bnkr44, Villanova (e)state of mind
Hanno fatto ballare l’Ariston con la geniale idea di riportare a Sanremo Pino d’Angiò e poi sono tornati in provincia. Venerdì, prima di partire per il tour, il collettivo toscano torna con “44.SUMMER”, un EP di tre canzoni. Con loro abbiamo parlato di progetti, sogni e ovviamente estate
Come si scrive una hit estiva e soprattutto perché scriverla? Per far ballare qualcuno che non lo farebbe mai oppure per immaginare di farlo mentre si è in «200 in un appartamento» in una frazione di Empoli. Qualunque sia la motivazione, ai bnkr44 non è mai interessato scrivere il singolo dell’estate e, sebbene le tre canzoni dell’EP 44.SUMMER possano far pensare al contrario, è proprio così. L’estate è la stagione in cui si fanno i conti, non solo degli ascolti dell’aspirante tormentone, ma anche quelli con se stessi, soprattutto quando vivi in provincia. Si potrebbe quasi dire che sia la stagione ideale per capire quanto la provincia ti stia stretta. Per Fares, Erin, Caph, Jxn, Faster e Piccolo Villanova è uno stato mentale, il bunker è una casa e l’estate un sentimento da cantare.
Il collettivo non abbandonerà mai la provincia, tutti e sei ne sono convinti. Tra meno di un mese partiranno per il tour, ma presto o tardi torneranno ancora una volta e ancora più carichi di esperienze. Da qualche anno i bnkr44, per “colpa” del successo e dei concerti, non riescono più a vivere le estati a casa, eppure, nei brani di 44.SUMMER raccontano le sensazioni di chi può o è costretto a farlo. Il campionamento di Figli delle stelle in ESTATE 80 disegna le piste da ballo sognate e poi raggiunte col treno. La carica pop punk e i synth di MOVIMENTO sono invece lo specchio della nostalgia generazionale e di quel «senso di infelicità che mangia dentro».
Se l’estate, infatti, ti aiuta a comprenderla, la provincia, a sua volta, nel suo rimanere immobile, è un metro di paragone. A ogni ritorno ti rendi conto di quanto sei cambiato rispetto all’ultima volta che l’hai lasciata. E se il tempo che passa non fa paura, lascia comunque un solco pieno di ricordi. Lì dentro i bnkr44, anche se stentano ad ammetterlo, rivivono le amicizie trascurate, gli addii che cantano in PREFERIREI e i sogni, quelli infranti e quelli che sono cambiati o si sono realizzati negli anni.
Le tre tracce dell’EP sono state scritte nel bunker, e dove sennò? Quella fucina buia dove penetrano pochi raggi di sole, gli stessi che hanno ispirato Jxn per la copertina in stile anni Ottanta. 44.SUMMER offre una fotografia dello stile camaleontico e fluido dei bnkr44. I sei ragazzi sono cresciuti e quest’estate, quella reale che vivranno in giro per l’Italia, sarà un’altra grande opportunità. In MOVIMENTO si definiscono un sogno e a Villanova, come in ogni luogo di provincia, devi sognare un po’ più forte perché tutto è più distante. Talmente lontano che spesso nemmeno l’immaginazione osa spingersi fin là. Fino a quel concerto del 12 luglio, davanti a oltre sessantacinquemila persone, in apertura agli Stray Kids, a I-Days Milano Coca-Cola.
L’intervista ai bnkr44:
Come mai la scelta di pubblicare un EP estivo?
Piccolo: È nato tutto un po’ per caso. Volevamo fare qualcosa per l’estate, ci era stato anche consigliato. 44.SUMMER è un regalo per i fan dei bnkr44, in attesa del disco, ed è anche un modo per “rinfrescare” la scaletta in vista dei concerti estivi.
Erin: La scelta di pubblicare un EP è stata presa parlando tra di noi. È inevitabile perché siamo in tanti e prendere una decisione è sempre un processo lungo. L’idea era proporre qualcosa di diverso, d’altronde il nostro modo di pubblicare è sempre stato alternativo. Per cui ci siamo detti: “Tutti fanno sempre un pezzo estivo, perché noi non ne buttiamo fuori tre?”.
