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Come sono i brani di Sanremo 2024

Abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni che saranno in gara quest’anno sul palco dell’Ariston e le abbiamo giudicate in base a quanto ci hanno stupito. Chi vince questa gara? Mahmood, Rose Villain, Angelina Mango per esempio

Autore Silvia Danielli
  • Il15 Gennaio 2024
Come sono i brani di Sanremo 2024

Annalisa, Angelina Mango, BigMama, Rose Villain e Mahmood

Il primissimo ascolto dei brani di Sanremo 2024 ci mette di fronte a una realtà: la dance anni ’80/’90 e la cassa dritta dominano incontrastati. Oggi, come da tradizione, i giornalisti musicali della stampa italiana hanno potuto sentirli tutti, uno dietro l’altro, negli studi Rai di Milano (insieme ad Amadeus) e di Roma. Un’occasione unica per farsi una prima idea di come suonino le canzoni, con la certezza che sul palco dell’Ariston insieme all’orchestra potranno risultare in tutt’altro modo e quindi far cambiare anche idea. Però, ecco, una prima idea di quelli che sono i brani che ci accompagneranno nei prossimi mesi (perché è certo che lo faranno) in trend su TikTok o in radio ve la possiamo dare. E a proposito di radio, ricordiamo che quest’anno voteranno, e il fatto che questi brani, ancora di più del solito, sembrino perfetti per diventare delle hit non sarà proprio un caso.

L’ascolto dei brani di Sanremo 2024: considerazioni generali

Ogni anno sembra prevalere un autore (o un produttore: Dardust nel 2021 aveva sbancato tutto). Quest’anno è il momento del riconoscimento massimo di Jacopo Ettorre che firma ben 4 brani (e vanno da Alessandra Amoroso ai BNKR44. Mahmood e Fred De Palma) e di Davide Petrella ovvero Tropico (Emma, Ghali, Rose Villain e The Kolors). 

Il pezzo più rock di tutti è quello di Loredana Bertè. Amadeus ha spiegato che anche negli altri 370 brani arrivati e non selezionati non c’erano brani di band rock rilevanti. Quello più rappato (con anche un extra-beat) è quello de Il Tre e quello pop-punk è quello dei La Sad. Indovinate qual è il tema più trattato nei testi? Sì, l’amore ovviamente. Ci sono due brani che parlano di contemporaneità e sono quello di Ghali e quello di Dargen D’Amico. Amadeus ha risposto a chi glielo faceva notare che alcuni brani arrivati alle selezioni sembravano voler affrontare il tema sociale solo per attirare l’attenzione ma non erano pezzi rilevanti “che si facevano riascoltare volentieri”.

Il criterio del nostro giudizio è basato soprattutto sul livello di stupore che ci hanno regalato questi primi ascolti rispetto alla produzione degli artisti.

Alessandra Amoroso – Fino a qui

Sembra incredibile ma Alessandra Amoroso, dopo 15 anni di carriera, fa il suo esordio sul palco dell’Ariston. Qui c’è lo zampino di Jacopo Ettorre, che costruisce con Alessandra (Federica Abbate, Takagi & Ketra e per la musica anche Pierfrancesco Pasini) una ballad con un ritornello molto enfatico che immaginiamo perfettamente sul palco dell’Ariston. L’Amoroso però cita L’odio, il film di Kassovitz (citato da miliardi di rapper ma non da così tanti artisti pop) con “Fino a qui (Tutto bene…), parla di una sofferenza personale e di “caramelle anti-panico alle 2.43”: insomma non cose scontate per quel palco, anzi.

Alfa – Vai!

Alfa fa un passo in avanti rispetto al suo repertorio anche se rimane sempre la sua cifra stilistica, con la sua vibe totalmente positiva, un po’ in stile Jovanotti. Sceglie di svoltare verso il folk, con un fischiettio che potrebbe diventare il battito di mani di Soldi di Mahmood. Il suo pezzo ricorda molto Ed Sheeran e Lumineers, anche Fulminacci in Italia. Ha avuto una grande influenza su di lui un viaggio negli Stati Uniti dopo Bellissimissima e pare che lì si sia appassionato ancora di più al genere, così da iniziare a lavorare con i due produttori americani di questo brano, Ian Scott & Mark Jackson.

Angelina Mango – La noia

Il reggaeton (anzi la cumbia, anche citata nel testo: “la cumbia della noia”) alla cena di Sanremo lo porta Angelina per un pezzo scritto da lei e da Madame, dove per la musica si aggiunge anche Dardust. È davvero un’ottima hit che Angelina saprà portare ottimamente sul palco. Ma poi anche il testo è interessante: “Muoio senza morire in questi giorni usati/vivo senza soffrire non c’è croce più grande”. Esistenzialismo allo stato puro.

