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Concerti: gli esperimenti all’estero da Barcellona a New York

Dal passaporto vaccinale adottato nello stato di New York alle bolle organizzate ad Amsterdam, la corsa ai concerti Covid free prosegue

Autore Billboard IT
  • Il30 Marzo 2021
Concerti: gli esperimenti all’estero da Barcellona a New York

Foto Unsplash, ActionVance

Qualcosa comincia a smuoversi in giro per il mondo. La voglia di far ripartire la filiera dello spettacolo e della musica dal vivo è tanta, così come l’interesse di approfondire ulteriormente le modalità di trasmissione del virus in contesti di sovraffollamento. Proprio come i concerti. Ecco perché, dopo tanto tempo, in alcuni Paesi si stanno svolgendo eventi “controllati” con la presenza del pubblico per studiare la propagazione del virus, ed altri studiano modalità per garantire la presenza di spettatori in totale sicurezza. Vediamone alcuni.

Il concerto in Spagna

5mila persone, riunite in un palazzetto. Parole che a milioni di persone rievocano tempi (ahinoi) lontani, ma che a Barcellona hanno voluto riproporre con un esperimento. Un test vero e proprio, per valutare se nel futuro prossimo sarà fattibile o meno riunire grandi numeri di persone riducendo al minimo di rischio di contagio. L’evento, parte dell’iniziativa Festival per la cultura sicura, si è svolto a Barcellona, al palazzetto di Sant Jordi, dove ha suonato la band pop-rock catalana Love of Lesbian. Per tutti gli spettatori, muniti di mascherina FFP2 consegnata all’ingresso dopo la misurazione della febbre, nessun obbligo di distanziamento sociale. Per entrare è stato necessario risultare negativi ad un test antigenico effettuato il giorno stesso tra le 8 e le 16.


Le bolle di Amsterdam

Lo scopo che gli olandesi si sono posti è chiaro: raccogliere più dati possibili, tra test preventivi e tracciamento. Ecco dunque che le porte della Johann Cruijff Arena si sono aperte per cinquemila spettatori in occasione della partita giocata dalla Nazionale il 27 marzo. I requisiti per entrare? Un test antigenico rapido all’ingresso e un’app che provi la negatività al Covid-19. A inizio marzo è stato invece aperta la sala concerti Ziggo Dom di Amsterdam, in cui un pubblico di 1300 persone è stato scaglionato in diverse bolle da 250, ognuna con diverse indicazioni di comportamento (tra chi doveva portare la mascherina e chi no, in modo tale da studiare il rilascio di saliva nell’aria). Anche in questo caso, i partecipanti si sono sottoposti al tampone due giorni prima. L’organizzazione ha successivamente effettuato circa 150 tamponi rapidi a campione.

New York: un pass per favorire i concerti

Spostiamoci infine negli Stati Uniti, dove il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, ha puntato sul passaporto vaccinale. Si tratta di un’app, Excelsior Pass, che funge da certificato per sottoposta vaccinazione o risultato negativo al tampone molecolare o ad un test rapido antigenico. Basata su tecnologia blockchain, che impedisce l’accesso alle informazioni sanitarie personali alle aziende che lo scannerizzano, la piattaforma è stata realizzata con la partnership di IBM. Un’altra modalità testata per agevolare la circolazione sicura di grandi gruppi di persone, e velocizzare il ritorno agli eventi in presenza.


E in Italia?

Come sappiamo, la situazione in Italia è ben diversa, e per ora simili esperimenti non costituiscono una priorità. Ciò che la maggior parte della filiera dello spettacolo contesta è la mancanza di idee, spesso bollate come poche e confuse. È il caso di una delle ultime polemiche emerse nelle ultime ore. Diversi gestori di storici spazi milanesi (dall’Alcatraz a Santeria) hanno contestato l’iniziativa del Comune Milano che spettacolo, articolato in quattro asset.

In primo luogo, è prevista la «messa a disposizione di uno spazio polifunzionale […] per ospitare diversi eventi e tipologie di spettacolo dal vivo». A questo si aggiunge la «creazione di palinsesto cittadino con iniziative ed eventi proposti dalle istituzioni pubbliche e private della città», e l’impegno a favorire «l’accesso agevolato alle sale attraverso sconti o gratuità dedicati a target specifici di pubblico, in modo da incentivare il ritorno degli spettatori». Il piano, che come sottolineato dalla stessa giunta comunale non partirà prima di maggio, non è andato giù ai gestori, firmatari di una contestazione diffusa da KeepOn Live.

L’appello dei gestori milanesi

«Un progetto che prevede l’assegnazione di un hub, in cui tutte le realtà cittadine, di musica e non, possano accedere per produrre spettacoli, con tempistiche irreali e senza un indirizzo artistico chiaro. Un progetto confuso, che sminuisce la nostra professionalità, che taglia le gambe agli spazi esistenti e che, per di più, disperde economie vitali per la sopravvivenza dei luoghi della cultura e dell’intrattenimento», si legge in un passaggio della nota.

In chiusura l’appello, l’ultimo di una lunga serie: «Chiediamo al Sindaco Sala, all’Assessorato alla Cultura e all’Amministrazione della Città di fermare queste iniziative estemporanee: proponiamo loro un cambio di passo e di modalità per affrontare questa emergenza che sta mettendo a rischio gli spazi e tutti gli operatori culturali. Non meritiamo di perdere altri luoghi e altri spazi culturali, non possiamo permettercelo come comunità milanese».


Ma nonostante le richieste, almeno per il momento, la pianificazione (soprattutto a scopo di ricerca) di concerti affini a quelli registrati in Spagna e Olanda o della messa a punto di un pass in stile New York è lontana dal concretizzarsi. Complici anche le difficoltà che la campagna vaccinale sta fronteggiando.

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