LA SAD alla conquista di Sanremo: «Cantiamo il disagio giovanile»
Il palco dell’Ariston è un’opportunità imperdibile per il trio che, oltre che vincere, desidera diffondere il proprio messaggio: «Prima di puntare al mercato internazionale vogliamo conquistare l’Italia»
Hanno tentato di farli passare per la quota scandalo del prossimo Festival di Sanremo, ma già dopo il primo ascolto di Autodistruttivo, il brano con cui sono in gara, la percezione su LA SAD è cambiata. Il trio resta comunque tra gli artisti che maggiormente destano curiosità nel pubblico generalista. Sì, perché nel loro mondo emo trap e pop punk – che non è solo capelli colorati e tatuaggi – sono tra i più rilevanti. A Sanremo assumeranno il ruolo di ambasciatori e ne vanno fieri, giustamente.
Theø (capelli verdi), Fiks (cresta rosa) e Plant (capelli azzurri) sono l’unione di due generazioni. La prima, quella dei primi due, cresciuta con la musica anni ’90, tra metal e skate punk californiano e la seconda, più legata al mondo della trap. Li abbiamo incontrati a poche settimane dall’inizio del Festival e, ve lo assicuriamo, sono già in pieno clima kermesse. Gasati e stanchi allo stesso tempo – soprattutto Plant, reduce da un mega tatuaggio sulla schiena – ma con le idee chiare in testa. «Vogliamo portare il nostro messaggio sul palco e conquistare l’Italia». Una missione ambiziosa, ma legittima.
Il trio emo trap è reduce dal successo del loro album di debutto STO NELLA SAD (2022). La scorsa estate sono anche stati protagonisti del Summersadfest al Circolo Magnolia a Segrate (Milano). Un evento a cui hanno preso parte anche artisti internazionali come Mod Sun. Dopo Sanremo, i LA SAD hanno in programma di far uscire un nuovo disco e andare in tour: «Poi sicuramente qualche giorno di vacanza, magari in giro a vedere i concerti dei Rancid e degli Smashing Pumpkins».
LA SAD a Sanremo: l’intervista
Quando e come è nata Autodistruttivo?
Theo: La canzone che porteremo a Sanremo nasce dalla fusione di tutti gli argomenti trattati nei nostri brani precedenti. Ha come protagonista un ragazzo che ha vissuto un’infanzia difficile, anche nel rapporto con i propri genitori, e che si sente fuori posto. Un outsider della società. Anche la delusione d’amore rientra tra i temi del pezzo. Abbiamo deciso di unire tutto quello di cui di solito parliamo in un’unica canzone.
Come descrivereste Autodistruttivo al pubblico che ancora non l’ha ascoltata?
Theø: Una canzone bandiera de LA SAD.
Fiks: Autodistruttivo è un brano in cui chiunque di voi si può rispecchiare perché racconta di un ragazzo di oggi che vive una vita pieni di problemi.
Plant: Un brano che parla di tutti argomenti che spesso la società cerca di oscurare e annebbiare e che noi vogliamo portare sul palco di Sanremo senza vergona. Raccontiamo il disagio giovanile. Quando passi dei momenti difficili c’è il rischio di rifugiarsi in cose che ti annebbiano e ti autodistruggono per cercare di dimenticare i problemi che hai. Noi l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle e la musica ci ha salvato. C’è anche un po’ della nostra storia nel pezzo.
Il testo di Autodistruttivo è stato scritto insieme a Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Come è nata questa collaborazione?
F: Ci siamo conosciuti nello studio di Marco Paganelli dove passiamo spesso. Marco lavora da tempo con i Pinguini, soprattutto per quanto riguarda la produzione dei brani. Con Riccardo è stato subito amore a prima vista, sia a livello artistico che umano. Magari a chi osserva dall’esterno, fa strano vederci insieme, sembriamo appartenere a due mondi distanti. Invece, siamo molto affini. Abbiamo cominciato a lavorare con lui sul pezzo e ci ha dato una mano anche nella parte strumentale, quella più aperta dove entra. Per quanto riguarda la scrittura, invece, l’avevamo già in gran parte terminata noi da soli, chiusi in studio, e Riccardo ci ha aiutato a renderlo più sanremese e accessibile a tutti.
