Il Volo verso il futuro: «La diversità fa la forza»
Ignazio, Gianluca e Piero tornano con “Ad Astra”, un album dove si mettono completamente in gioco con brani scritti apposta per loro da un team di autori di primo ordine. Sono i protagonisti della nostra nuova digital cover story e a pochi giorni da una nuova tourneè mondiale che li porterà in Cina e Giappone, si raccontano in una lunga intervista
Ignazio, Gianluca e Piero, ovvero Il Volo, scherzano su Il problema dei 3 corpi, la serie Netflix che stanno guardando e di cui stanno parlando un po’ tutti. Viene spontaneo il paragone tra loro e i tre pianeti. Anche perché il loro nuovo album Ad Astra parla di stelle, di salti verso l’infinito, di fragilità dell’uomo nei confronti dell’universo. Il problema irrisolto dagli studiosi di astrofisica di cui si parla nelle puntate della serie è la difficoltà di prevedere con accuratezza il modo in cui si muovono i tre pianeti nonché l’evoluzione del sistema che costituiscono. E anche loro tre, protagonisti della nostra nuova digital cover, hanno presentato una grande evoluzione: questo nuovo album appena uscito venerdì 29 marzo.
Il Volo in Ad Astra – dopo 15 anni di carriera e 13 album – per la prima volta ha deciso di interpretare brani scritti apposta con alcuni degli autori e con i produttori più importanti del momento (a parte Who Wants To Live Forever, la cover dei Queen presentata a Sanremo 2024). Da Michelangelo a Federica Abbate, da Edwin Roberts, Michael Tenisci e Stefano Marletta a Federico Nardelli, Luca Faraone, Bungaro.
Ed è solo l’inizio, perché il 20 aprile partirà il loro World Tour dalla Cina, per poi proseguire in Giappone, toccare le principali capitali europee in autunno, arrivare in USA, Canada e America Latina nel 2025. Il Volo sarà anche protagonista di Tutti per Uno, progetto di Michele Torpedine che prevede tre serate all’Arena di Verona con moltissimi ospiti (9, 11, 12 maggio, tutte sold out), che andranno in onda in prima serata su Canale 5 (il 13 maggio saranno ancora all’Arena ma solo loro tre).
Il Volo racconta Ad Astra
Li incontriamo una mattina piovosa di fine marzo a Milano e loro tre scherzano tra loro fin dalle prime battute, tranne quando riflettono sul significato della loro musica per il pubblico.
Qual è la stata la spinta per questo cambio di rotta?
Gianluca: Dopo grandi progetti in questi anni, soprattutto quello di Morricone, abbiamo pensato che fosse arrivato il momento degli inediti. Volevamo provare a essere noi stessi al 100%. Perché essere interpreti è bellissimo ma cantare le tue canzoni è tutta un’altra cosa. Gli autori hanno avuto modo di conoscerci personalmente perché sono venuti ai nostri concerti. E così abbiamo provato a fare un vero e proprio concept album, molto vario, con una intro e una outro. Questo disco alla fine rispecchia perfettamente ciò che siamo. Anzi, alcuni brani rispecchiano più l’uno che l’altro. E noi vogliamo dimostrare che la diversità tra noi è la nostra forza.
Con gli autori e i produttori vi siete trovati immediatamente?
Piero: Siamo in stati in studio con Federica Abbate, Cheope, Michelangelo. Ci siamo ispirati anche a un brano di Adele. Poi con Stefano Marletta, Michael Tenisci, Edwyn Roberts, la triade che ha composto la maggior parte dei brani, si è creato un vero e proprio rapporto di amicizia. Anche un po’ un rapporto di psicanalisi: se sei un interprete, l’autore deve tirare fuori le tue emozioni e renderle tangibili.
Gianluca: Nella direzione artistica c’è anche mio fratello, Ernesto. È stato fondamentale avere accanto qualcuno che ci conoscesse così nel profondo.
Quale brano rappresenta di più ognuno di voi?
Ignazio: Preferisco dire quale brano ascolterei tutti i giorni: Succede, L’infinito, Il mondo all’incontrario. Non so quale mi rappresenti di più: penso tutti, se no non li avrei cantati!
Gianluca: Le mie preferite sono Capolavoro, Frammenti di universo. E poi Ad Astra con questa suite progressive a là Genesis e questa ispirazione teatrale e cinematografica.
Piero: Anche per me Ad Astra e poi Saturno e Venere, con Irama. Ci siamo trovati subito bene in studio con lui, pur provenendo da mondi diversi, e abbiamo visto il modo con cui lui scrive i suoi pezzi. Irama pensa alla melodia, successivamente arrivano le parole. È stato molto affascinante vederlo all’opera. E a proposito di Opera mi piace tanto quel pezzo, anche per il messaggio che lancia. Fondamentalmente è: cerca di vivere le giornate senza pensare troppo al domani. Perché alla fine è nei piccoli gesti che dobbiamo cercare la felicità.
Qual è il messaggio più importante che vorreste trasmettere ai ragazzi di oggi che si sentono sotto pressione?
Piero: Cercare sempre l’entusiasmo in quello che si fa. Certo, noi siamo stati fortunati perché da piccoli avevamo espresso il desiderio di dedicarci a ciò che facciamo da sempre. Quindi perseverare sempre inseguendo le proprie passioni, senza mettere davanti il denaro.
Gianluca: Un po’ quello che esprime l’espressione Per aspera ad astra: non si possono ottenere enormi risultati se prima non ci si sacrifica. Poi il problema principale, per i giovani ma anche per gli adulti, è non conoscersi abbastanza. Così si avverte la mancanza di uno scopo.