Fares: Poi c’è da dire che avevamo tante canzoni pronte per essere pubblicate. Se avessimo dovuto sceglierne una sola sarebbe stato complicato mettersi tutti d’accordo.
Quindi avete pescato nel vostro repertorio di inediti.
F: Sì, sebbene si sposino bene insieme, non sono dei pezzi scritti appositamente per l’estate.
P: Guardando la lunga lista di canzoni a disposizione abbiamo scelto le tre che a livello di mood potessero stare bene insieme. Diverse, ma complementari. Ce n’è una più sentimentale, PREFERIREI, una più generazionale, MOVIMENTO, e una molto più leggera e vicina al mondo del club.
E: Abbiamo ragionato al contrario rispetto a come si fa di solito: prima sono nati i pezzi e poi l’idea di fare l’EP.
Il pezzo più estivo dei tre è ESTATE 80 in cui campionate il riff di chitarra di Figli delle stelle. Com’è nata l’idea e che rapporto avete con quella canzone?
P: Fa ridere ma, anche in questo caso, nulla è stato programmato. Un giorno, mentre eravamo qui in studio, ci è stato detto che avevamo la possibilità di utilizzare il campione di Alan Sorrenti. Noi subito siamo impazziti, solo il fatto di poterci scrivere sopra qualcosa di nostro ci ha caricato. Ci abbiamo provato senza porci grandi aspettative, in realtà, perché comunque stiamo parlando di un pezzo leggendario e non era detto che uscisse qualcosa di buono. Il risultato però è piaciuto a tutti e quindi l’abbiamo scelto come singolo di lancio.
E: Per certi versi è quasi un esperimento perché è il nostro primo vero pezzo estivo. Facciamo brani rap, grunge, pop rock e questa volta abbiamo deciso di mostrare questo nostro lato più spudorato.
P: Ed è anche l’ennesimo omaggio al pop anni Ottanta, un mondo al quale abbiamo sempre strizzato l’occhio fin dai nostri primi lavori. Poi il pezzo è anche un po’ Fifa (ride n.d.r.).
Cos’è che vi affascina di più di quel periodo?
E: L’estetica degli anni Ottanta è incredibile. Ripensando a Sanremo e alla serata in cui ci siamo esibiti con Pino D’Angiò, una delle cose più fighe erano i nostri outfit colorati.
P: Gli anni Ottanta sono perfetti: sono colorati, vintage il giusto e ricchi di suoni leggendari. Ci sono in quasi tutte le canzoni dei bnkr44, da quelle degli esordi fino a 44.SUMMER.
L’avete tirato in ballo, quindi la domanda è d’obbligo. Ma com’è stato il vostro primo incontro con Pino D’Angiò?
P: Incredibile, lui è il boss. L’abbiamo incontrato nel backstage di un suo concerto a Roma, in una delle due date sold out all’Alcazar. È l’umiltà fatta persona, quanto di più distante da ciò che ti aspetteresti da un personaggio come lui. Serenità, autoironia e gentilezza unica. La cosa più assurda è il silenzio che cala quando parla: vuoi anche per il suo tono di voce basso, ma è proprio magnetico. Tutti stanno ad ascoltare. È stato facile entrarci in sintonia perché è come se avesse vent’anni, ma allo stesso tempo è anche un padre. E si nota tantissimo.
Tornando a 44.SUMMER, l’avete descritto come un lavoro nato con l’idea di divertire i fan dei bnkr44, ma, in realtà, è molto più profondo e nasconde un’anima agrodolce. Uno dei primi versi di ESTATE 80 dice: «La vita è una e meno male che ne ho già abbastanza». Quanto c’è di vero in questa frase?
F: Tutto vero, nessuna finzione.
P: Sì, il testo di ESTATE 80 parla molto di noi e del momento storico che stiamo vivendo come band. Non siamo mai davvero in vacanza e il tempo che possiamo passare con i nostri amici è sempre meno. Per noi l’estate ormai è sinonimo di lavoro.
E: Che poi noi siamo fortunati a poter fare una professione che ci piace ed è bellissima. L’altro lato della medaglia però, appunto, sono gli impegni. D’estate non si fissano le vacanze, ma i concerti. A volte vorresti staccare perché i ritmi sono insostenibili. I concerti in sé sono un divertimento, ma tutto il contorno pesa. Quindi, sì, oltre allo scherzo e alla ballabilità, la canzone lascia un sapore agrodolce in bocca.