Annalisa – Sinceramente

Su Annalisa si punta tantissimo dopo i successi di Bellissima Mon Amour, il Forum etc etc. E ora con Sinceramente Annalisa va avanti sulla sua strada: è una hit al 100%, ancora con ritmi dance anni ’80. Parte piano, come è giusto che sia, e Annalisa potrebbe citare persino i Prozac+ di Acido Acida “Mi sento scossa/ah” (agitata??” come nel pezzo indie-cult di fine anni ’90). La cantante di Savona va avanti nel voler rivendicare un percorso di libertà e indipendenza personale, “perché quando ci si sente libere di essere si può essere “sinceramente” di un’altra persona”. Comunque sinceramente potrebbe anche vincere il festival.

BigMama – La rabbia non ti basta

Il pezzo di BigMama è una vera grande scoperta. Noi l’avevamo già seguita e intervistata con piacere ma non pensavamo che la rapper portasse un pezzo così forte perché unisce una base dance uptempo un po’ anni 90 a un testo che racconta una storia vera e interessante, che poi è proprio la sua, quella di Marianna Mammone, classe 2000 di Avellino. “Una storia di rivalsa” l’ha definita anche lei che a 13 anni subì pesanti atti di bullismo e pochi anni fa le è stato diagnosticato un tumore alla gola. Del resto ascoltando questo pezzo si capisce come mai Amadeus abbia voluto inserirla fin da subito tra i concorrenti in gara e non tra i giovani. “Adesso son un’altra/la rabbia non ti basta”.

Bnkr44 – Governo Punk

I BNKR44 sono così fuori dalle regole standard che rientrano pienamente nel genere pop, pur presentandosi con tutt’altra attitude. A vederli sembrano infatti un collettivo di raver con influenze hip hop, che ci sono nella loro musica, per carità, ma il risultato finale è un mix molto piacevole (e anche innocuo) all’ascolto e perfetto per le radio. Governo punk renderà ancora di più dal vivo, essendo loro un collettivo che fa addirittura pogare ai concerti e avendo già calcato il palco di Sanremo l’anno scorso per una delle cover più belle. Quella con Sethu di Charlie fa surf dei Baustelle. Anche qui c’è lo zampino di Jacopo Ettorre nel testo.

Clara – Diamanti grezzi

Su Clara (aka Crazy J in Mare Fuori) ci sono parecchie aspettative. Prima di tutto perché è la vincitrice di Sanremo Giovani (una donna per la seconda volta nella storia, dopo Arisa nel 2009) e poi perché appunto si porta dietro la fama della serie italiana più fortunata degli ultimi anni che presto tornerà con la quarta stagione su Rai 2. È un pezzo gradevole,  dove fa capolino la dance anni ’90, ma niente di trascendentale. Il testo è suo e di Alessandro La Cava. La musica di loro due e Francesco Catitti. ”Cosa siamo noi? Solo diamanti grezzi”. OK.

Dargen D’Amico – Onda alta

Il pezzo è un’altra bella mina in cassa dritta in contrasto con un testo che, guardando alla contemporaneità, ti inchioda. Però Dargen aveva già portato un’idea simile proprio su quel palco con Dove si balla. Quindi Dargen si conferma senza stravolgere le carte, non stupisce e non delude. Certo, se la strada sarà sempre la stessa lo sentiremo ovunque, dalla baby dance in piazza alla palestra. Cantando frasi come “alla contraerea sopra un palloncino/Tutta questa strada per riempire un frigo”.

Diodato – Ti muovi

Diodato non ci delude, porta fieramente in alto la bandiera del cantautore raffinato (quota non particolarmente pervenuta quest’anno), e presenta un brano più incisivo e con più personalità rispetto al suo ultimo album, scrivendone testo e musica. Grazie soprattutto gli archi meravigliosi curati da Rodrigo D’Erasmo cita il mondo dei Radiohead di The Bends. Diodato parla ancora di un amore che non si spegne e continua a “muoversi” ma non faremo paragoni con Fai rumore.

Emma – Apnea

Ecco un’artista che stupisce davvero: Emma. Non sceglie di portare una ballatona o un pezzo rockeggiante ma sceglie una nuova strada con un brano decisamente uptempo con un bridge inusuale e particolarmente catchy. Complici Davide Petrella e Paolo Antonacci che hanno scritto il testo con lei, sembra quasi Sarà perché ti amo (ciao Ricchi e Poveri) o Su di noi. Quindi, chapeau per Emma.

Fiorella Mannoia – Mariposa

La farfalla, anzi la mariposa in spagnolo, della Mannoia è latineggiante con chitarre andaluse, nacchere e una batteria quasi reggaeton. “Mi chiamano con tutti i nomi tutti quelli che mi hanno dato/ E nel profondo sono libera, orgogliosa e canto”. Un pezzo piacevole che rende giustizia alla carriera di una delle cantautrici più rappresentative della musica italiana.

