Alessandra Amoroso: «Ho smesso di voler piacere a tutti e ora tocco il cielo con un dito»
Il giorno dopo il concerto alle Terme di Caracalla a Roma, la cantante pugliese è all’apice della felicità. Il nuovo album “IO NON SAREI” riflette una libertà ritrovata

Il titolo del suo nuovo album riflette a pieno il lungo viaggio che ha percorso fino a qui: Alessandra Amoroso non sarebbe quello che è oggi senza tutto quello che ha raggiunto e fatto negli anni. Il rapporto con i fan, il sogno raggiunto di esibirsi in uno stadio iconico come San Siro e quel desiderio deleterio di voler piacere a tutti i costi a chiunque. Una pressione che, come ci racconta al telefono, si autoimponeva limitandosi. Oggi finalmente si è liberata di tutto. IO NON SAREI, nella sua varietà stilistica e nel suo mood estivo e votato alla condivisione, riflette la versione più consapevole di Alessandra Amoroso.
Il processo creativo è durato più di un anno e alla fine del percorso è arrivata la gravidanza che accompagnerà tutto il suo tour estivo. Al settimo mese, come Serena Williams, Alessandra non rinuncia al suo grande slam. Il palco le fa toccare il cielo con un dito. Quando parliamo è il pomeriggio successivo al suo concerto evento alle Terme di Caracalla. «Devo capire ancora bene quello che è successo, ogni volta le cose vanno troppo veloci. E quella di ieri è una di quelle che il giorno dopo sei ancora con il cervello pieno che deve ancora elaborare» ci rivela.
Un live che verrà trasmesso in tv e che ha visto la presenza di numerosi ospiti, tra cui Annalisa, Serena Brancale, Gigi D’Alessio, Fiorella Mannoia e BigMama. «È un po’ un macello ancora, mi vorrei fermare e razionalizzare. È stata una roba incredibile e sul palco c’era tutto l’amore che ho sempre desiderato, sia da parte del pubblico che degli artisti ospiti che in realtà sono amici più che colleghi». C’era il pubblico di sempre, quello delle nonne e delle mamme che è cresciuto ed è cresciuto con lei. «È stato un tenersi per mano in questi anni e fare questo viaggio insieme nella musica».
L’intervista a Alessandra Amoroso
Come ci si sente ad essere in due sul palco?
È incredibile. Ho la fortuna di poter continuare a fare il mio lavoro in questa condizione stupenda. Tra due settimane, anzi dieci giorni, entro nell’ottavo mese e per il momento sto ancora bene. È tutto surreale, follemente surreale, però meraviglioso allo stesso tempo. Cerco di fare le cose “oculate”, come direbbe mia madre. La mia priorità sicuramente è lei e il suo stare bene, perché di conseguenza lo sono anch’io. Tutto quello che vivo e faccio sul palco è un po’ amplificato, comprese le emozioni. Forse è una delle cose più belle della mia vita. Anzi, forse è la cosa più bella della mia vita.
IO NON SAREI è figlio di un viaggio lungo iniziato con Fino a qui a Sanremo. Il processo creativo è partito da quel brano?
In realtà c’era già qualcosa prima, ma era tutto molto ingarbugliato. Fino a qui mi ha dato il là, ma poi c’è stato un periodo di blocco. Un attimo che io definisco di “chiusura creativa”. Il motivo è che è a volte le troppe idee creano confusione e non riesci a fare ordine. In questo mi è venuto in soccorso Zef. Quando gli ho chiesto di fare il produttore del mio disco gli è caduta la mascella sulla scrivania (ride n.d.r.), però ha accettato. Lui ha fatto ordine nei miei cassetti.
C’è stato un brano specifico, dopo quella chiusura, che ti ha sbloccato creativamente?
Non è facile rispondere, dovrei pensarci e fare un viaggio a ritroso con la memoria. Sai, il punto è che da quando è subentrato Zef abbiamo iniziato a scrivere brani a profusione. Tante cose sono finite nella pattumiera, altre sono entrate nel disco, altre ancora sono lì in attesa di avere una vita e trovare un loro posto. Il processo è stato una sorta di flow continuo, un praticare una scrittura senza sosta, dal quale mi sono lasciata trascinare. Ogni volta imparavo qualcosa di nuovo dai vari collaboratori e artisti che erano al mio fianco.
