Jack Savoretti: «Potevo chiudermi, invece ho creato un mondo dove si festeggia»
Il 25 giugno esce il nuovo album del cantautore Jack Savoretti, Europiana: un lavoro largamente ispirato alla grande stagione della disco music europea (ma non solo)
Già con lo scorso album Singing to Strangers Jack Savoretti ci aveva messo di fronte a un netto cambio di marcia in stile e suggestioni musicali: quello di un pop “in abito scuro”, sofisticato, fortemente debitore di quelle musiche italiane e francesi che fra anni ’60 e ’70 conciliarono l’approccio orchestrale con il groove del soul proveniente dall’America.
Vista la formula vincente (esordì direttamente alla #1 della classifica britannica), Jack ci riprova, in questo caso spostando leggermente in avanti le lancette della memoria storica musicale: il nuovo album Europiana, in uscita il 25 giugno, rievoca la grande stagione dance della disco music europea, con tutte le sue ramificazioni. Dunque una visione “continentale” di un fenomeno artistico che – come osserva Savoretti – troppo spesso viene frammentato nei vari filoni nazionali e che in generale manca della considerazione che si meriterebbe.
Ecco un estratto dell’intervista a Jack Savoretti che trovate integralmente sul numero di giugno di Billboard Italia.
Partiamo dal titolo dell’album: perché Europiana?
Per dirla in inglese, “to perpetuate, not imitate”. Per me si tratta di perpetuare, senza imitare, tutta quella musica che mi ha fatto crescere, sin da ragazzino. Quella musica europea alla quale forse non viene dato ancora abbastanza rispetto. Io sono cresciuto con Julio Iglesias, Daft Punk, Gipsy Kings, Phoenix, Lucio Battisti, Bee Gees… Era il suono dell’Europa che guardava all’America, prendendo tutto quello che era soul, funk, disco, mettendoci però la cultura del cantautore, che vuol dire melodia, malinconia, racconto di storie. Questo matrimonio io lo descrivo come “Europiana”. Non viene mai apprezzata abbastanza la musica che l’Europa ha dato, e anche quando ciò accade viene fatto tramite estrapolazioni: French pop, italo-disco e così via. Però secondo me è tutta collegata, è qualcosa di più grande.
La foto di copertina ha un carattere molto “mediterraneo”: ci sei tu al mare in una bella giornata di sole. Come mai?
Perché io associo moltissimo questa musica all’estate. Anche perché ti dà l’idea di qualcosa che finirà, che non è per sempre. Le vacanze, così come certe amicizie e certi amori, sono cose che finiscono in quel momento, poi si disperdono nella vita vera. Quindi volevo accogliere tutte queste immagini, volevo che vedendo quella copertina tu possa ricevere le stesse sensazioni di quando ascolti il disco: aria, sole, mare, estate.
Mi sembra che con Europiana tu voglia proseguire nel solco del precedente album Singing to Strangers, in questo caso con un piglio più marcatamente “dance”. In che modo i due dischi si rapportano l’uno all’altro?
Quello che abbiamo fatto a Roma era dedicato quasi interamente al cinema italiano e alla musica italiana. Questo album è più europeo in generale, più basato su un modo di vivere. C’è Charles Aznavour come i Daft Punk, Jacques Brel come i Phoenix, Giorgio Moroder come Julio Iglesias. Quindi è molto più vario. Ci ho messo anche un paio di canzoni in stile ballad francese. È nostalgia! Questo album ne è pieno, ma è una nostalgia che vivo con il sorriso.
Da un anno a questa parte abbiamo assistito a un potente ritorno delle ispirazioni disco e synth pop, pensiamo per esempio a Dua Lipa e The Weeknd. Kylie Minogue, che ha fatto un album intitolato proprio Disco, in un’intervista ci ha detto: “Ognuno di noi ha bisogno di immaginare un luogo perfetto dove poter scappare, almeno col pensiero. Per questo motivo la disco è ideale”. La pensi come lei?
Al 100%. Non la pensavo così prima ma adesso questo “sogno” mi ha catturato. E sta diventando un problema! Perché giro in macchina con la musica disco italiana, francese, spagnola degli anni ’70 e i miei figli non ce la fanno più… (ride, ndr) Me ne sono innamorato perché è proprio escapismo: quel posto in cui ti puoi lasciare andare. E dopo un anno come questo mi mancava tutto ciò: il glamour, uscire, vestirsi bene, non sapere dove la serata ti porti… Avevo due opzioni: o chiudermi sul pianoforte a scrivere su quanto fossi terrorizzato da quello che il mondo stava diventando, oppure inventarmi un mondo tutto mio dove si festeggia ogni giorno.