La crisi e la rinascita dei Coma Cose dentro “Un meraviglioso modo di salvarsi”
Oggi esce il nuovo album del duo che si apre molto di più al suono di una band e racconta in modo assolutamente sincero i cambiamenti che ha affrontato
«Questo disco è un viaggio ma anche un’esperienza psicanalitica. Di sicuro ora siamo molto più band di un tempo perché abbiamo studiato il suono con i Mamakass e i musicisti che ci affiancano in tour». I Coma Cose, ovvero Francesca “California” Mesiano e Fausto Lama (vero cognome Zanardelli) tornano oggi con il loro nuovo album Un meraviglioso modo di salvarsi ma ovviamente non ci forniscono un manuale pronto all’uso per salvarci.
«Abbiamo sentito la necessità di fermarci totalmente per 7/8 mesi, soprattutto per dedicarci a questo nuovo disco. Abbiamo voluto affrontare varie questioni della vita contemporanea nei testi, ma non abbiamo voluto essere troppo espliciti nelle risposte», ci ha raccontato Francesca California Mesiano. «A volte gli impegni lavorativi prendono il sopravvento su quelli sentimentali e umani, e quando è così significa che c’è qualcosa che non va».
Di sicuro il grande successo al festival di Sanremo 2021, seguito da una lunga scia di promozione e poi da un tour sold out ha portato non pochi scossoni alla coppia sia nella vita privata che lavorativa. A un certo punto hanno preferito separarsi per un mese circa e lasciare Milano, dove vivono da anni. Ognuno è tornato al suo paese d’origine e a questo periodo così particolare hanno dedicato una canzone. Di cui al momento non sapremo il contenuto perché il brano è stato escluso dall’album.
Anticipito dal singolo Chiamami, In Un meraviglioso modo di salvarsi si sentono molto tutte le influenze musicali del duo e dei loro collaboratori, da LCD Soundsystem ai Flaming Lips, da Kurt Vile a un tipo di rap che non è esattamente quello che è in cima alla Top 50 Italia di Spotify.
Fausto, in Sto mettendo ordine c’è un po’ un riassunto della tua carriera degli ultimi anni. Da quando eri partito come rapper con il nickname di Edipo a quando facevi il commesso in Ticinese, a Milano. Riporti un po’ di frasi che ti sono state dette dagli addetti ai lavori in questi mesi tra cui “Ci sarà un po’ di rap?”: mi sembra che in questo lavoro ce ne sia un bel po’ o sbaglio?
Noi non vorremmo essere vittime del clichè della coppia che lavora insieme. Siamo anche persone singole e credo di non aver mai raccontato bene il mio passato, per questo ho voluto scrivere un pezzo del genere: proprio per spiegare quello che c’è dietro.
Nel brano dici che quando eri in negozio vedevi passare i rapper famosi e ti veniva un po’ di nostalgia.
Avevo 35 anni, pensavo che la mia carriera musicale fosse finita. Anche se mi piaceva fare il commesso, quando vedevo gli altri rapper sentivo di aver lasciato qualcosa di irrisolto nella mia vita. Ma poi è arrivata Francesca a raccogliermi per strada (ride, ndr).
La prima cosa che colpisce di questo album dei Coma Cose è la spontaneità anche per gli skit che avete inserito.
Fausto: Ci siamo divertiti molto a dare anche un appeal cinematografico. Abbiamo registrato tutto nello studio di Carlo dei Mamakass, il duo che ha suonato gli strumenti per noi e prodotto l’album con me. Per esempio, nello skit centrale sono io che faccio finta di essere il cameriere che ci chiede cosa vogliamo bere. Poi, in studio si è creata proprio una bellissima atmosfera, sembrava di andare a casa di amici. Ogni giorno prendevo la macchina per andare in provincia di Milano, in Brianza, e mi piaceva moltissimo tornare alle sensazioni della mia giovinezza. Dato che vengo da Salò, in provincia di Brescia.
California, Calma workout è un po’ la tua risposta al pezzo di Fausto?
È un po’ lo spazio che ho deciso di prendermi. In questo brano racconto di quanto io sia una persona irrequieta, per cui ho sempre dovuto trovare degli escamotage per tranquillizzarmi. In questo momento sono molto dedita allo sport. Anche io volevo raccontare la mia personalità e trasmettere l’idea che bisogna trovare sempre un modo per stimolarsi ed andare avanti. Sia fisicamente che mentalmente. Per riuscire a superare i propri limiti e i propri bisogni.
In Resistenza cantate “Dopo quelli del disagio/ E quelli dell’incoscienza/ Arrivano per tutti/ Gli anni della resistenza”: come sono per voi questi anni?
Fausto Lama: Resistenza per noi è una parola forte, volevamo riportarla al suo significato originario, evitando tutti i cliché. Quello che è chiaro è che nessuno di noi sta vivendo un momento fantastico. E noi in particolare non vorremmo certo chiuderci o vivere per forza un momento negativo. A volte ci sembra in realtà di essere in questa condizione da anni perché ci sentiamo sempre un po’ fuori luogo. Per questo abbiamo pensato che magari scriverlo in una canzone poteva essere di stimolo per altre persone. Per spingerle a non omologarsi alla rassegnazione.
Odio i motori è un pezzo costruito in modo proprio “pazzo”.
California: Assolutamente. È il nostro preferito a livello musicale. Ci sono dentro tre brani diversi. È bello quando ti rendi conto di poterti riappropriare di una certa libertà nel comporre musica, proprio come ai nostri inizi.
Alla fine, avete capito quale può essere Questo meraviglioso modo di salvarsi per i Coma Cose?
California: Io sono famosa per non essere capace di dire di no. E per la prima volta, in questi mesi, ho capito quanta soddisfazione dia il poterlo dire ogni tanto, invece. Non mi interessa più compiacere le persone.
Fausto Lama: Di sicuro sganciarsi dalla violenza del caos mediatico a cui siamo sottoposti. Abbiamo fatto un anno sabbatico senza social e tutti ci chiedevano come potessimo fare. Ora, per la promozione dell’album, abbiamo dovuto per forza riaffacciarci a quel mondo e abbiamo semplicemente deciso di farlo in maniera più attiva possibile. L’importante è non subire i social. Spesso mi sento sopraffatto da un senso di alienazione e mi viene da chiedermi se sia davvero tutto così vacuo. Poi invece magari vai a fare una passeggiata, incontri una persona, ci chiacchieri dal vivo e capisci che tutto può migliorare. Questo album è un invito a salvarsi dai rapporti troppo digitali e poco fisici. E speriamo davvero sia l’occasione di un incontro e di una discussione.