Interviste

Con “Il Segreto di Liberato” si comprende ancora di più la sua anima: i registi Francesco Lettieri e Giorgio Testi lo raccontano

Un’opera molto originale con parti di live e altre di animazione. E per la prima volta si sente la voce dell’artista che commenta le immagini e viene ripreso nel backstage. Dal 9 maggio al cinema

Autore Silvia Danielli
  • Il6 Maggio 2024
Con “Il Segreto di Liberato” si comprende ancora di più la sua anima: i registi Francesco Lettieri e Giorgio Testi lo raccontano

Il segreto di Liberato non vi svelerà alcun mistero che già non sapevate ma vi farà entrare ancora di più nel mondo dell’artista, con un’esperienza a momenti onirica e altri energica ed esaltante. Il film, in parte animato e in parte documentario, prodotto da Red Private in collaborazione con RED CARPET, Ilbe Anemone Film e distribuito da Be Water Film sarà al cinema da giovedì 9 maggio (e quando se no?) per una settimana (con una speciale anteprima a Napoli l’8 maggio).

E una cosa importante: non vi troverete davanti al classico docu-film biografico sull’artista di turno, ma a un film con uno spirito originale e poetico, dove si potrà cogliere l’anima di Napoli e quella di Liberato e dove sentirete per la prima volta (anche) la sua voce che commenta le immagini o scherza nel backstage, oltre a quelle di Simona Tabasco e Nando Paone.

Del resto dall’artista napoletano senza volto che è riuscito a farsi amare così tanto in Italia e all’estero non ci si poteva aspettare qualcosa di molto diverso. Ne abbiamo parlato con i registi, Francesco Lettieri, che lo segue dal primo video di NOVE MAGGIO pubblicato nel febbraio del 2017, e Giorgio Testi, dalla lunga esperienza con tanti artisti italiani (da Calcutta a Paolo Conte alla Scala) e internazionali e con Liberato dal concerto a Procida nel 2022. La parte d’animazione de Il segreto di Liberato è invece curata da Giuseppe Squillaci e Lorenzo Ceccotti, LRNZ.

L’intervista a Francesco Lettieri e Giorgio Testi

L’idea de Il segreto di Liberato è partita da Francesco Lettieri che lo segue dall’inizio?
Francesco Lettieri: No, da Giorgio! Erano arrivate tante proposte di documentario ma ovviamente (conoscendolo) Liberato non voleva accettare. L’unica cosa che gli sarebbe piaciuta era l’animazione, che in genere non è molto amata dalle case di produzione. Poi abbiamo coinvolto Lorenzo Ceccotti, LRNZ (che ha curato la parte d’animazione insieme a Giuseppe Squillaci), anche lui molto amante di tutto il progetto e siamo riusciti a creare questo lavoro.

Giorgio Testi: Io l’ho proposto da fan proprio. Abbiamo iniziato a parlarne un paio di anni fa. Ci eravamo conosciuti con il team in occasione del concerto a Procida dove mi occupavo di seguire la regia live. Sapevamo che non avremmo mai potuto proporre a Liberato un prodotto convenzionale che non rispecchiasse il suo percorso.

Si è discusso all’infinito sul’identità di Liberato ma se un giorno dovesse rivelarla apertamente – secondo voi – cambierebbe qualcosa? Il progetto avrebbe meno fascino?
FL: Se dovesse farlo, credo che sancirebbe il suo funerale. Ormai il suo nome è Liberato e non ha un cognome. Ci sono dei progetti che si sono evoluti come i Gorillaz, però l’anonimato lì era più una gag.

GT: Per me è fondamentale che ci siano artisti come lui. Fin da bambino ho sempre sognato che fossero tutti così: irraggiungibili. Credo che l’anonimato abbia aiutato a entrare ancora di più in quel mondo, ma di sicuro non è stato il motivo del successo. Quello è stato dovuto a canzoni bellissime. Ce ne vorrebbero di più di artisti del genere, anche non per forza così estremi.

Avendo girato parte de Il segreto di Liberato anche a Parigi, Berlino e Barcellona come vi sembra venga percepito oggi Liberato? Anche nella sua Napoli, dove è stato criticato per essere un artista amato da un pubblico più snob e fighetto?
GT: Io ho vissuto tanto all’estero e il fenomeno Liberato è stato ciò che mi ha fatto avvicinare di più a Napoli, più del calcio. Poi mi chiedo perché considerarlo fighetto: perché parla più d’amore che di armi e droga?

FL: C’è un misunderstanding sul fatto che Liberato venga visto come un rapper e ne debba avere lo stesso immaginario. Lui è più un producer, più vicino ai Daft Punk. Io credo che Napoli, anche se si vanta di essere molto cosmopolita, sia una città molto provinciale dove se non fai parte di un certo giro con magari un determinato manager, non vai bene. E poi non è che se non sei di Scampia, sei automaticamente un fighetto del Vomero. Io credo che non ci siano più distinzioni sugli ascolti dei quartieri: Geolier lo ascoltano tutti, anche il figlio del magistrato e il magistrato stesso, così come Liberato. Magari lui ha un pubblico più femminile e di studenti, non so, ma perché dovrebbe essere un problema? Io credo sia più interessante capire come faccia ad arrivare al Primavera Sound.

GT: Infatti, è stato interessante vedere come tutte le sue sei date che abbiamo seguito all’estero fossero esaurite. Va bene che c’erano molti italiani che vivono lì però c’erano anche tanti stranieri. Comunque è un tipo di musica che arriva a prescindere dal testo, di questo sono sicuro.

Le parti in cui avete seguito Liberato nei live, prima, durante e dopo, sono davvero energiche ed esaltanti.
GT: Viverle è stato emozionante di sicuro. È stato interessante anche il passaggio dalla dimensione club ai tre concerti in piazza del Plebiscito a Napoli che sono stati pazzeschi. Capire come cambiava la fruizione a seconda della venue ma anche e soprattutto vedere come cambiava lui. Perché nel club poteva praticamente toccare il pubblico e quella dimensione era proprio più umana.

Secondo voi quale situazione preferiva?
FT: Parlo per me, ma credo di poterlo fare anche per Giorgio: nelle date in Europa ci siamo divertiti tantissimo. In alcuni momenti, abbiamo persino lanciato l’operatore sulla folla. Abbiamo fatto delle cose pazze. C’è da considerare anche il fatto che per lui fosse una assoluta novità avere le telecamere addosso, in tutti i video precedenti non era mai davvero lui a interpretare se stesso. Non ti dico quanto abbiamo dovuto insistere per convincerlo a seguirlo a casa sua. Ci sono stati anche dei momenti di tensione, tipo quando entravamo nel backstage e ci cacciava. Però è diventato un gioco anche per lui. All’inizio era molto preoccupato, dobbiamo ammetterlo. Volevamo mostrare quanto fosse una persona in carne ed ossa, anche nel backstage.

Bisognerebbe mettere a confronto l’esperienza di un artista diciamo “normale” influenzato dal contatto col pubblico nel privato con quella di Liberato.
FT: Infatti Liberato è una delle persone più sane che io conosca. Lui è sempre più contento di una scelta piuttosto inconsapevole, soprattutto all’inizio. Si vive tutto in maniera molto serena. In fondo è anche questo il suo segreto.

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