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Yung Snapp ci dà il benvenuto nel suo “Hotel Montana”. L’intervista

Il rapper e producer napoletano non ha solo fatto un’altra hit, ma nel suo primo album solista uscito venerdì si è messo a nudo come mai prima. Lo abbiamo incontrato

Autore Greta Valicenti
  • Il3 Settembre 2023
Yung Snapp ci dà il benvenuto nel suo “Hotel Montana”. L’intervista

Yung Snapp

La sua tag da produttore è “Yung Snapp made another hit”, ma stavolta Antonio – questo il suo vero nome – ha fatto di più. In Hotel Montana, il suo primo album solista uscito venerdì, Yung Snapp si è davvero messo a nudo. Proprio come aveva fatto nel trailer di lancio del disco. Lo incontriamo un pomeriggio di fine agosto in una Milano che si porta ancora dietro gli strascichi dell’estate che sta finendo, tra strade deserte e vie che si ripopolano dopo la fuga dalla città. Yung Snapp ci accoglie in una delle stanze di un lussuoso albergo del centro che ha personalizzato secondo l’estetica della Las Vegas degli anni ’80, alla faccia di chi dice che i rapper non sono le nuove rockstar. Insomma, per il suo debutto senza la sua SLF, il rapper e producer napoletano ha voluto fare le cose in grande stile.

Dopo aver messo la sua firma sulle produzioni per i nomi più importanti del rap italiano, un joint album con MV Killa e un disco collettivo con quest’ultimo, Lele Blade e Vale Lambo, Yung Snapp ha spiccato il volo in solitaria (nonostante in Hotel Montana siano comunque presenti i compagni della SLF, oltre a Geolier, Anna, Icy Subzero, Diss Gacha, CoCo e MamboLosco). «Non c’è stato un motivo preciso che mi ha fatto dire che fosse il momento di fare un disco solista», mi racconta Yung Snapp. «Non so, credo sia una cosa venuta fuori col tempo. Era un bisogno che avevo dopo tanti progetti e dopo un po’ che avevo i iniziato a fare pezzi solo miei. A un certo punto ho capito che comunque c’erano le basi per un disco e quindi ho iniziato a lavorarci definitivamente sopra», continua Antonio.

Yung Snapp: «Per la prima volta ho espresso tutto quello che volevo»

E se quando nessuno ci vede è più facile esprimere davvero chi siamo, difficile è reggere da soli il peso delle responsabilità, senza che tutti si prendano il proprio pezzo. Ma crescere, forse, vuol dire anche questo: scegliere la strada più impervia per scoprire davvero cosa c’è alla fine. E la risposta, quasi sempre, è se stessi. «Lavorare in gruppo è decisamente più semplice», mi dice Yung Snapp quando gli chiedo come sia creare in solitaria. «Condividi le responsabilità, vengono tante idee a tutti. Poi io lavoro sempre con loro, lavoriamo tutti nello stesso studio e stiamo sempre insieme. Però sono contento, perché per la prima volta sento di aver espresso tutto quello che volevo. Diciamo non tutto tutto, ma un buon 90%. In Hotel Montana ci sono pezzi come Tutto l’oro o Primm Ca M N Vac che sono super, super, super personali».

E quel 10% che rimane?, chiedo ad Antonio. «Quel 10% sono le ambizioni che devi avere per fare sempre di più». E proprio l’ambizione sembra essere non a caso il filo conduttore e il collante di quella che è una delle scene hip hop più ferventi d’Italia, che grazie al rap sta letteralmente conquistando il Paese, piazzando definitivamente Napoli sulla mappa.

Yung Snapp e il rapporto con i co-produttori

Ma ancora prima che come rapper, Yung Snapp è conosciuto ai più come producer, e ovviamente la direzione artistica di Hotel Montana è stata curata personalmente. «I pezzi del disco sono tutti prodotti da me, alcuni in co-produzione. A volte si partiva da un’idea di un altro produttore, altre volte da una mia idea che veniva rifinita da qualcun altro. Sono comunque tutti produttori fortissimi che conosco e che sono contento abbiano fatto parte del mio progetto».

Quindi non sei troppo geloso del tuo lavoro, gli dico. «Diciamo che lo sono ma non troppo. Mi piace seguire tutto, però so anche quando fare un passo indietro. Se un altro producer fa una cosa mi piace ritoccare qualche virgola in quello che sta facendo. La condivisione è una cosa che mi piace molto. Ci sono tante persone che possono fare cose che sono al di fuori del mio, quindi se si può condividere in maniera genuina come cerco di fare io, possono uscire delle cose belle che sicuramente non potevano venire fuori se ci avessi lavorato da solo». E questo modo di pensare è frutto dell’esperienza collettiva. «Sì, assolutamente, perché capisci quanto è importante il gruppo. Questa per me è una grande risorsa», continua Yung Snapp.

Sul concept del disco, invece, Yung Snapp mi racconta che «gli hotel mi sono sempre piaciuti, hanno un’atmosfera che mi ispira. Volendo fare un disco che non avesse un’unica linea, la mia indole da produttore mi ha portato a sperimentare sound diversi. Proprio per questo ho pensato di ricollegare questa cosa agli hotel, che hanno sempre stanze diverse con tanti mood diversi».

Le influenze in “Hotel Montana”

E l’occhio (o sarebbe meglio dire l’orecchio) del produttore non mente mai. Sono molte infatti le influenze che attraversano Hotel Montana, come mi spiega Yung Snapp quando gli chiedo se c’è qualche ascolto che l’abbia ispirato particolarmente «Sono super fan del crunk. Lil Jon, Yung Joc, tutta quella scena 2004 – 2006. Il pezzo con Diss Gacha segue quella linea. Poi c’è tanto RnB. Un disco che mi ha ispirato molto è I Never Liked You di Future, quello me lo sono davvero mangiato. Diciamo che ho assorbito tante cose che poi sono finite nell’album».

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