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Cocoricò: che cosa rappresenta il gran ritorno di un simbolo della club culture

Sabato 27 novembre ha riaperto i battenti un luogo di culto per Riccione, che ha contribuito a fare della Riviera Romagnola un punto di riferimento per la nightlife italiana

Autore Billboard IT
  • Il29 Novembre 2021
Cocoricò: che cosa rappresenta il gran ritorno di un simbolo della club culture

Cocoricò, foto di Alessandro Dellago

Nei turbolenti anni ’90 poteva succedere che, perduti nel dedalo rumoroso della techno iterativa, sedotti dai quarti di bue che pendevano dal soffitto, installazione della compagnia teatrale della “Nuova Spettacolarità” Societas Raffaello Sanzio, si varcava improvvisamente una soglia che era una vera “Porta della percezione”. Dentro, allora, c’era la dimensione folle del Morphine. Tra poco, invece, le vie luminose che collegano le varie piste da ballo, sfoceranno in un vero “Museo”. Benvenuti al Cocoricò di Riccione. L’oggetto del desiderio della club culture che contribuì in maniera decisiva a fare della Riviera Romagnola la fonte di ispirazione di nottambulismi poi diventati più organici, come a Ibiza.

Qui, in quella che allora fu definita la Metropoli balneare, che culminava con il promontorio di Gabicce (altro luogo centrale di questa storia di musica e intrattenimento, con la “originaria” Baia degli Angeli, di Baldelli, Mozart e del movimento “afro”) ha riaperto il club che osò ispirarsi, per la sua architettura, alla Piramide che sovrasta il Louvre.

Cocoricò, uno splendido ritorno

Inaugurato sabato 27 novembre, con un sold out appena la data è stata annunciata, e senza che venissero indicati i DJ che avrebbero avuto l’onore di far ballare il pubblico, il Cocoricò tornerà ad ospitare il pubblico il 4 dicembre, il 7 (date per le quali i biglietti sono già esauriti) e il 25. Quest’ultimo sarà il primo giorno utile per chi volesse assaporare frammenti di un’atmosfera che non ha a che fare solo con il piacere della danza. Ma anche con l’idea che la pista da ballo possa essere uno spazio capace di generare linguaggi originali, cultura.

Tutto inizia negli anni ’90, quando alle sale storiche, la durissima Piramide (dove la leggenda vuole che nel 1997 i giovani Daft Punk furono cacciati dalla folla che voleva gustare solo il potere seduttivo della techno), e l’ultra sensuale Titilla, dove DJ Ralf proponeva selezioni che avevano lo stesso impatto sonoro di un concerto di hard rock ultradistorto, si aggiunse la sala “segreta” del Morphine.

Cocoricò
Cocoricò, foto di Alessandro Dellago

L’ascesa di un fenomeno planetario

Il Cocoricò diventò fenomeno planetario. Merito della direzione artistica di Nicoletta Magalotti, NicoNote, che portò qui il DJ Davide ‘Love’ Calò, uno che mixava solo tappeti sonori per ambienti e partiture classiche, in attesa che il filosofo Manlio Sgalambro tenesse una dotta lezione di filosofia morale di fronte ad adolescenti con nelle orecchie ancora le batterie elettroniche più estreme, mentre Franco Battiato cercava posto sul tappetino di erba da casetta inglese.

Poi capitavi la settimana dopo e trovavi una vera baita tirolese, con tanto di bagni per le donne ‘sonorizzati’ dalla scrittrice Isabella Santacroce nelle vesti di DJ. Ed Enrico Ghezzi con le anteprime del suo Blob.

D’altro canto nel 1985 era nato l’amore di Pier Vittorio Tondelli per la riviera romagnola, dove ambientò il suo libro del 1985 Rimini, città al centro anche di Un weekend postmoderno con il testo Rimini come Hollywood. Il volume venne presentato con una festa che superò la notte al Grand Hotel. Con la presenza di tutti i protagonisti di quella scena notturna che si preparava all’apoteosi dance degli anni ’90.

Memorabilia, un nuovo inizio

Non a caso, le serate culto del Cocoricò, riprese adesso nella programmazione, sono le notti “Memorabilia”, che come il titolo evidenzia, ci riportano alla Piramide di qualche decennio fa, con DJ come Cirillo, Saccoman, Ricci Jr e la presenza oscura del Principe Maurice, attore, performer, interprete delle profondità inviolabili della notte, che di quella Riviera è stato (ed è) l’immagine simbolo.

La nuova proprietà ha volto di Enrico Galli, uno che al Rinascimento della Riviera crede davvero. Ed è stato proprio lui a volere la creazione, dentro il club del Museo che ne narrerà, con filologica cura, la storia e le sue profonde relazioni. Con una maniera di intendere la notte alla cui definizione la discoteca ha dato un contributo importante.

«È dunque questa della riviera adriatica una cosmogonia estiva e ferragostana della libido nazionalpopolare. Che, a dispetto dei decenni, delle mode e delle recessioni, persiste, più o meno intatta, nel costume e nelle manie della nostra gente. Per cui ancora una volta sul fianco destro delle patrie sponde s’inscena la sfilata del desiderio in un missaggio di antiche forme e nuovissime attitudini». Pier Vittorio Tondelli

Articolo di Pierfrancesco Pacoda

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