Interviste

Ditonellapiaga verso Sanremo 2022: «Donatella Rettore? Ci lega un’ironia mista a malizia»

La cantautrice urban sarà in gara al Festival insieme all’icona degli anni ‘70/80. E venerdì 14 gennaio pubblica il suo primo album, Camouflage

Autore Federico Durante
  • Il12 Gennaio 2022
Ditonellapiaga verso Sanremo 2022: «Donatella Rettore? Ci lega un’ironia mista a malizia»

Foto di Chiara Mirelli

Amori sbagliati, sesso, creature della notte, astinenze, trasgressioni. Storie noir e celebrazione del glamour. Ma anche slanci di grande dolcezza e tanto dark humour. Sono solo alcune delle coordinate del conturbante immaginario delle canzoni di Ditonellapiaga, talento urban che avevamo già conosciuto in occasione dell’uscita dell’EP Morsi e che adesso torna con due importanti novità: l’uscita del suo primo album, Camouflage, fuori da venerdì 14 gennaio per Dischi Belli / BMG; e la partecipazione a Sanremo 2022 in tandem con Donatella Rettore, con il brano Chimica. Una coppia davvero azzeccata: nonostante l’ovvia differenza di età, sono tante le affinità fra Ditonellapiaga e l’icona degli anni ‘70/80, come risulta evidente sin dal primo ascolto dell’album, che ci siamo fatti raccontare da lei.

La dimensione “camaleontica” del titolo dell’album vuole anche riprendere il concetto espresso dal titolo del tuo EP Morsi, ovvero l’idea di versatilità stilistica?

Sì, l’EP si intitolava così perché raccontava questa sorta di antipasto dell’album, che è la portata principale. Il fil rouge del disco è appunto l’essere molto camaleontica, fare le cose in maniera “mimetica” e versatile. Per me non è una cosa negativa, non è un nascondersi: è solo il divertimento nel travestirsi.

Infatti la tua musica si muove in un mondo di riferimenti stilistici che è estremamente composito, pur mantenendo sempre un baricentro, una forte identità di progetto. Per te, cosa tiene insieme i dodici brani della tracklist e il mondo Ditonellapiaga in generale?

Non credo che ci sia un ingrediente segreto. Già il fatto che siano le stesse sei mani a fare i brani – quelle dei due produttori (i bbprod, ndr) e le mie nella scrittura delle melodie e dei testi – è il filo conduttore, oltre che la mia voce. Poi, per quanto siano pezzi diversi, anche sui suoni abbiamo cercato di dare una coerenza. Ci sono anche elementi di produzione ricorrenti: per esempio suoni particolari, molti clap e così via.

Mi ha anche colpito la copertina dell’album, con questa sorta di gang di “ex ragazze” con te al centro. Me la spieghi?

La cover gioca sempre sul concetto della mimesi. Però ho voluto fare una cosa un po’ meno stereotipata del camaleonte o della giungla tropicale. Mi è venuta in mente quell’immagine perché le persone ritratte nella foto le conosco molto bene: sono mia nonna e le sue amiche. Ho voluto riportare alla luce un mio ricordo di quando ero piccola, che rappresenta anche quello che faccio nei brani: il travestirsi. Mi ricordo che quando le amiche di nonna venivano a casa io andavo in camera e mi vestivo come loro, per poter essere parte del loro salotto. A livello di immagine, mi piaceva il fatto che al primo colpo d’occhio non noti una persona giovane in mezzo a tutte quelle signore anziane.

“Je veux only Vogue”: mi racconti il mondo sintetizzato in questa frase?

Vogue è un pezzo molto “glamour”, anche nei suoni. Prima ancora del testo, c’era proprio la voglia di fare un brano di quel tipo. Da lì è venuto fuori il testo, anche con l’utilizzo del francese, lingua che esprime quella raffinatezza, quella classe che il pezzo richiama. Una piccola curiosità. Il pezzo è nato durante il primo lockdown. All’epoca facevo una trasmissione su una web radio in cui alla fine mettevo un mio pezzo legato un po’ al tema del giorno. Nel caso di Vogue, la trasmissione era sui “foley sounds”, ovvero tutti quei suoni che fanno i rumoristi per sonorizzare i film e che noi usiamo moltissimo nelle canzoni. Ci siamo fatti mandare un po’ di suoni che la gente aveva registrato a casa. Il beat è nato da quei suoni, che poi sono stati modificati. Mi diverte il fatto che la canzone sia nata in modo collettivo.

Come Fai mi ricorda certe ballad minimaliste di Billie Eilish come My Future.

Io sono una sua fan sfegatata. Quel pezzo è bellissimo e mi piace molto il modo con cui ha lavorato sulla sua voce: è molto “bagnata”, molto riverberata, l’abbiamo tenuta come reference per mixare Come Fai. Tra l’altro, quando l’ho scritta, My Future non era ancora uscita: a posteriori ho trovato molti parallelismi.

In Altrove dici: “Metti quel pezzo di Tyler che ci manda sempre più a rota”. Visto che la tua musica è chiaramente contaminata da elementi di hip hop, quali sono i tuoi riferimenti principali di quel mondo?

Sicuramente Kendrick Lamar, che è fortissimo anche a livello proprio musicale. Poi ti dico Tyler, the Creator, appunto, che è un genio, non soltanto un rapper. Stessa cosa per Mac Miller, pace all’anima sua. Era veramente un talento incredibile. Di italiano dico Fabri Fibra.

Ditonellapiaga - Camouflage - Sanremo 2022 - intervista - foto di Filippo Signorello
Ditonellapiaga (foto di Filippo Signorello)
Capitolo Sanremo. Prima di tutto: come ti senti?

Molto stressata per via del Covid: in questa situazione è faticoso gestire le prove, i video, le foto… Ma ovviamente mi sento anche elettrizzata.

Sul palco dell’Ariston ti vedremo in coppia con una vera icona italica, Donatella Rettore, con la quale è evidente che hai delle affinità nonostante la differenza generazionale. Per te cosa vi lega come artiste?

Secondo me l’ironia mista a malizia. L’essere provocatorie, irriverenti, ma in maniera simpatica (e lei lo è molto, fra l’altro). Credo che in questo abbiamo un approccio simile.

Tu fra l’altro hai fatto una cover di Per un’Ora d’Amore dei Matia Bazar. C’è quindi un pregresso legame con certi riferimenti degli anni ’70/80 italiani che magari spesso vengono dimenticati perché in genere di quel periodo si ricordano prima di tutto i grandi cantautori: per te invece cosa rappresenta quel mondo?

Quando ho riattualizzato il pezzo dei Matia Bazar, l’ho fatto in maniera “inconsapevole”: mi piace un pezzo, allora mi va di cantarlo in un certo modo. Rispetto al cantautorato impegnato di quel periodo, quell’altro tipo di musica magari veniva visto come più frivolo, ma io non sono mai stata di questo parere. Era semplicemente bella musica. Per un’Ora d’Amore fra l’altro è un pezzo incredibile: è una melodia che funzionerà per sempre.

Se Camouflage fosse un cocktail, cosa sarebbe?

Io sono una pessima bartender! A me piace molto il Moscow Mule, ma chiaramente l’album non è così: troppo semplice, troppo estivo quel cocktail; dovrebbe invece essere come quelli che hanno un’evoluzione dal dolce all’amaro.

La copertina di Camouflage di Ditonellapiaga

Ditonellapiaga - Camouflage - copertina
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