Fred De Palma – Il cielo non ci vuole

Fred De Palma riscalderà gli animi con un po’ di reggaeton, accompagnato da sexy balletti estivi che spunteranno sul palco dell’Ariston? Oppure presenterà la sua prima anima da rapper torinese? Nessuna delle due ipotesi, Fred ci lascia abbastanza di stucco (considerati i suoi standard degli ultimi anni) e presenta un pezzo dance con una bella cassa dritta (che strizza sempre l’occhio agli anni ’80 o al massimo ’90). Un classico pezzo che racconta di un amore travagliato e che sentiremo per tutti i prossimi mesi nelle feste di piazza e agli autoscontri. Anche qui c’è Jacopo Ettorre. 

Gazzelle – Tutto qui

Gazzelle fa Gazzelle ma per l’ascoltatore è come tornare in una piacevole comfort-zone, quella dove ami struggerti pensando con malinconia alle cose belle del passato. Lo dice anche lui: “vorrei guardare il passato con te addosso al muro col proiettore”. Quella zone dove ti mancano i cantautori indie, perché in giro non ne sono rimasti moltissimi nel 2024, ad eccezione sua e di Calcutta. Quella in cui in radio si sentiva la sua Destri con quelle chitarre così britpop (in fondo era solo il 2020 ma sembra una vita fa). L’unica cosa quando alla fine canta “vorrei guardare il soffitto con te stesi sul letto col raffreddore” ci si chiede perché proprio farsi del male così tanto.

Geolier – I p’ me, tu p’ te

Geolier ce l’ha fatta: è riuscito a portare il napoletano, uno dei dialetti più musicali, sul palco di Sanremo. Dopo aver conquistato tutta Italia (il suo Il coraggio dei bambini è stato l’album più ascoltato del 2023) presenta un pezzo con (quasi) lo stesso titolo di quello di Nino D’Angelo, uno degli artisti partenopei più amati dalla storia. Geolier ci piazza anche un verso in italiano “e tutto quello che ho perso, non posso fare nient’altro”, il tutto su una bella cassa dritta. E questo brano (musica scritta da Emanuele Palumbo con il fidato Dat Boi Dee) e prodotto da Michelangelo, diventa uno dei più interessanti in assoluto. 

Ghali – Casa mia

Non si capisce benissimo che strada voglia prendere ora Ghali. Di sicuro da anni ha voglia di spendersi maggiormente sui temi di cronaca e questo è apprezzabilissimo. Il testo, infatti, è piuttosto profondo in contrasto con il ritmo più solare, anche qui un po’ dance anni 2000. “Con linee immaginarie bombardate un ospedale”. Casa mia sembra la risposta a Cara Italia, il pezzo che lo fece amare dalle mamme di tutta Italia, perché sembrava che rappresentasse l’alternativa pulita a una certa trap apparentemente vuota e menefreghista del 2016. Ghali è cresciuto sicuramente, ma forse non è con questo pezzo (a un primo ascolto) che si capisca bene dove voglia andare. E anche lui si chiede “Ma qual è casa mia”.

Il Tre – Fragili

Il Tre ha il grande pregio di portare la quota rap (e l’extra-beat) a Sanremo e potrebbe fare l’exploit di MR Rain dell’anno scorso. Si inserisce anche nel solco di Cenere di Lazza. Però così, a un primo ascolto, il rapper biondo dal volto pulito non rimane troppo impresso. 

Il Volo – Capolavoro

È giusto che a Sanremo ci sia anche la quota lirica così amata all’estero da chi impazzisce per tutto ciò che riguarda l’Italia (e anche molto amata nel nostro Paese) ma in mezzo a tutti i pezzi uptempo di quest’anno fa la stessa impressione di uno zio agee alla festa dei liceali. 

Irama – Tu no

Irama ci stupisce parecchio scegliendo un’intonazione vocale molto più cupa e profonda del solito. Lui ci ha sempre abituati ai cambi di stile e di ritmo e questa volta sceglie una ballad epica (forse un filo troppo) coi cori ad accompagnarlo, prodotta da Shablo. Il testo è scritto da lui e parla del senso di mancanza, non per forza di tipo romantico.

La Sad – Autodistruttivo

Chi porta un po’ di emo-punk stasera? I La Sad, come ci si aspettava. Forse quello che speravamo era una batteria più tirata e un po’ di mordente in più, invece sembra proprio una versione troppo annacquata. Anche il testo: “L’amore spacca il cuore a metà, ti lascia in coma dentro al solito bar”.

Loredana Berté – Pazza

La Bertè porta un bel pezzo rock che le rende assolutamente giustizia. Del resto lei, vera, pura, fuori dagli schemi, che a Sanremo si presentò con il pancione finto nel 1986, potrebbe fare qualsiasi cosa. E infatti canta: “Non ho bisogno di chi mi perdona, io, faccio da sola, da sola”: e ha detto tutto.