P: Autodistruttivo rimane comunque un pezzo de LA SAD, sia chiaro, anche nelle sonorità.
A proposito di testi, poco dopo l’annuncio della vostra partecipazione al Festival di Sanremo, il Codacons ha chiesto l’esclusione, ripescando le parole di alcuni vostri pezzi (STO NELLA SAD e PSYCHO GIRL).
F: Siamo finiti nell’occhio del ciclone è vero, ma ci siamo sentiti delle rockstar. Tutti parlavano di noi. Allo stesso tempo eravamo tranquilli perché avevamo la coscienza a posto. Hanno estrapolato delle parole fuori dal loro contesto, strumentalizzandole. Se avessero letto tuttol il testo avrebbero notato che parla di tutto l’opposto.
Quale è la cosa che più vi fa paura del Festival di Sanremo?
F: Le persone sedute.
P: In realtà non abbiamo paura di nulla…
F: Ehi, parla per te, io me la faccio addosso (ridono n.d.r.)
P: Beh sì, ci può stare un po’ di fifa, magari durante la prima serata. Noi però siamo tranquilli e convinti del messaggio che portiamo e qualsiasi critica ci scivola via.
Voi siete abituati a un pubblico diverso, rispetto a quello “più impostato” che troverete all’Ariston. Come approccerete il palco del Festival di Sanremo?
T: La cosa più importante è far passare il nostro messaggio e far capire chi siamo alla gente che ci guarderà.
F: Siamo contenti, come LA SAD, di poter portare il punk a Sanremo. Credo che ci sia stato davvero poche volte.
Il primo impatto con l’orchestra come è stato?
T: Emozionante e folle. Stranamente la canzone, nonostante l’abbiamo provata solo tre volte a Roma, è venuta fuori subito benissimo. Incredibile.
P: Vedere sessanta persone che riproducono quello che hai fatto in studio è un’emozione impagabile.
F: Sì, perché ascoltarlo in studio è bello, ma sentire il suono in faccia degli strumenti è impressionante.
Nelle prime serate del Festival di Sanremo vi cimenterete anche nel ruolo di presentatori, siete pronti?
F: Prontissimi, non vedo l’ora, da piccolo volevo fare anche l’attore oltre al cantante (ride n.d.r..). Siamo tre persone che amano fare spettacolo, ci sentiamo a nostro agio nel fare queste cose.
P: Speriamo di presentare Il Volo, sono l’unico trio in gara oltre a noi.
La vostra storia nasce dall’unione di influenze diverse. Theo, prima de LA SAD, eri nel mondo metal.
T: Sì, è vero. La cosa che più ci ha unito è stata l’emo trap. Quando ci siamo conosciuti eravamo tutti e tre in fissa con Lil Peep, Juice Wrld e roba simile. Quel genere rispecchiava esattamente quello che stavamo provando e vivendo in quel periodo della nostra vita. Poi l’emo trap ha portato anche alla nuova ribalta del pop punk. Io e Fiks, in particolare, siamo cresciuti ascoltando i gruppi e skate-punk come Rancid e Blink-182.
Cosa pensate della nuova scena pop punk che si sta sviluppando in Italia?
P: Noi avevamo in testa questa cosa da sempre. Creare un nuovo movimento, un po’ allo stesso modo di quanto fatto da Sfera Ebbasta con tutti che, di colpo, facevano trap. È una bella cosa, c’è Naska, ci sono i Bnkr44 e tanti altri che dall’underground sono sicuro che presto esploderanno. Tutti artisti che, tra l’altro, non si targettizzato in un genere ben preciso, ma fanno la loro musica alternativa e seguono un loro filone senza emulare.
E di artisti stranieri usciti negli ultimi anni?
F: Abbiamo conosciuto di persona YUNGBLUD e lui subito è stato colpito dalla nostra “aura potentissima”. È molto simpatico e aperto. Trovo che sia una cosa che accomuna tutto il mondo pop punk e in generale il mondo della musica all’estero.
P: Gli artisti stranieri sono molto meno paranoici. Non si fanno problemi del tipo: “Non posso parlare con lui o spingerlo perché poi fa più successo di me”.
F: Per questo motivo, prima di Sanremo, volevamo puntare al mercato internazionale. Prima però proviamo a conquistare l’Italia.