Interviste

Sanremo Giovani, il talent di Mr. Cattelan

La nuova avventura con il circuito delle nuove proposte, il suo podcast, quali artisti consiglierebbe a Carlo Conti: il conduttore è il protagonista della nostra nuova digital cover

Autore Silvia Danielli
  • Il5 Novembre 2024
Sanremo Giovani, il talent di Mr. Cattelan

Alessandro Cattelan, foto di Iwan Palombi

Alessandro Cattelan alla soglia della conduzione di Sanremo Giovani è sereno e rilassato. Anzi, rilassatissimo per quanto lo possa essere un talento iperattivo che non sta mai fermo. Per questa intervista, incontriamo Alessandro Cattelan nella sede milanese della sua casa editrice, Accento, giusto per nominare un recente impegno che ha preso.

Ha appena lanciato la nuova serie di podcast Stasera c’è Cattelan – Supernova, con le pallavoliste Alessia Orro e Myriam Sylla, come prime ospiti «fanno troppo ridere, devono fare televisione, devono dar loro un programma. Qui lo dico eh!». Ha appena pubblicato La mia New York. Guida definitiva per non tornare ogni volta a Times Square, dove volerà proprio l’indomani. E dopo la nostra intervista ha una riunione per parlare del suo nuovo spettacolo a teatro. Quello sì che lo ha fatto preoccupare parecchio, «tiravo le testate contro il muro e me la prendevo con chi mi aveva convinto a farlo: Marta (Donà, la sua manager, ndr)».

Ma partiamo con ordine, quindi da Sanremo Giovani che inizierà il 12 novembre: 5 puntate dove i 24 artisti scelti si affronteranno con scontri diretti per arrivare in 6 alla finalissima del 18 dicembre (a cui se ne aggiungeranno 2 da Area Sanremo). Infine solo in 4 saranno in gara al festival di Sanremo 2025.
«Durerà solo un’ora e secondo me è l’orario perfetto per qualsiasi trasmissione TV», racconta Alessandro. «La tensione sarà sempre bella alta, magari sarà un po’ crudele come meccanismo per chi partecipa ma non ci si annoierà di sicuro. Del resto, prima o poi, se gli artisti vogliono arrivare proprio là, al festival, devono sapere che potranno andare incontro a una delusione».

Alessandro Cattelan, foto di Iwan Palumbo

L’intervista a Alessandro Cattelan, conduttore di Sanremo Giovani

Ti è sempre piaciuto il concetto del talent?
Sono abituato, questo è sicuro. Avevo abbandonato un po’ questo format ma sono felice di tornare ora in quel mondo.

Ma anche prima di condurne uno, ovvero X Factor?
Non ci avevo mai pensato prima. L’intrattenimento che piace a me è quello che propongo con EPCC e con Stasera c’è Cattelan, ovvero brillante, tagliente, ricco di contenuti. Però devo dire che negli anni di X Factor mi sono parecchio divertito, quindi sono sicuro che succederà anche quest’anno.

Hai detto in un’intervista che ti piace quando vengono scoperti dei talenti che diventano effettivamente famosi nel tempo. Quanto ti senti responsabile quando succede?
Mi piace aver preso parte a un programma dove i ragazzi vengono proprio affiancati nella costruzione della loro carriera. Poi quando effettivamente ce la fanno è lusinghiero essere stati con loro dall’inizio. Penso ai Maneskin o a Francesca Michielin, per fare degli esempi.

Di chi altro ti senti in fondo un po’ orgoglioso?
Di loro due sicuramente. Poi ci sono stati tanti artisti che sono passati da X Factor che mi sono piaciuti: i Moderni il primo anno, poi Chiara Galiazzo, per Mahmood avevo sofferto quando lo avevano eliminato, ovviamente gli Street Clerks.

Conosci i concorrenti di Sanremo Giovani?
Nessuno di persona. Molti li ho sentiti nominare, alcuni li ho già ascoltati. Non li ho ancora visti dal vivo.

Riesci a non soffrire quando viene eliminato un artista che a te piace?
Non soffro, ma se in trasmissione secondo me si stava esagerando con le critiche con un concorrente l’ho sempre fatto presente. Poi se una persona partecipa a un programma fatto di giudizi e si impermalosisce è quantomeno un po’ strano e infantile.

Quando hai incontrato per la prima volta Carlo Conti per questa conduzione?
Appena prima dell’estate ci siamo visti a Firenze e siamo andati a cena. Mi ha spiegato un po’ quello che era il suo progetto, che cosa aveva bisogno da me e ci siamo trovati subito.

Invece per il Dopo Festival che idee hai?
Non si sa proprio ancora. Di sicuro sarà divertente e comico, un po’ sulla scia di quello che è sempre stato il Dopofestival per tradizione. Si ritroveranno sempre opinionisti, giornalisti, artisti per discutere del festival. Mi piacerebbe molto coinvolgere persone che non c’entrano apparentemente niente col festival ma che potrebbero portare un punto di vista laterale e interessante. Proveremo ad intercettare tutte le cose che fanno discutere il pubblico da casa e andremo avanti a discuterne lì.