Mahmood – Tuta gold

Con questo pezzo così catchy, con ritmi quasi reggaeton, Mahmood (insieme a Jacopo Ettorre e, per la musica, anche a Catitti) ci lascia totalmente spiazzati. Anche se ci aveva abituati con Dorado, o con Calipso (anche se non era solamente sua), eppure nell’ultimo periodo aveva scelto una direzione diversa. Il testo è fresco, spontaneo, davvero street: “Ballavamo nella zona Nord quando mi chiamavi fra”. E poi quei “Cinque cellulari nella tuta gold” non ce li schiodiamo più dalla testa, questo è sicuro. È veramente uno dei più pezzi più interessanti, la sua nuova Soldi del 2024. Forse non può vincere per la terza volta di seguito ma avrebbe tutte le caratteristiche per farlo.

Maninni – Spettacolare

Ci si chiedeva cosa ci facesse Maninni direttamente nei big senza fermarsi allo stop di Sanremo giovani. Ecco la risposta: questo pezzo. Un pop cantautorale fresco ma con la giusta dose di personalità. “come l’amore il primo giorno d’estate”. Forse, per distinguersi poteva scegliere di non parlare d’amore ma così è.

Mr. Rain – Due altalene

Non sembra stupire troppo Mr. Rain, anzi conferma se stesso. Quest’anno non c’è nemmeno il coro di bambini a creare un po’ di diversivo, ma probabilmente ormai li ha conquistati e lo seguiranno lo stesso. Il racconto però non è affatto leggero come sembra perché dovrebbe essere quello di due bambini che sono mancati.

Negramaro – Ricominciamo tutto

No, i Negramaro non stupiscono molto ma sono una decisa conferma con una ballad rock italian style con gli archi arrangiati da Davide Rossi, musica e testo di Giuliano Sangiorgi. Un classico pezzo da Sanremo, anche se loro non sono certo degli aficionados del festival essendo andati in gara solo tra i Giovani nel 2005. Un pezzo che racconta di una coppia che si ritrova dopo anni e che ha alte possibilità di vincere venendo incontro a un gusto un po’ old style.

Renga e Nek – Pazzo di te

Non parte male, affatto. La musica (curata dai due con lo zampino di Dario Faini, Dardust) è interessante. Ma poi, no, spiace ma sembra di essere tornati indietro ai Sanremo di 10 o 20 anni fa.  Ma anche il testo: “L’amore è un giudice è un miserabile”. Spiace, ma proprio non aggiungono niente.

Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita

Citano se stessi, sono divertenti, c’è ancora la cassa dritta ma signori la sanno fare benissimo. Anche il testo ha il giusto tono ironico: “Tanto lo sai che ti aspetto, ma non tutta la vita!”. Pronti a cantarla allo sfinimento?

Rose Villain – Click boom!

Rose si conferma o ci stupisce, dipende dai punti di vista. Perché aveva già tutte le potenzialità (anche diverse hit in featuring da Tony Effe a Guè) ma ora riesce finalmente a esprimere tutto il suo potenziale con questo pezzo, perfetto per Sanremo, con una decisa personalità che finirà anche in radio e su TikTok. Parte il ritornello, il pezzo cambia totalmente e sembra diviso in due. Ma tutti canteranno: “corro da te sopra la mia vroom vroom”.

Sangiovanni – Finiscimi

È cresciuto. E tanto. Sceglie una ballad romantica e meno uptempo di tanti suoi pezzi precedenti e così si distingue nella marea di canzoni uptempo di questo festival. Ce la vediamo benissimo su TikTok: “Fammi sentire quanto sono pessimo. Quanto ti ho mancato di rispetto di rispetto”.

Santi Francesi – L’amore in bocca

Bella l’idea del titolo che gioca con un errore di battitura, dall’amaro all’amore in bocca. Loro sono portavoce di un pop raffinato – non particolarmente incisivo a un primo ascolto ma piacevole – e confermano il loro talento mostrato a X Factor.

The Kolors – Un ragazzo una ragazza

I The Kolors confermano una certezza: ovvero che avrebbero presentato una mina per le radio. Rimangono nel filone (a loro andato decisamente molto bene) dance anni ’80 di Italodisco (ma anche di Mon Amour di Annalisa) con un brano che siamo sicuri sentiremo moltissimo nei prossimi mesi. “Un ragazzo incontra una ragazza/ la notte poi non passa/la notte se ne va”: Premio Pulitzer? Forse no, però questo linguaggio semplice-semplice non ci abbandonerà di sicuro nei prossimi mesi. Nei trend di TikTok ma probabilmente davvero ovunque.

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