A tal proposito, tra poco aprirete gli Stray Kids agli I-Days Milano Coca-Cola. Li conoscevate?
E: Conoscevo il K-pop, lo ascolto pure, ma prima che ci annunciassero come opening, non avevo mai ascoltato gli Stray Kids. Me li sono andati a recuperare non appena ho saputo che avremo suonato prima di loro. Sono enormi, cazzo (ride n.d.r.).
F: Sono in otto sul palco, due in più di noi. Chissà come cavolo fanno poveretti con le coreografie, non li invidio.
E: Sì, ci toccherà preparare uno show ad hoc per non sfigurare. Non appena sapremo lo slot di tempo che avremo a disposizione sul palco, inizieremo a pensarci. Anche perché sarà il concerto con il pubblico più numeroso che abbiamo mai fatto in carriera finora.
Avete l’ansia da prestazione prima dei vostri live?
P: In realtà quasi zero. Siamo così tanti e così cazzoni che ci sosteniamo a vicenda.
E: Sì, devo dire che col tempo l’ansia è scomparsa, anche se poi magari riappare in alcuni contesti a qualcuno di noi. Comunque è molto peggio esibirsi davanti a mille persone perché è inevitabilmente un’esperienza più intima, c’è il contatto visivo diretto e hai più pressione. Alla fine, sessanta mila spettatori sono un muro indistinguibile. Nel caso degli Stray Kids, per esempio, la cosa più complicata forse sarà coinvolgerli, perché non saranno lì per ascoltare noi. Sarà una bella sfida.
La nostra professione è bellissima. L’altro lato della medaglia però sono gli impegni. Ormai d’estate non si fissano le vacanze, ma i concerti.
MOVIMENTO l’avete definito un brano generazionale. Infatti, il suono rimanda al pop punk di fine anni Novanta e inizi anni Duemila.
E: È il pezzo che è cambiato più di tutti durante la scrittura ed è quello che incorpora più influenze dei tre. Questo perché era nato inizialmente come un brano molto sintetico con una strumentale ricca di tastiere che, a un tratto, ci è sembrata troppo dolce. Così a un certo punto ho cancellato tutti gli strumenti, Caph ha preso la chitarra, ed è diventato quello che è adesso.
P: La versione definitiva ha questo mood che ricorda un po’ il pop rock anni Duemila, un po’ American Pie e Blink-182, nonostante poi le batterie siano diverse.
In fin dei conti, a livello di genere musicale, non siete mai scesi a compromessi. Ha ancora senso secondo voi parlarne oggi?
E: Non ci poniamo più il problema del genere, anzi, credo che non ce lo siamo mai posti perché il nostro progetto nasce dall’unione delle nostre passioni e dei nostri ascolti. Ormai nel 2024 tutti gli stili sono fluidi e si influenzano a vicenda. Nel nostro caso, fin da subito, abbiamo iniziato a fare musica insieme proprio perché volevamo sperimentare con ogni tipo di genere che non avessimo già sfruttato nei nostri progetti singoli.
P: Poi magari ancora non ha un nome e quando glielo daranno diventerà un genere.
Nel brano vi descrivete come un sogno e un movimento. Come gestite le dinamiche all’interno del gruppo?
F: Litighiamo spesso, prima o poi esploderemo in un Big Bang (ride n.d.r.).
E: L’organizzazione del caos. Comunque, alla fine troviamo sempre una quadra e col tempo diventa sempre più facile perché cresciamo e diventiamo più esperti in quello che facciamo. Riusciamo a gestire i problemi in modo migliore. Perlopiù sono di tipo organizzativo essendo in tanti.
P: Se da un lato prendere delle decisioni ci richiede più tempo e confronto, dall’altro, quando un’idea convince tutti, vuol dire che è davvero forte. Ce ne rendiamo subito conto.
Come in GOVERNO PUNK, la vera protagonista è Villanova. Quale è la cosa che vi lega di più alla provincia. Tempo fa avete detto che rende introspettivi.