Che cosa vi ha tenuto insieme per così tanto tempo?
Ignazio: Potremmo dire l’amore per la musica ma sarebbe troppo scontato. È la consapevolezza che la nostra forza sta nella nostra unione e nella nostra diversità. Come solisti non saremmo mai la stessa cosa.
Vi sentite rispettati dagli altri artisti?
Piero: Le cose sono cambiate nel tempo: all’inizio eravamo solo degli sconosciuti nel panorama musicale italiano che avevano firmato con gli Stati Uniti, poi ci siamo fatti conoscere. E la risposta sono stati i concerti all’Arena di Verona, con tutti gli artisti che hanno deciso di partecipare. All’inizio non era facile che volessero cantare con noi, anche perché cosa potevano fare? Già siamo in tre il nostro è un genere completamente diverso da quello degli altri. Invece con Tutti per uno, ognuno ha potuto esprimersi come voleva ed è stato molto più semplice. Anche quest’anno abbiamo moltissime conferme per venire alle quattro serate all’Arena a maggio.
Il Volo racconta Ad Astra e l’amore per il Giappone
Con tutte le tourneè all’estero che avete fatto, potreste scegliere uno particolarmente significativo?
Piero: Posso risponderti all’unanimità: il Giappone, dove torniamo tra poche settimane e non vediamo davvero l’ora. Grazie al nostro genere abbiamo avuto la possibilità di fare delle esperienze uniche e irripetibili senza andarci da turisti. Per esempio, l’anno scorso ci hanno chiamato per l’inaugurazione del tempio Kiyomizu-dera a Kyoto, patrimonio dell’umanità, immerso in una foresta. E noi, vestiti di bianco, abbiamo cantato tra le colonne. Un’emozione indescrivibile. Poi ne è nato anche un film. È un viaggio che consigliamo a tutti: ci ha semplicemente mostrato come dovremmo comportarci, sempre. Il rispetto per il prossimo, anche per lo sconosciuto, è un valore imprescindibile lì.
Avete raccontato che a un vostro concerto all’inizio pensavate che il pubblico si fosse addormentato.
Ignazio: I giapponesi sembrano il maestro Vessicchio, perché chiudono gli occhi ma solo perché si concentrano. Alla fine, però, si alzano tutti e vogliono venire a salutare sul palco, aspettando rigorosamente il momento giusto. Anche il modo di applaudire è diverso, più composto.
Gianluca: Il Giappone ci ha insegnato a fare un lavoro su noi stessi di introspezione. Ci ha dimostrato che il desiderio di potere e di prevalere sull’altro non sono fondamentali. Anzi.
Questo è un principio che applicate anche all’equilibrio del vostro gruppo?
Ignazio: Certo. L’importante è capire che su dieci cose belle ce ne potrà anche essere una negativa, ma non per quella devi cancellare tutto. Il momento egoistico può capitare ma ci conosciamo tra di noi.
Il Volo e una crisi che non c’è mai stata
Mi spiegate – una volta per tutte – il momento in cui avete litigato in radio durante Sanremo? Attimi che hanno mandato nel panico i fan che pensavano vi voleste lasciare.
Piero: Ma chi ha litigato? Noi scherziamo sempre e siamo ironici tra noi. Peccato che abbiano preso solo un minuto dell’intervista. Comunque, la nostra risposta è in questo album e nel tour che ci impegnerà per due anni.
Quali sono stati i più grandi sacrifici, come recita il detto latino, Per Aspera ad Astra, di questi 15 anni?
Gianluca: Sono costanti, riguardano soprattutto il sentire la nostalgia di casa nonostante si stia portando avanti ciò che più ci piace. Ci sono stati momenti in cui non sapevamo cosa fare, come nel 2014. Nell’anno prima di vincere al festival di Sanremo, continuavamo a cambiare casa discografica e non sapevamo che rotta prendere. Anche il 2017 è stato un anno particolare: ci siamo un po’ snaturati, noi invece dobbiamo ricoprire un ruolo particolare, la gente ci ascolta per quello. Con questo nuovo disco sicuramente vogliamo mostrare noi stessi ancora di più.
E i momenti top, le Astra?
Gianluca: Ce ne sono tanti. La vittoria al festival di Sanremo nel 2015, il tour con Barbra Streisand, il We Are The World for Haiti nel 2010. Ma anche questo Sanremo è stato un modo per mostrare quanto siamo cresciuti.
Piero: Parla sempre per te… (ride, ndr)
Avete mai avuto la sensazione di aver ottenuto troppo?
Ignazio: No, anzi il contrario. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa di più.
Gianluca: Forse la cosa più pericolosa è quella di abituarsi alle buone notizie ma finora non ci è mai capitato.
Gli ascolti del momento
Che cosa state ascoltando in questo momento?
Piero: 100 messaggi di Lazza: sono proprio in fissa. Ma anche Frank Sinatra, Paul Anka e Charles Aznavour.
Gianluca: When September Ends dei Green Day o La sera dei miracoli di Lucio Dalla. Ma vado da The Weeknd a Lucio Battisti a Harry Styles. Pure Jim Croce.
Ignazio: Io ascolto gli AC/DC in palestra! Però l’altro giorno ho riscoperto sapete chi? Johnny Dorelli! Ma che voce aveva? Però non posso dire di ascoltarlo.
Mi dite il feat. più pazzo che vorreste in un vostro brano?
Piero: Lasciami dire Lazza, anche perché suona il piano benissimo. Ma non ci siamo ancora mai incontrati, chissà.