Lizzo, al Forum di Assago una grande festa colorata dove tutti sono benvenuti
L’artista americana ha fatto tappa in Italia il 2 marzo con il suo “The Special Tour”: due ore di energico live, con una band di altissimo livello e una perfetta osmosi fra palco e pubblico
Ricordo un live di Lizzo al Montreux Jazz Festival 2019. Non era ancora la star planetaria che sarebbe poi diventata ma aveva già alle spalle singoli di successo come Truth Hurts e Good As Hell. Era un’artista americana chiaramente in ascesa ma difficilmente incasellabile: un po’ pop, un po’ R&B, qualche strizzata d’occhio all’hip hop, un po’ qualcos’altro. Ricordo una performer schietta e genuina, che dopo il suo live rimane nel pubblico a godersi da fan il concerto di Janelle Monáe, con tanto di singalong e storie su Instagram.
Quel live già conteneva in embrione tutti gli ingredienti essenziali dello show a cui abbiamo assistito ieri sera (giovedì 2 marzo) al Mediolanum Forum di Assago: un talento fuori discussione, versatilità, carisma, autoironia, empowerment, intermezzi un po’ “nerdy” (e per questo godibilissimi) di flauto traverso.
Raramente si è visto un pubblico più caldo al Forum (praticamente al massimo della capienza), anche tenendo conto dell’età media non particolarmente bassa. Il pre-show è già una festa: i 10mila di Assago cantano a squarciagola Dancing Queen degli ABBA e ballano come in una grande discoteca sul groove di Uptown Funk di Bruno Mars e Mark Ronson.
Anche l’accoglienza riservata all’opening act, la brava Bree Runway è particolarmente calorosa. Nonostante l’influenza (per la quale si scusa a più riprese), l’artista britannica regala al pubblico un live d’apertura intenso e coinvolgente. Gli spettatori la ricambiano con urla, applausi e un appassionato singalong sulle note di Paparazzi di Lady Gaga. A proposito: quanto poco ci mancano i tempi in cui gli “artisti spalla” venivano fischiati e insultati, rituale penoso giustamente abbandonato dalle nuove generazioni.
Per non parlare della reazione all’arrivo di Lizzo sul palco: le urla sono letteralmente assordanti. Verso metà concerto poi c’è un momento buffo. Fra un brano e l’altro, il pubblico si mette a cantarle Sei Bellissima; lei inizialmente non capisce cosa stia succedendo e si ferma con uno sguardo interrogativo, dopodiché si fa spiegare da una fan il significato della canzone e la canta a sua volta, un po’ in inglese e un po’ in italiano.
Se il rapporto del pubblico verso di lei è particolarmente caldo, quello di Lizzo verso il pubblico non è da meno. Una perfetta osmosi di energia, dal palco alla platea e viceversa. Oltre ad essere una performer carismatica e una cantante e musicista di eccezionale talento, Lizzo sa come coinvolgere il pubblico. Parla con le persone presenti, una fan le chiede un abbraccio e lei glielo dà, un’altra le chiede di disegnare “il suo prossimo tatuaggio” e lei opta per la parola “Special” (una volta scartata la traduzione della parola “Bitch”, manifesto di empowerment in inglese ma evidentemente troppo volgare per la lingua italiana…).
Il tutto è ovviamente condito da abbondanti messaggi di empowerment e inclusione. “In case today nobody told you, you’re special”, “I’m a big fat black woman and I love that shit”. E ancora: “My body my choice”, “Show me that rainbow flag”, “Everybody’s gay”. E così via. Appare subito chiaro che il live di Lizzo è una grande, coloratissima festa (a proposito di arcobaleno) senza selezione all’ingresso, dove tutti sono i benvenuti.
Ma non si tratta solo di aspetti semantici. Nell’economia dello show di Lizzo c’è una componente prettamente musicale di altissimo livello. Al di là della sua evidente destrezza con il flauto traverso, che appunto non manca mai di sfoggiare nei suoi concerti, la band è semplicemente eccezionale. Cinque giovani ragazze – DJ, tastierista, bassista, batterista, chitarrista (quest’ultima appena 19enne) – che passano con disinvoltura dal rock pesante (con tanto di citazioni “colte” come Heart of Sunrise degli Yes) agli accompagnamenti R&B o hip hop. Giusto per mettere a tacere chi dice che “oggi non si fa più musica con strumenti veri”.