E: Sì, soprattutto perché la sua caratteristica principale – è banale, ma è così – è la tranquillità. È il posto perfetto per staccare e scappare dal mondo. Ci sei tu, la natura e la tua fantasia.
F: Quando scriviamo, volendo o non volendo, ci influenza sempre. A tratti ci influenzano anche realtà in cui lavoriamo temporaneamente, come Milano, o i posti che visitiamo in tour.
P: Secondo me, a livello mentale, un po’ ci siamo staccati dalla provincia. In molte canzoni abbiamo trattao anche altri temi. Il paradosso è che ultimamente ne parliamo meno, ma quando lo facciamo è in modo molto più esplicito rispetto al passato.
Com’è cambiato il vostro rapporto con la provincia negli ultimi tempi?
F: Io trovo che non sia cambiato nulla. La gente in provincia è come se fosse congelata. La situazione e i contesti rimangono identici, non sbocciano e non fioriscono. Io ci sto bene però, alla lunga, il fatto che nulla evolva inizia a pesare.
P: Nel mio caso è migliorato. Quando ero più piccolo avevo molta più voglia di andarmene via.
E: Sì,avendo la possibilitàdi muovercie di uscire quando vogliamo, la apprezziamo molto di più.
C: La verità è che quando sei il “Goat” della provincia, ti piace starci. Dilla la verità (ride n.d.r).
La gente in provincia è come se fosse congelata, non sbocci e non fiorisci. Dopo un po’ l’immobilità inizia a pesare
Quindi, per i bnkr44, la fuga dalla provincia di cui si parla nei testi di 44.SUMMER, è solo un modo per per tornare poi più carichi di idee. L’idea di lasciarlo per sempre non vi è mai balenata in testa?
P: No, semmai di crearne un secondo da qualche altra parte.
E: Il bunker è un culto e rappresenta l’inizio di tutto. Ha la sua anima e ha bisogno di noi. Poi è fresco dal 2019.
Nel 2024 i bnkr44 compiono cinque anni. Come siete cambiati?
E: Mi sento molto più sicuro di me stesso. Rispetto a 4-5 anni fa sono molto meno introverso e mi sento di essere anche più bravo nel fare certe cose. Soprattutto a comunicare.
P: Secondo me siamo passati dall’essere degli sconosciuti, poi amici, fratelli…
F: E basta, non ti spingere troppo oltre (ride n.d.r.).
E: A livello artistico ogni anno ci accorgiamo che abbiamo imparato tantissimo e che abbiamo ancora molta strada da fare.
P: Secondo me, nell’ultimo anno, dal punto di vista dei concerti dal vivo abbiamo fatto molti progressi. Se penso al concerto all’Alcatraz di Milano, dico: “Ah però, qualcosa di buono l’ho fatto”. Organizzarsi e invitare undici ospiti sul palco è sembrato quasi naturale, ma a posteriori non era scontato.
In PREFERIREI parlate di rimpianti e di un addio. C’è qualcosa che la carriera vi ha impedito di fare e che vi sarebbe piaciuto?
E: Io mi sento di averci guadagnato. Magari c’è qualche amicizia che non ho coltivato per via del tempo passato in studio, ma forse sarebbe andata allo stesso modo anche se avessi fatto un altro lavoro. Io mi sento solo arricchito.
P: Magari ci siamo lasciati un po’ indietro le nostre visioni singole che fanno sempre bene al cuore. Ma non è detto che prima o poi lì non ci si possa tornare.
Torniamo al punto di partenza. L’estate per i bnkr44: meglio da bambini, da adolescenti o da ventenni?
Fares: Le estati più belle io le sto passando ora perché sto vivendo il mio sogno.
Piccolo: Io le ho vissute da adolescente, tra i 13 e i 16 anni, in spiaggia.
Erin: Sì, anch’io, quelle sono le estati vere. Finisce la scuola e non hai nulla a cui pensare. Oggi è bello andare in tour, ma siamo comunque adulti.
Caph: Io anche scelgo l’adolescenza perché giocavo a calcio ad alti livelli, sognavo la Fiorentina e mi sono divertito tantissimo. Ho fatto il panico.
Jxn: Io oggi non potrei mai imparare ad andare con il monociclo come ho fatto durante le estati da piccolo.