riesce eccome: creando un hype, prima ancora che esista l’idea di “hype”.
In DBR viene proposto un sound unico, distante da ciò che si era ascoltato in precedenza: tinte dark, atmosfere cupe e bassi profondi. A lavorare sulla caratterizzazione di questo suono due grandi produttori: Metro Boomin e WondaGurl.
Sebbene non sia un album ufficiale, con questo mixtape Travis Scott ha consolidato la propria posizione come artista sui generis nel panorama musicale. È l’inizio di una grande leggenda.
Brani consigliati: Mamacita, Don’t Play, Drugs You Should Try It
4. Utopia (2023)
«Utopia è qualcosa che sto creando come un viaggio, dal punto di vista sia sonoro che emotivo. Si tratta di superare i limiti». Queste le dichiarazioni di Travis Scott per i-D Magazine prima della pubblicazione dell’album.
L’ultima fatica musicale di La Flame per Cactus Jack ed Epic Records è esattamente quanto descritto dal proprio autore. Un viaggio a 360 gradi nella mente dell’artista: complesso, distruttivo, artificioso, ma sempre orientato a superare se stesso. È un progetto ambizioso. Dalla trap al rock, navigando attraverso musica ambient e toni elettronici sperimentali. In Utopia c’è tutto quello che caratterizza l’universo musicale del rapper di Houston. E anche qualcosa in più.
Le molte – forse troppe – collaborazioni appesantiscono un album già complesso per sua stessa natura. Nonostante l’album rimanga un progetto di altissimo livello, che mette in mostra le grandi capacità dell’artista e le tante sfumature di cui la sua musica sembra essere imbevuta, manca un fil rouge che colleghi tutti i brani, tutti i riferimenti (sonori e lirici) presenti all’interno dell’album.
Brani consigliati: FE!N, MELTDOWN, SIRENS
3. Birds in the Trap Sing McKnight (2016)
Sperimentale, innovativo, profondo e curato in modo maniacale. Questo è Birds in the Trap Sing McKnight. Un album che è stato descritto dal rapper a Billboard come «un lavoro che parla di emozioni e di come ci si sente ad essere un ragazzo che prova ad uscire dal quartiere».
Le tinte sono scure: chitarre elettriche vengono combinate a synth e linee di bassi profondi. Il sound sperimentale viene inserito in un cotesto vocale nuovo: l’ampio utilizzo di autotune (a tratti anche troppo invasivo) distorce la voce del performer, rendendola molto meno naturale e aggiungendo complessità al suono generale.
Le collaborazioni con artisti come Kendrick Lamar, Kid Cudi e André3000 danno ancora più spessore e varietà. Tutto ciò porta il rapper al raggiungimento di diversi premi, come il Billboard Music Award “Top Rap Album” (2017) e la nomination ai Grammy Awards con Goosebumps per la categoria “Miglior Performance Rap/Cantata”.
BTSM è un complesso gioco di contrasti che rendono questo album un autentico instant classic nella produzione di Travis Scott.
Brani consigliati: Goosebumps, Pick Up the Phone, Beibs in the Trap
2. Astroworld (2018)
L’album da miliardi di stream. Disco che non ha certo bisogno di presentazioni: un gigantesco circo musicale che ruota intorno all’immaginazione (e alla follia) musicale di Travis Scott.
Secondo dopo secondo, il disco ci trasporta in quel tanto caro “Six Flags AstroWorld” (famoso parco giochi di Houston) a cui Trav ha spesso dimostrato grande attaccamento. Con questo progetto l’artista vuole riaccendere le luci, dare una nuova vita e nuova identità. È proprio in questo modo che nasce come metafora il suo disco Astroworld.
Nell’economia dell’album ogni brano svolge il ruolo di “giostra”: ogni canzone è differente, con delle sue caratteristiche, unica a proprio modo. Pur essendoci una grande varietà di stili e sonorità, l’album mantiene una solida coerenza interna. Il motivo è semplice: ogni componente musicale rispecchia (e rispetta) il concept del disco, che fa della diversità l’elemento distintivo.
La crescita artistica del rapper da Owl Pharaoh è evidente, sotto ogni aspetto. La Flame ottiene tanti riconoscimenti, come le due nomination ai Grammy e il Billboard Music Award “Top Rap Album”, entrambi del 2019. Così si chiude il suo discorso di premiazione ai BMA: «Astroworld è sempre stato un sogno e un’esperienza, e sono felice che tutti ne abbiano fatto parte».
Brani consigliati: BUTTERFLY EFFECT, STARGAZING, WHO? WHAT!, SICKOMODE
1. Rodeo (2015)
L’album che ha definito l’identità musicale di Travis Scott. Se i precedenti hanno rappresentato un’evoluzione o una voglia di sperimentare, con Rodeo Trav ha mostrato a tutti la propria identità musicale.
Nonostante una certa superficialità nei temi trattati, a livello musicale l’album del 2015 è senz’altro il suo miglior progetto. Vuoi per estetica, vuoi per i featuring, vuoi per la sua iconicità, il disco è di una brillantezza con pochi eguali all’interno della discografia dell’artista. Per non parlare del puro comparto musicale, che regala sensazioni e un’immersività senza precedenti.
Con Zane Lowe su Beats 1 l’artista parlando dell’album ha dichiarato: «Rodeo è una corsa, un viaggio. Riguarda il non avere paura di correre un rischio. Rappresenta un salire su questa corsa con me e il volersi godere il momento. Voglio prendere tutto il caos, prendere tutte le pressioni della società, prendere tutte le pressioni dell’essere giovani e cavalcarle senza paura per superarle e farcela». Caro Travis, missione compiuta.
Brani consigliati: Antidote, 3500, Nightcrawler
Articolo di Gianluca Faliero