Eolie Music Fest: perché avremmo tutti bisogno di un festival così
Non è solo per la location pazzesca e l’ottimo cast. L’Eolie Music Fest appena concluso ci ha insegnato a trovare un nuovo equilibrio. Necessario per un mare agitato. O un periodo post-pandemico
Il mare è l’unico a decidere all’Eolie Music Fest. Lo declama il capitano della barca turistica dove si trovano gli spettatori e lo spiega al megafono anche il direttore artistico, Samuel Romano, il front-man dei Subsonica. Siamo all’ultima tappa del festival: Stromboli. A esibirsi sono artisti che raccontano con una cura particolare le loro città: Fulminacci, Roma, e i Coma_Cose, Milano.
Si dice sempre un evento unico ma questo lo è davvero, per una serie di motivi e proprio per il momento preciso in cui è nato. È figlio di un anno in cui le nostre abitudini sono state completamente sconvolte e dove abbiamo tutti imparato che non possiamo sempre decidere del nostro destino. «Era difficile solo immaginare una cosa del genere: portare tutte le criticità che ci sono sempre ai concerti in mezzo al mare. La bellezza di questo festival è stata proprio che non sai mai, fino a qualche minuto prima, se porterai a casa il risultato» spiega Samuel.
Probabilmente se il cantante dei Subsonica non si fosse trovato un anno fa alle Eolie e avesse voluto provare a sperimentare i concerti dalle barche, dato che non poteva tenerli sulla terraferma, niente di tutto questo sarebbe stato inventato. Invece, il caso vuole che lui si trovasse proprio qui, incontrasse Massimiliano Cincotta, proprietario del Ritrovo Ingrid e insieme escogitassero di portare la musica sul mare. Perché no? Semplice, dopotutto, suonare la batteria su un caicco che oscilla, gestire il riverbero del suono sull’acqua tra le imbarcazioni, evitare gli spruzzi sugli strumenti. A loro due si sono aggiunte due organizzatrici milanesi come Carlotta Garavaglia e Caterina Torretta, il direttore creativo Andrea Biviano, ed è nata Marea Eventi, diventata motore propulsore di tutto.
Samuel: «La bellezza di questo festival è che non sai mai, fino a qualche minuto prima, se porterai a casa il risultato»
Nelle varie isole Eoliane, tra Salina, Lipari, Vulcano, nei giorni scorsi sono arrivati i Subsonica al completo, Colapesce e Dimartino, Nu Genea, Bandakadabra, Willie Peyote, The Winstons, Negrita. Noi siamo qui per l’ultimo appuntamento di mercoledì 30 giugno, appunto, con Fulminacci e i Coma_Cose. E un velo di imprevedibilità in più lo regala inesorabilmente anche il signor vulcano Stromboli. Iddu per i locals. Una presenza che domina la scenografia del concerto. Esempio perfetto di “cornice da sogno”. Tre parole che lette negli articoli o nei comunicati stampa ci paiono stucchevoli e ridondanti mentre qui ci sembrano il minimo sindacale.
Perché la cornice di Stromboli è davvero difficile da superare, con tutto lo sforzo dell’immaginazione possibile. Un’isola dalle spiagge e dall’acqua grigio-ossidiana ma che quando ti tuffi in mare in superficie lo vedi blu. Un’isola dove le stradine si inerpicano strette tra case basse di pietra grigia e muri bianchi, che dentro sai essere spesso pazzesche, anche se fuori portano i segni del tempo e del vento. Giusto quel tocco per rendere l’atmosfera un filo decadente e molto anni ’50.
Un’isola dove, dalle case bianche o dai campi, spuntano bouganville di un viola e rosa pugnaci, fichi d’india, ginestre gialle e violaciocche. Anche i profumi si disperdono nel vento caldo di Stromboli, dove di notte quando scendi in picchiata dalle viette su una golf card ti sembra di essere in un videogame, dove nulla di male può succederti davvero.
Non è un caso che l’isola venne scelta come buen retiro da Ingrid Bergman, Umberto Eco. E poi Giorgio Napolitano, Dolce e Gabbana, Angela Finocchiaro, Giorgio Armani (che ha voluto in prima persona sponsorizzare il festival). Noi più prosaicamente nel giugno 2021 ci troviamo Franco126, sempre riservatissimo, in vacanza con gli amici e Biagio Antonacci, che ha seguito i concerti dalla sua barca.
Ma questo è solo il contorno appunto. All’Eolie Music Fest dobbiamo aggiungere l’ingrediente fondamentale: la musica. Senza dimenticarne un altro, giusto poco meno importante: l’imprevisto non calcolabile. Già il viaggio per raggiungere l’isola regala il primo contrattempo perché l’aliscafo su cui viaggiamo, insieme ai Coma_Cose, si ferma dopo pochi minuti dalla partenza per un’avaria e deve fare marcia indietro per tornare al porto e farcene prendere un altro. Ma anche poco prima del DJ set introduttivo di Samuel non si inizia esattamente quando si vuole. Il mare ha deciso di agitarsi. Bisogna girare la barca e spostare l’impianto e questo crea un po’ di ritardo, di cui anni fa non ci saremmo neanche accorti. Le call durante la pandemia ci hanno costretto a spaccare il minuto, a organizzare tutto, e il quarto d’ora in più ha smesso di essere accademico e poco influente.
Il primo ospite a esibirsi è Fulminacci e la scelta non poteva essere più riuscita. È rilassato, a suo agio, e infatti alla fine confessa che “è stata l’esperienza più emozionante della vita”.
Samuel è stato davvero illuminato a scegliere un cast del genere. «Ho chiamato gli artisti amici di cui mi fidavo e con cui avevo già collaborato. Ho chiesto loro un favore: quello di aspettare fino all’ultimo, senza aver alcuna certezza di riuscire a realizzare il concerto. Penso di potermi attribuire il merito di sapere unire situazioni che stanno bene insieme e anche di scegliere le realtà artistiche più creative, nel senso profondo del termine», racconta in una pausa del concerto sul caicco. Intorno ci sono le barche che hanno acquistato il loro posto e quelle turistiche di chi ha comprato il biglietto per il live. Ondeggiano tutte nello stesso modo con la gente sopra che balla e canta in coro e si sbraccia.
Il suono raggiunge bene tutte le imbarcazioni grazie al posizionamento strategico delle barche con ulteriori casse amplificatrici. “Tra un po’ non avrai più vent’anni e la vita diventerà un mestiere”, canta Filippo/Fulminacci che di anni ne ha ancora 23.
“Strappami la testa dalle nuvole”, continua a cantare in Sera con i nuvoloni un po’ minacciosi, ma neanche troppo, all’orizzonte, e la chitarra in braccio. Filippo ha già tutta la maturità per affrontare con leggerezza il grande cult di Ornella Vanoni, La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria. Cover che ha registrato durante il lockdown. Il pubblico âgé canta in coro, gli altri rimangono più in ascolto, cullati da ritmo e onde.
Fulminacci porta sul mare Tirreno un po’ di Aurelia “troppo fredda quando è sera”, “un tetto di stelle vicino San Giovanni”, insomma un po’ di Roma. “Che è una città di mare. Mi ha aperto la bocca e mi ha fatto fumare” come canta in Santa Marinella, la canzone del festival di Sanremo che ha fatto conoscere a tutti questo talento di scrittura surreale e iperrealistica insieme.
Tocca quindi ai Coma_Cose, Fausto e California, che dei giochi di parole e dei riferimenti con la milanesità hanno fatto il loro marchio di fabbrica, soprattutto all’inizio. La loro formazione al momento prevede sei elementi sul palco ma sarebbe davvero impensabile negli spazi del caicco. Con loro però c’è il fidato batterista Riccardo Fanara, prezioso e fondamentale per la resa del ritmo. I Coma ci portano un po’ in Via Gola, a Gioia che è solo “la fermata prima di Centrale”, in Giambellino, dove “scendo sotto casa/ Faccio colazione con il ciambellino”.
Ma poi ci portano anche lontano dalle zone di Milano e ci guidano nel bosco con la splendida Canzone dei lupi. Anche loro con un gusto della scrittura fresca e tipicamente rap ma con il tocco di una melodia agro-dolce italiana. E con una capacità di tenere il palco senza cannibalizzarlo. Di scambiarsi occhiate d’intesa che non diventano mai sdolcinate. Con una delicatezza che in fondo li caratterizza sempre, su e giù dal palco. Tutti aspettano Fiamme negli occhi, il pezzo di Sanremo. Ma non solo, infatti concludono il live con un pezzo adatto alla situazione: Squali. “E anche se a Milano non c’è il mare Noi restiamo squali”.
Samuel: «L’aspetto più interessante dell’Eolie Music Fest è stato vedere come reagiscono gli artisti di fronte a una situazione anomala»
«L’aspetto più interessante di questo festival è stato vedere come reagiscono gli artisti di fronte a una situazione anomala. Come riescano a cambiare il loro punto di vista. L’ho visto innanzitutto con i miei compagni di band», svela Samuel. «Sono arrivati qui con le loro certezze ma sono stati costretti ad abbandonarle completamente. È come se fossero tornati agli inizi o addirittura bambini. Non era assolutamente la mia intenzione iniziale, lo confesso. Credo però sia vitale per la creatività e per spezzare tutti quei rituali che la incatenano. Dopo la pandemia ho anche potuto vedere quanto ci avesse allontanati ma anche in un certo senso avvicinati perché eravamo tutti impauriti allo stesso modo. Ora continueremo più felici di prima il nostro tour».
Alla fine del concerto i Coma_Cose, Fulminacci e Samuel salgono su un tender per andare a salutare le barche una a una. Un altro plus non facilmente replicabile nei live sulla terraferma. Ma gli imprevisti non finiscono. Perché nell’ultimo tragitto col canotto per tornare a riva insieme ai Coma_Cose, quando ormai è scesa la notte, le onde ci lavano la schiena completamente. Soprattutto a me e a California/Francesca. Ma fa caldo e chiaramente non importa a nessuno. Importa la consapevolezza di aver preso parte a un evento unico, sia come protagonisti che come spettatori. Sembra di aver toccato la perfezione. In fondo non si avverte proprio quando non tutto è preciso e regolare? Quando qualcosa ci ha costretti a ricalibrare tutto. Come surfisti che cavalcano le onde e cercano il loro equilibrio, a volte buone e innocue. A volte molto meno, come l’anno che si è appena concluso.