Se tu dovessi consigliare a Carlo Conti 3 artisti big per Sanremo chi sarebbero?
Calcutta, Marracash e… Tommaso Paradiso.

Alessandro Cattelan, foto di Iwan Palombi

Cosa ti piace della musica di oggi?
A dire il vero ascolto sempre musica del passato. Oasis, Pulp, The Smiths, Bo Burnham, che è un comico ma ha pubblicato un album che mi piace molto. E poi adesso son in fissa con un mix di musica italiana old style tipo Umberto Tozzi, Zucchero, Toto Cutugno, Maurizio Vandelli, Adriano Celentano, Battiato. Be’ Battiato lo ascolto sempre.

Sei in mood anni ’90 totale.
Eh sì, da quando gli Oasis hanno annunciato il loro ritorno ascolto solo quello.

Perché tutti guardano a quel decennio con nostalgia?
Credo che ognuno di noi rimanga particolarmente legato alla musica del periodo in cui aveva 15/16 anni. Ora magari quelli che erano giovanissimi negli anni ’90 sono opinion leaders. E quelli più giovani sentend in giro della musica valida e ora possono e vogliono recuperarla. L’altra sera io e mia moglie stavamo guardando un concerto di Liam Gallagher in tv e notavamo come il pubblico fosse tutto di giovanissimi. Lo stesso che aveva appunto 25 anni fa!

Un po’ come sta capitando a Max Pezzali qui da noi, senza fare paragoni azzardati.
Ma guarda a volte io paragono gli 883 ai The Smiths! Sono diversi perché l’Italia e l’Inghilterra lo sono. Ma non per la capacità di raccontare la provincia lontana dalla grande città.

Tornando a X Factor: lo stai guardando?
Non magari puntate intere ma dei pezzi sì. Mi pare molto figo: la giuria mi pare sul pezzo, affiatata e mi sembra che si respiri l’atmosfera di quando eravamo noi agli inizi: si cerca di proporre un prodotto fatto bene, credendoci ma anche il divertimento! Che è fondamentale in quel tipo di show.

Ogni tanto tu ti annoi in quello che fai?
Certo, velocemente in tutto. Cerco di variare il più possibile, per esempio con le puntate in radio o con EPCC. O faccio così o abbandono i progetti.

Con la casa editrice?
Mi sta esaltando e ovviamente ogni libro è diverso dall’altro.

Come è andata la puntata del podcast con Giuseppe Cruciani?
Bene. Il mio scopo in tutte le puntate è quello di tirar fuori la parte ludica delle persone. Magari io e lui la pensiamo diversamente su un po’ di cose, ma credo che sia quello il bello. Penso, in generale, che sia stimolante parlare con chi non è affatto ottuso ma non la pensa allo stesso modo su tutto.

Marta Donà è la tua manager e l’abbiamo anche eletta la nostra Manager of the year a Billboard Women in Music il 16 settembre. Ci racconti il suo segreto al di là dei risultati? Ora è riuscita anche a far arrivare Olly ai primi posti della classifica dei singoli più ascoltati in Italia.
Non si risparmia, è scrupolosa e attenta a tutto. Lavora tantissimo, non so se di più degli altri, e ottiene dei risultati pazzeschi. E poi ha occhio: ha la capacità di scegliere su chi o su che cosa convogliare le sue energie. Ha intuito e un vigore che se ne avessi io la metà non so cosa farei.

E tu ogni tanto ti senti soddisfatto veramente?
Ogni tanto vado a casa più contento, altre meno. Quando faccio delle cose fatte bene, che piacciono a tutti e mi sono divertito sono felice. Devo ammettere che non mi interessa più di tanto il risultato. Perché se fai una figata, il giorno dopo non conta più niente e tutti pensano già alla successiva. Io patisco la fine della giornata: quando appunto volevo fare qualcosa in modo diverso ma non ci sono riuscito. Poi però sono anche capace di chiudere tutto e di non pensarci più stando con la mia famiglia.

Alessandro Cattelan, foto di Iwan Palombi

Per Sanremo Giovani non sei più di tanto agitato perché sei abituato. C’è qualcosa nella tua carriera che ti ha reso insicuro invece?
Lo spettacolo a teatro. È l’unica cosa che mi ha agitato veramente, del tipo che la sera della vigilia della prima per “Salutava sempre – La spettacolare fine di Alessandro Cattelan” sbattevo la testa contro il muro e insultavo Marta. Ma poi è stata una delle esperienze più belle in assoluto che abbia mai fatto! Abbiamo già trovato il titolo e il concept per il 2025 e ora quando andrai via inizieremo a fare una riunione per buttare giù bene le idee.

Se domani non andassi a New York dove sceglieresti di andare?
Al mare in un posto caldo o a Londra. Anzi poiché non mi manca il mare durante l’anno, sicuramente a Londra. Però ammetto che nemmeno i pub mi mancano durante l’anno.

Share: