Interviste

Michele Riondino: «Vi racconto il mio Cinzella post-industriale sul lungomare di Taranto»

L’ottava edizione si svolgerà dal 15 al 17 agosto in una nuova location: la Rotonda del Lungomare. Abbiamo parlato l’attore e regista pugliese, nonché direttore artistico del festival, per farci raccontare l’evento e il rinnovato fermento culturale della regione: «Nascono nuovi artisti in continuazione, mi piace molto Kid Yugi»

Autore Samuele Valori
  • Il18 Luglio 2024
Michele Riondino: «Vi racconto il mio Cinzella post-industriale sul lungomare di Taranto»

Un lungomare è quanto di più distante ti possa venire in mente quando pensi al concetto di post-industriale. Ti immagini i mattoncini rossi e anneriti di Manchester, qualche fabbrica abbandonata oppure un capannone, come l’ex Montecatini sul porto di Brindisi. Proprio lì si sarebbe dovuta tenere l’ottava edizione del Cinzella Festival che, nella testa del suo direttore artistico Michele Riondino, avrebbe dovuto proprio rappresentare quel sentimento disturbante e allo stesso tempo eccitante che trasmettono le rivoluzioni. L’attore e regista ha voluto giocare sul contrasto anche nella scelta della line-up: elettronica, rock e post-punk immersi in un ambiente estraneo. Ora che il Festival si è dovuto spostare nella suggestiva Rotonda del Lungomare di Taranto, quello stesso contrasto pensato in origine, sarà ancora più evidente e stimolante.

D’altronde, come ha detto durante la nostra intervista telefonica lo stesso Michele Riondino, «cosa c’è di più post-industriale di una città come Taranto?». Il capoluogo di provincia negli ultimi anni è in realtà diventato un centro culturale importantissimo per la Puglia intera. Lo Spazioporto, il concerto del Primo Maggio (curato, tra gli altri, sempre dallo stesso Michele Riondino), il Medimex e, appunto il Cinzella, hanno reso sempre più viva la scena musicale locale. «Eventi del genere ci permettono di parlare con i Comuni e questo è fondamentale. Queste connessioni ci danno la possibilità di guardarci intorno e già per l’anno prossimo abbiamo in mente di proporre qualcosa di ancora più innovativo» spiega l’attore.

La line-up di quest’anno è molto varia: si inizia con l’elettronica di Trentemøller e Vitalic, poi il rock di Gene Simmons dei Kiss e dei Wolfmother e, infine, il post-punk corrosivo degli inglesi Big Special e Sleaford Mods.

Con Michele Riondino non abbiamo parlato solo del Cinzella Festival, ma anche della sua passione per la musica – emersa anche nel suo ultimo film Palazzina Laf – e della sua stima per Kid Yugi. «Ha molto a cuore il territorio e siamo sulla stessa linea d’onda. Per lui il Palco dell’Uno Maggio potrà sarà sempre a disposizione».

L’intervista a Michele Riondino

L’ottava edizione del Cinzella Festival coincide con un trasloco, come avete vissuto il cambio di location?
Sì, la più grande novità di quest’anno è che ci spostiamo dopo anni passati nella bellissima cornice delle Cave di Fantiano di Grottaglie. Non è stato semplicissimo. Abbiamo dovuto traslocare per motivi che non dipendevano da noi e, prima di scegliere la nuova location, sono state diverse le opzioni. All’inizio pensavamo di spostarci a Brindisi, al capannone Ex Montecatini, perché ci offriva la possibilità di avere un sito post-postindustriale molto adatto al concept del nostro festival. L’avevamo già sperimentato e utilizzato qualche anno fa per un concerto dei Morcheeba. Dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni però, anche lì, per cause di forza maggiore, ci hanno impedito di organizzarlo.

E alla fine avete optato per la Rotonda del Lungomare di Taranto.
Quando è venuta fuori l’opportunità di tornare a Taranto siamo stati felicissimi. Era sempre stato un nostro sogno. La Rotonda, tra l’altro, è un posto che ci sta molto a cuore, è la sede del Medimex ed è un luogo già rodato per un certo tipo di eventi. Questa è forse la più grande novità di questa ottava edizione del Festival: il Cinzella quest’anno suonerà vicino al mare.

A livello di cartellone, si spazia un po’ ovunque. Si passa dall’elettronica di Anders Trentemøller al post-punk degli Sleaford Mods. In mezzo pure il rock classico di Gene Simmons. Quale è la filosofia dietro alla line-up?
Devo essere sincero, quando ho iniziato a pensare agli astisti per l’edizione 2024 ho fatto molto riferimento alla prima opzione di location. L’idea era quella di mettere in un contesto post-industriale come quello del Capannone di Brindisi, dei generi diversi. Generi che magari non c’entrano molto con l’atmosfera a una prima impressione, ma che sono tutti post-qualcosa. Infatti abbiamo accostato cose agli antipodi come l’aftershow di Vitalic e il rock stoner ruvido dei Wolfmother. Poi la sede del Cinzella è cambiata ma, in fin dei conti, esiste una città più post-industriale di Taranto?

La scelta di certi artisti non proprio mainstream, non è un po’ rischiosa?
Forse, ma noi abbiamo l’obiettivo di educare le orecchie, soprattutto quelle delle giovani generazioni, a sonorità che rappresentano mondi musicali diversi e lontani da quello che sono abituati ad ascoltare.Ci siamo un po’ “arrogati” questo ruolo.

Com’è cambiata Taranto, più in generale la Puglia, a livello culturale negli ultimi anni?
Innanzitutto la Puglia è diventata una tappa da unire a quelle tradizionali del Nord. C’è fame di musica in Puglia. Questo anche perché le amministrazioni hanno capito che con gli eventi culturali, con i concerti, con i festival, col cinema, con i libri, insomma con la cultura, si lavora bene e si può guadagnare tanto, soprattutto in ambito turistico. Per esempio, prima con il Concerto del Primo Maggio, poi il Medimex e infine il Cinzella, Taranto è tornata a essere una piazza importante. Non ci dimentichiamo che tra gli anni Ottanta e Novanta abbiamo avuto in concerto artisti come Soundgarden, Bauhaus e Siouxsie and the Banshees. Abbiamo una tradizione e stiamo cercando di rispolverarla e tutti questi eventi dimostrano come la piazza sia ancora viva.

Questo “ritorno” della musica dal vivo a taranto ha una ripercussione sulla nascita di nuovi artisti e scene locali?
Se c’è una cosa che non è mai mancata a Taranto sono i musicisti. Si è sempre suonato tantissimo: nelle cantine, in casa, per strada. Con l’apertura di Spazioporto, una casa che contiene le nostre idee, abbiamo dato uno spazio fisico a tutto questo movimento. Lì possiamo conoscere nuovi artisti locali e siamo diventati un punto di riferimento per loro. Se prima dovevamo andare noi in cerca, ora sono loro che sanno dove trovarci. Siamo orgogliosi di questo presidio perché riusciamo a far emergere un sacco di nuovi progetti facendo da ponte tra i grandi artisti e gli emergenti. Non è raro, per esempio col Medimex, avere artisti internazionali accompagnati da band locali.

Hai parlato di nuovi artisti della provincia di Taranto, per cui sono curioso di sapere cosa pensi di Kid Yugi, uno dei nomi emergenti più importanti esplosi negli ultimi anni.
Beh ne penso molto bene (ride n.d.r). Lo seguo da tempo e vi rivelo che, a distanza, abbiamo buttato giù un po’ di proposte. Chissà che non si riesca prima o poi a chiudere qualcosa insieme. Ci siamo parlati anche per l’ultima edizione del concerto del Primo Maggio che, purtroppo, essendo stata organizzata di corsa, non si è concretizzato nulla. L’anno prossimo ci rifaremo. È un artista che ha molto a cuore il territorio e con i quali condividiamo certi temi. Vien da sé che quello dell’Uno maggio di Taranto è un palco che lui potrà sfruttare quando vuole.

Il tuo legame con la musica rivive anche nel cinema e nel tuo esordio da regista, Palazzina Laf, c’è anche una canzone del tuo amico Diodato, La mia terra, premiata poco tempo fa con la Targa Tenco. Com’è nata l’idea?
L’idea di inserire un brano di Diodato nel mio film c’era fin dall’inizio. Diciamo che la mia richiesta non è stata un fulmine a ciel sereno per lui, ormai collaboriamo da tantissimo tempo. La mia terra e Palazzina Laf sono nati insieme. La sua canzone racconta il passato, la genesi, il mito di Taranto e racconta anche di come si continui a lottare per difendere questa terra. Sono molto contento che ci sia Antonio nel mio film, ma sono allo stesso modo molto felice della colonna sonora firmata da Teho Teardo. Non viene mai citato, ma è il deus ex machina di tutta la struttura musicale del film. Le sue scelte hanno raccontato il film insieme alle immagini.

Il programma

Rotonda del Lungomare, Taranto
15/08 Trentemoller (unica data italiana) + Vitalic (aftershow)
16/08 Gene Simmons Band (unica data italiana) + Wolfmother (unica data al Sud Italia)
17/08 Sleaford Mods (unica data al Sud Italia) + Big Special

Biglietti disponibili sui circuiti Xceed e Viva Ticket.

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