“Uno Maggio”, il concertone di Taranto tornato al top dopo due anni di pausa
Abbiamo assistito alla kermesse nella città salentina: dopo lo stop dovuto alla pandemia, era tanta la voglia di ritrovarsi. Con molti momenti memorabili, come la chiusura in bellezza con il set di Cosmo
Sono tanti i motivi per ritrovarsi al concertone dell’Uno maggio a Taranto, gremita all’inverosimile per la kermesse affidata alla direzione artistica di Diodato, Roy Paci e Michele Riondino. Insieme ai temi dei diritti umani, della pace, della parità di genere, dell’ambiente, della valorizzazione del territorio, della lotta alla mafia, sono proprio la musica e la socialità ad essa legata a fare quest’anno da epicentro.
La scossa parte dalla polvere intrisa di storia del Parco Archeologico di Taranto e cerca in alto e all’orizzonte nuove promesse di futuro. Tantissimi gli artisti del cast, una folla colorata ed eterogenea, esattamente come quella, che, a partire dal primo pomeriggio, si è venuta assiepando sempre più numerosa sotto al palco.
Tantissimi giovani, affamati di musica e abbracci, di cori e buone vibrazioni. Per molti, pubblico e artisti, è il primo festival dopo due anni di pandemia. E l’emozione, bella, si sente. Tutti i set sono stati al meglio delle possibilità.
La lineup dell’Uno Maggio
Ci sono delle rivelazioni, come The Niro e N.A.I.P., nomi da tenere d’occhio, i cui interventi, vivaci e molto ben calibrati, hanno scaldato la piazza fin da subito. Poi dei graditi ritorni, come quello dei 99 Posse e di Chiara Galiazzo, quest’ultima molto a suo agio nella collaborazione con il multiforme ensemble della Med Free Orkestra.
Molto sentito ed efficace l’intervento dell’attore Andrea Pennacchi, a metà fra teatro, rock e spoken word. Ottimi i Calibro 35,che si preparano ad uscire con Scacco al Maestro Vol. 1, dedicato a Morricone, e hanno presentato l’omaggio a tema La classe operaia va in paradiso. Ispirato e con una vocalità in gran forma è apparso Ermal Meta, tra gli artisti più acclamati della kermesse.
Né mancano le power girls, bravissime, determinate, professionali, ciascuna vera e propria direttrice artistica del proprio progetto, aspetto molto importante in un festival in cui si parla anche di parità di genere.
In ordine di apparizione Ditonellapiaga, che si conferma una delle novità più fresche e comunicative dell’ultimo anno, perfetta anche nella resa live. Margherita Vicario, protagonista di un set spavaldo ed esplosivo. Gaia, giustissima per vocalità e presenza scenica e alla costante ricerca di sempre più alti livelli di energia.
Alcuni momenti indimenticabili
Poi ci sono alcuni momenti per cui sarà sempre bello poter dire il classico “io c’ero”. L’esibizione di Gianni Morandi, innanzitutto. E non solo per l’esuberanza senza età, universalmente riconosciutagli, ma perché fra tante voci ascoltate è, per il modo in cui sta sul tempo, personalizza le esecuzioni, si gioca i duetti una di quelle con il gusto più moderno, essenziale e autoironico. Insieme a Diodato ricorda l’amico Lucio Dalla, che “da qualche parte lassù ci sta guardando e ride”. Ci si emoziona.
Giovanni Truppi, con una chitarra in mano e delle possibilità interpretative da fuoriclasse, riesce nel miracolo di salire sul palco da solo, dopo una serie di performance di band e grossi ensemble. Ricomincia dallo zero di qualche arpeggio di chitarra quasi inghiottito dal vocio della folla e nel giro di pochi pezzi riporta il tutto ad un altro apice, il suo.
Dopo il pre-finale degli Zen Circus, che hanno fatto il loro e in situazioni come questa sono una immarcescibile certezza, Cosmo è salito sul palco per tirare la volata ed è stata davvero una chiusura in bellezza. L’energia è la stessa che si respirava sotto i suoi tendoni in festa e fa da coronamento ad un album di grande carisma e spessore come La Terza Estate dell’Amore. E non si può non pensare che il ritorno di momenti come questo Uno Maggio tarantino si deve anche alla generosa caparbietà di musicisti come lui.