Se Tutto accade era un primo passo verso un’Alessandra Amoroso 2.0, IO NON SAREI cosa rappresenta?
Questo è il disco della completezza. Sia a livello artistico, nel senso che mi riconosco pienamente in quello che scrivo e canto, sia che personale, come donna.
Presentando questo disco hai anche parlato di una «presa di coscienza che non c’è nulla da dimostrare». In passato hai sofferto la pressione di dover dimostrare qualcosa in più rispetto agli altri artisti?
Col tempo ho capito che forse sono sempre stata io per me stessa. Ero io che mi mettevo pressione perché volevo piacere a chiunque a tutti i costi. Mi chiedevo perché ci fosse qualcuno a cui non piacevo. Mi ripetevo: “Non faccio nulla di male, sono equilibrata. Cosa c’è che non va?”. In realtà era proprio quell’idea di dover essere apprezzata da tutti che era sbagliata. Oggi ho smesso di voler piacere, probabilmente anche perché per la prima volta mi piaccio io e questo mi basta.
Questo ti ha donato anche la possibilità di una liberazione artistica.
Sì, sento che c’è stato proprio uno scatto. Anche a livello di persone che vengono ai miei concerti o di artisti che collaborano con me. Tutto ha acquistato un senso diverso e di colpo è diventato più naturale.
Parlando di esperimenti, METTIMI ALLA PROVA è il brano più singolare del disco in cui peschi dall’R&B. È un momento centrale del disco, uno di quelli dove sfidi maggiormente te stessa.
Per me mettersi alla prova è fondamentale e mi piace. Oggi però lo faccio con una maggiore cognizione di causa, con una consapevolezza diversa. Mi fa stare bene perché allo stesso tempo percepisco che fare cose nuove può aprirmi nuove possibilità e farmi crescere. Poi io sono una persona molto curiosa per natura e questo si riflette anche sulla musica. In METTIMI ALLA PROVA mi rifaccio un po’ a tutto quel mondo gospel e black che non avevo mai esplorato. Devo dire che non mi dispiacerebbe un giorno fare un bel disco tutto gospel in italiano.
Trovo che IO NON SAREI sia un disco ricco di brani estivi. C’è quello con BigMama e SERENATA, uscito da poco, con Serena Brancale. Com’è avenuta la collaborazione? A Sanremo o prima?
È nato tutto in concomitanza con la mia presenza al Festival come ospite. Gliel’ho proprio chiesto fuori dai denti: “Facciamo qualcosa quest’estate? Qualcosa di che ci riavvicini alla nostra terra?”. Tutto un po’ a caso. La stessa cosa che era successa con Marianna e Mezzo rotto. Mi piacciono queste collaborazioni, perché sono molto naturali. Non sono pensate e non ci sono dietrologie, ma ci sono solo la voglia di condividere e stare insieme.
Negli ultimi anni la hit estiva in Italia è donna. Secondo te come mai?
Per certi versi è vero, per quanto riguarda i brani estivi perlomeno. C’è stata diciamo, anche se non mi piace il termine, una “crescita”. Anche se, ripeto, è una parola che non vorrei utilizzare perché la musica dovrebbe essere musica a prescindere dal genere. Essendo donna e facendo musica, mi rendo conto del pregiudizio che c’è ancora nei confronti del nostro successo. È come se dovessi sempre giustificare il fatto che se fai una certa cosa non è solo perché sei figa, ma perché sei brava. Mi viene da dire che forse si sta facendo pace con questa cosa e che si sta iniziando a guardare la musica sotto un altro punto di vista. Non so, la mia impressione è che comunque ci sia un sacco di strada da fare ancora.
«Le cose che ti fanno stare bene non le fermi mai» canti in Tutto a posto. Trovo che sia un po’ l’highlight della tua carriera adesso.
La musica mi ha sempre elevata, mi rende felice. Stare sopra il palco, cantare, mi fa stare proprio bene. In questo momento particolare, con la panzotta che cresce, sto toccando l’apice della felicità. Penso davvero di toccare il cielo con un dito.