Da Vasco ai Måneskin, Bugo racconta che cosa è “Rock and Roll”
Il cantautore è tornato sulle scene e domani esce il suo nuovo singolo. Con noi riflette sull’ultimo periodo, sul famoso Sanremo, e sull’episodio di Morgan a Selinunte dice: “Insultare il pubblico è la cosa meno rock che si possa immaginare”
Bugo è tornato ed è in gran forma. Quest’estate ha pubblicato Un bambino, seguito da alcune date estive, mentre venerdì esce Rock and roll. Una dichiarazione d’amore al genere «che ovviamente non morirà mai». Ma anche a Vasco Rossi, «quando l’ho visto dal vivo a 17 anni mi ha cambiato la vita». Bugo vive sereno a Bruxelles da qualche mese, perché fondamentalmente segue il lavoro della moglie diplomatica, così come negli ultimi anni è stato anche in India e a Madrid.
Con noi riflette su questi ultimi periodi, dal famoso caso Sanremo in cui non era salito sul palco a ciò che è più o meno rock («Gli insulti di Morgan a Selinunte? La cosa meno rock che si possa immaginare»). Il 10 novembre sarà anche in concerto al Circolo Arci Bellezza di Milano.
L’intervista a Bugo
Quindi non è vero che gli artisti scrivono solo se stanno male?
Io se sto bene mi faccio vedere, se no sto fermo. La stessa cosa per la scrittura. In realtà non sono stati tanti i periodi in cui non sono stato bene nella vita, per fortuna. E ora ho voglia di divertirmi, di uscire, di cantare e suonare, soprattutto dopo la pandemia. Se penso anche a Me la godo, del 2015, ero in India e stavo benone. In più, secondo me, non è neanche giusto fissarsi con il concetto di sofferenza. Perché poi ti convinci che solo quella sia la parte creativa migliore di te. E si vuole tornare sempre lì. Se no, non avremmo mai avuto le canzoni di Bob Marley, degli Oasis e dei Beatles. Insomma ci sono canzoni super happy meravigliose.
La città di Bruxelles è fonte di ispirazione per te?
Non ha mai tanto contato dove fossi, è più importante come sto interiormente. Se ci pensi, neanche l’India aveva contato più di tanto. Anche se lì ci sono stati i Beatles che hanno scoperto il sitar, io non ne sono proprio stato influenzato. Che io sia a Cerano (il mio paese) o a Bruxelles poco cambia.
Bugo, cosa rappresenta per te Vasco Rossi? L’attacco di Rock’n’roll sembra un suo pezzo.
Lui è il mio riferimento principale in Italia. Pensa che sono andato a un suo concerto senza sapere chi fosse quando avevo 17 anni! Era il live di Fronte del Palco, nel 1990, a San Siro, e mi avevano trascinato i miei amici che avevano la macchina e lo adoravano. Io penso mi abbia cambiato la vita! Poi ho scoperto Bollicine, ho conosciuto lui di persona, insomma è stato davvero importante per me! Anche se siamo molto diversi.
In cosa? Anche se posso immaginarlo.
Ovviamente dal punto di vista anagrafico. Lui ha più o meno l’età di mio papà che è del ’50, io lo ritengo un po’ il mio padre spirituale, infatti. Hanno un modo di ragionare molto simile: sulla vita, le difficoltà sul lavoro, l’impegno. Poi Vasco stesso ha raccontato di aver sofferto di depressione e di ansia, e a me non è mai capitato. Per me la vita è una gran figata! Invece, per Vasco, forse, è più un’avventura, dove capita di subire anche delle ferite. E poi sicuramente gli ascolti della vita. Io sono cresciuto con Nirvana, Beastie Boys, Oasis, Beck, Jon Spencer Blues Explosion. Credo un mondo rock molto diverso da quello che ascoltava lui.
Invece che cosa ti colpisce di lui?
Il fatto che – incontrandolo dal vivo – ho avuto l’impressione di conoscerlo da sempre e ho scoperto una persona che sta sempre con i piedi per terra. Anche io penso di non mettermi mai sul piedistallo né di fare troppi voli pindarici, senza volermi paragonare a lui ma ho sentito molta affinità. Apprezzo la sua spontaneità e la voglia di donarsi alle persone.
Anche tu nel corso della tua carriera sei sempre sembrato uno che non voleva prendersi troppo sul serio.
In realtà, io mi sono sempre preso sul serio. Cerco di non mostrarmi troppo musone in pubblico o sul palco. Chi lavora con me invece sai quanto sia severo e pignolo ma poi sono costretto a trasformarmi. Credo che, se non ti comporti in maniera seria, non puoi avere alle spalle 25 anni di carriera.
Invece il rock adesso come sta?
Il caso dei Måneskin è eclatante e poi li adoro. Anche se abbiamo un po’ di anni di differenza, non sto a dire quanto ci siamo divertiti con Ethan al festival di Sanremo a bere insieme. Il rock and roll non passerà mai. Noi non facciamo pop che rimane un po’ in superficie e va in classifica. Ogni tanto il rock riesplode e torna in auge ma esiste sempre. La gente non smetterà mai di ascoltarlo.
Farai uscire anche un album?
Con questi due singoli ho voluto indicare una direzione. Credo che l’album uscirà l’anno prossima.
Bugo e Morgan
A distanza di 3 anni e mezzo, ne avevi già parlato, come rivedi la vicenda Bugo Morgan a Sanremo?
Penso di aver fatto la cosa più rock’n’roll che potessi abbandonando quel palco. Ci sono ancora persone che mi fermano e mi fanno i complimenti! Non potevo rimanere lì a prendermi gli insulti. Credo di essere stato serio.
Quando hai visto quello che è successo quest’estate al concerto di Morgan a Selinunte ti è sembrato un déjà-vu?
Credo che se un artista si esibisce in una serata-tributo per un altro artista (in questo caso Franco Battiato) e reagisce in quel modo si comporti proprio nel modo meno rock and roll del mondo.