Bologna Musica d’Autore: come i Fonoprint Studios aiutano la nuova scena italiana
La città è più musicalmente viva che mai: i leggendari studi di registrazione ospitano la quinta edizione del contest
Per chi ama le storie legate a un disco e al suo concepimento, gli studi di registrazione sono luoghi epifanici e mitologici. Tra quelle quattro mura insonorizzate e ricolme di strumenti, dove s’incrociano l’organico e l’analogico, si sono scontrati, appassionati, illuminati produttori e artisti. Quante volte siamo rimasti affascinati nel guardare le foto dei Beatles negli Abbey Road Studios o nell’ammirare il rock’n’roll primitivo che prendeva forma tra le mura della Sun Records. La mia immaginazione invece vola fino in Giamaica, allo Studio One e quell’alchimia magica che si creava lì. Oppure penso di sbirciare idealmente tra i vetri degli Hansa Tonstudio di una Berlino prima e dopo caduta del Muro.
Ma se guardo dentro i nostri confini devo ammettere una certa fascinazione per gli studi Fonoprint. In questo posto hanno preso forma dei capolavori della musica italiana. Bollicine di Vasco è stato registrato qui, come Caruso di Lucio Dalla e le canzoni di Luca Carboni. Ma sono venuti a incidere anche Zucchero, Gianni Morandi, Cesare Cremonini, Andrea Bocelli…
L’essere stati invitati qui, in piena calura bolognese (chi la conosce sa che d’estate è tra le città italiane più “bollenti”, un po’ come la vicina Firenze) quindi l’ha vinta sulle condizioni climatiche. I Fonoprint Studios sono nel cuore della città felsinea, eppure discreti nella presenza, incastonati tra un monastero di monache di clausura votate alla castità ed eleganti caserme militari. La nostra presenza è “giustificata” dalla presentazione dei finalisti della quinta edizione del Bologna Musica d’Autore, definito dagli organizzatori uno showcase festival, perché si svolge con una serie di esibizioni live nella città con l’attesa finalissima in un luogo molto interessante del circuito dei locali di Bologna, il Dumbo, un ex scalo ferroviario non lontano dal centro e davvero accogliente (e come deve essere di regola da queste parti, qui si mangia divinamente).
Prima di conoscere meglio gli spazi storici ma rinnovati degli studi, assistiamo alla performance dei sei finalisti. Loro in batteria, uno dopo l’altro sfilano performando dallo studio principale di registrazione, mentre noi assistiamo in semi-remoto dai diversi angoli della struttura.
I finalisti di Bologna Musica d’Autore ai Fonoprint Studios
Sono sei tra solisti e band. Diciamo subito che la qualità media è notevole, seppur quasi tutti esordienti o con alle spalle una storia breve. Ci presentano a testa una manciata di canzoni. A partire sono i Malvax, una band di ventenni del modenese, dal nome che ricorda un antidolorifico ma con un cantante dalla buona presenza scenica. Le loro canzoni sono pop, giri di chitarra alla Oasis (quelli meno teppistoidi), ammiccamenti all’itpop e testi molto semplici (forse troppo).
Jamila invece è una millennial che arriva da Scandicci e suona accordi lineari sulla sua chitarra acustica mentre canta testi personalissimi. Forse un po’ troppo introspettivi, ci si può lavorare. A colpirmi è, sin dall’attacco, 99paranoie, pseudonimo di Jacopo Micillo, un bresciano che ha un flow godibilissimo e un taglio soul già di qualità. Aspettiamoci, se mantiene le promesse, belle cose da questo artista classe ’99.
Suo coetaneo è My Girl Is Retro, il più debole del mucchio per me. Peccato perché l’alias scelto dall’umbro Carlo Cinetti è strepitoso. Andrea Di Donna è il più “agé” dei sei finalisti. Anche nei riferimenti musicali, con quel cantato leggermente “arrabbiato” che mi fa ricordare il Rino Gaetano di Mio Fratello è Figlio Unico.
Ma è l’artista in chiusura secondo me la sorpresa dell’intero lotto dei finalisti: Lyl, giovanissima, al suo fianco un’altra ragazza (conosciuta solo due settimane fa!) che picchia su una drum pad machine mentre lei, con vocina angelica, sfodera melodie R&B interessantissime. Chapeau ai ragazzi di Fonoprint. Curatela e verrà fuori un bel progetto con lei.
Bologna è musicalmente viva più che mai
Finita la performance mi faccio un giro tra gli spazi di Fonoprint, un bel dedalo. Oltre la corte interna ci accoglie all’entrata un’opera di Marco Lodola, ovviamente al neon, che omaggia i miti della musica. Nel seminterrato c’è posto addirittura per un serissimo tavolo da biliardo (m’immagino le antiche battaglie a colpi di carambole tra Dalla e Carboni…). E poi, disseminati in diverse aree, gli studi di mastering e di registrazione.
«Fonoprint nacque nel 1976 e alla fine siamo sempre stati portatori di quello spirito dell’accoglienza che da sempre contraddistingue noi bolognesi», mi racconta preparandomi un caffè l’amabilissima Paola Cevenini, l’autentica memoria storica di questi spazi, insieme a Maurizio Biancani che molti di voi avranno apprezzato seguendo la serie 33 Giri Italian Masters su Sky Arte. «Abbiamo accolto quelli che poi sono diventati dei nomi storici della nostra musica popolare. Ricordo ancora le suore che arrivavano di soppiatto a spiare Lucio Dalla che registrava Attenti al Lupo.Temevamo per loro perché sono suore di clausura... Oggi con questa bella iniziativa che è il Bologna Musica d’Autore apriamo letteralmente i nostri spazi alle nuove generazioni. Sono impressionata dalla bravura e simpatia di questi ragazzi, reduci da un anno e mezzo di clausura» (proprio come le suorine che sbirciavano Dalla, aggiungerei).
Fonoprint oggi e domani
I Fonoprint Studios hanno visto nel 2015 arrivare una nuova proprietà. Infatti è subentrato l’imprenditore bolognese Leopoldo Cavalli (qualcuno di voi conoscerà il brand di meta-luxury design, Visionnaire) che da ragazzo aveva velleità canore e portò qui da ragazzo una sua demo, per farsi giudicare. Diciamo pure che oggi è entrato dalla porta principale. Nasce così la nuova anima di Fonoprint, ancora più attiva e operativa anche sulle piattaforme social.
Matteo Pecci – figlio del giocatore simbolo del Bologna, Eraldo Pecci – ci ricorda brevemente che Bologna è viva musicalmente più che mai e Fonoprint sarà sempre più attiva sul territorio, oltre all’enorme novità che sta portando il Bologna Musica d’Autore e tutta la mole di lavoro che quotidianamente c’è da fare negli studi, tra nuove masterizzazioni di album di catalogo e registrazioni di nuovi album. «Stiamo pensando di essere in prima linea nell’organizzazione di una futura Bologna Music Week, con addirittura la chiusura del centro per accogliere una serie di spettacoli, ma adesso aspettiamo di sapere anche chi sarà il prossimo sindaco…».
Mentre aspettiamo come sarà la nuova giunta, salutiamo questa giornata bolognese dando l’appuntamento a chi è curioso di vedere la finalissima del BMA il 17 settembre al Dumbo.