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Il live dei Twenty One Pilots a Milano è stato la chiusura di un cerchio

La seconda data italiana del duo, dopo quella di Bologna, è stata l’ennesima conferma che ogni loro live è un viaggio collettivo

  • Il29 Aprile 2025
Il live dei Twenty One Pilots a Milano è stato la chiusura di un cerchio

Il 28 aprile non è una data qualsiasi per Tyler Joseph e Josh Dun. Non sappiamo se ieri sera al Forum un filo di nostalgia abbia attraversato la loro mente durante la penultima canzone in scaletta, ma un viaggio della memoria è inevitabile quando parte quel basso. La cuffia rossa è la stessa, torna a ogni concerto dei Twenty One Pilots e non potrà mai mancare: anche a Milano Stressed Out è stato uno dei momenti. E, a posteriori, sapendo che proprio dieci anni fa usciva il brano che li ha consacrati e fatti conoscere in tutto il mondo, tutto ha assunto un sapore ancora più speciale.

Nel 2015 con Blurryface il duo di Columbus introduceva la saga di Clancy. Molto più di un concept, ma una vera e propria storia con riferimenti metaforici alla vita reale, che ha accompagnato i fan in un viaggio catartico durato tre album (con in mezzo la parentesi poco convincente di Scaled & Icy) e conclusosi con l’ultimo disco uscito un anno fa.

Il Clancy World Tour è idealmente la chiusura di un cerchio. Lo si comprende osservando il pubblico variegato nell’età e nel look. Ognuno porta con sé l’era alla quale è più legato. C’è chi è ancora affezionato al rosso, chi non rinuncia a tingersi di nero collo e braccia, chi ha scelto il nastro giallo in onore di Trench e i fan più piccoli che prediligono l’arancione o la fascia indossata dal frontman nel videoclip di Overcompensate. È proprio il primo singolo di Clancy ad aprire lo show, seguito da un tuffo nel passato con Holding On To You. Tyler, che indossa la sua maschera per i primi tre pezzi, e Josh amano le tradizioni. E allora, durante il bridge del singolo tratto da Vessel (2013), eccoli entrambi sopra il pianoforte, con il batterista che fa esplodere il pubblico con una capriola all’indietro.

I Twenty One Pilots, dopo l’esperimento della band nel Takeover Tour in supporto al penultimo disco, hanno scelto di tornare alla vecchia formula, quella che funziona meglio. Loro due, da soli, a mangiarsi il palco. La loro intesa, il farsi forza a vicenda quando c’è da scendere di nuovo in trincea, è ciò che rende Dema tangibile, al di là della scenografia che fa la sua comparsa a metà show durante Nico and The Niners. Quando alla cerimonia dei Grammy Awards del 2017 vinsero nella categoria Best Pop Duo/Group Performance, Tyler e Josh si tolsero i pantaloni e salirono a ritirare il premio in mutande. Un patto che avevano fatto qualche anno prima guardando la cerimonia dal divano di casa. Un modo per dire che, al di là del successo, non sarebbero cambiati. A distanza di tempo, hanno mantenuto la promessa anche con il loro pubblico.

Il contatto

Una degli aspetti che ha sempre caratterizzato un concerto dei Twenty One Pilots è la sinergia con gli spettatori. Non si tratta di un legame psichico e musicale, ma di un vero e proprio contatto fisico cercato in continuazione. Con l’immancabile ukulele, prima di suonare The Craving, Tyler rivela quanto gli manchi la famiglia. Stare sul palco è l’unica cosa che lo rende meno solo mentre è in tour. Non è la classica frase di circostanza. Lui e Josh scendono in continuazione dal palco, camminano in mezzo al pubblico, stringono mani. Addirittura, durante Routines in the Night compare persino una sedia nel parterre.

Un concerto del duo, al di là dell’uso massiccio di fuochi d’artificio, vapore e coriandoli (nel finale), ricorda molto uno show dei Green Day. Ci sono dei riti che si ripetono da anni, fin da quando hanno iniziato a girare il mondo dal vivo. Car Radio è il momento in cui Tyler si toglie la maschera e si “teletrasporta” sugli spalti e gli spettatori sono protagonisti più volte. Le immagini di chi dalla mattina era fuori dal palazzetto scorrono durante The Judge, mentre sul palco mobile posizionato nel parterre viene fatto salire un giovanissimo fan per cantare Ride. Tutto questo enfatizza il messaggio che la band ha portato avanti in tutti questi anni. La clique, la fanbase, è un luogo sicuro e un posto dove trovare supporto. Anche al di fuori della musica.

La scaletta

A proposito di musica, aspetto non secondario in un concerto, i Twenty One Pilots non deludono. Anche se il pubblico è chiamato molte volte a cantare, Tyler non si risparmia. Passa dal piano al basso, dal rap al cantato e l’aspetto più interessante sono le transizioni. Il passaggio da Shy Away a Heathens e da quest’ultima a Next Semester, è coinvolgente. I brani di Clancy, come ci si poteva aspettare ascoltando il disco in studio, si legano alla perfezione con i loro classici. Lavish è divertente, Paladin Strait emozionante, ma Midwest Indigo è la migliore.

Trench, disco fin troppo sottovalutato, dal vivo suona ancora benissimo. Jumpsuit è la scarica prima del finale, mentre My Blood si conferma un inno metaforico all’amicizia capace di far abbracciare quasi tutto il Forum. C’è anche spazio per una strofa di Levitate, assemblata all’immancabile Heavydirtysoul: due dimostrazioni che Tyler ha ancora un sacco di fiato. Unica pecca di una scaletta molto varia è la totale mancanza di brani pre-Vessel. Sarebbe stato perfetto inserire il classico House of Gold, oppure Addict With a Pen o Taxi Cab che erano state riproposte a turno nel tour precedente.

Il finale invece è ancora quello che ha accompagnato tutti i live dal 2011 in poi. Prima di eseguire Trees e inondare l’Unipol Forum di Milano di coriandoli rossi, i Twenty One Pilots si spostano per l’ennesima volta in mezzo al parterre. Circondati dal pubblico chiudono il cerchio con la serie di Hello urlati saltellando da tutti i presenti. Non un addio, ma un arrivederci. In attesa di scoprire la loro prossima meta.

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