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Perché “L’angelo del male” di Baby Gang è uno step fondamentale per la trap italiana

Zaccaria ci ha già abituati a un racconto a volte crudo, e altre profondo, raccontando il disagio come pochi altri sanno fare. Però se pensate che il pubblico che pensa il contrario sia lontano, sappiate che non è così: i qualunquisti sono veramente ovunque

Autore Silvia Danielli
  • Il26 Aprile 2024
Perché “L’angelo del male” di Baby Gang è uno step fondamentale per la trap italiana

Baby Gang

Può un disco – nato in condizioni obbiettivamente limitate e limitanti – ridare lustro e splendore a un genere? Parliamo di trap su cui in molti negli ultimi tempi avevano ipotizzato che fosse arrivata a un capolinea. E parliamo di L’angelo del male, il nuovo album di Baby Gang, ovvero Zaccaria Mouhib, classe 2001. Uno che – da rapper italiano più ascoltato all’estero nel 2023 – forse non ha bisogno di dimostrare ancora il suo valore. Oppure no.

Già con il titolo, L’angelo del male, ci pone davanti a una contraddizione o meglio a una necessità, quella delle persone di catalogare tutto. Baby Gang, si è scelto questo nome ed è agli arresti domiciliari, che cosa potrà mai dire di interessante con testi che parlano di droga, armi, assistenti sociali, polizia? Invece la dice. Chi lo segue da tempo lo sa benissimo. Baby Gang ci ha già abituati a un racconto a volte crudo, e altre profondo, raccontando il disagio come pochi altri sanno fare. Però se pensate che il pubblico che pensa il contrario sia lontano, sappiate che non è così, i qualunquisti sono veramente ovunque.

Baby Gang, “L’angelo del male” e uno sforzo per comprenderlo

E quindi, questi stessi di fronte a un ottimo progetto che forse davvero le limitazioni hanno arricchito ancora di più, non hanno voglia di approfondirlo. Forse essere obbligati a registrare le tracce entro una data ora perché poi devi essere per forza a casa (o in comunità) forse ti spinge a ottimizzare e a rendere il massimo. Questa è stata la vita di Zaccaria negli ultimi mesi, soprattutto da gennaio, da quando appunto aveva l’obbligo di braccialetto. Una vita di richieste permessi per registrare un video o per rispondere (forse) a un’intervista. Come quella che avrebbe dovuto fare l’altro giorno ma che non gli è stata concessa, come ci hanno raccontato i manager durante l’ascolto dell’album qualche giorno fa.

Ma non siamo certo qui per dire quanto facciano bene le restrizioni (sia mai) ma soltanto per dire quanto sia ben riuscito questo nuovo album di Baby Gang. Che oltre a ridare credibilità alla trap con l’aiuto soprattutto della produzione di Higashi, ma anche dei 2ndRoof, Michelangelo (che avevamo già potuto ascoltare in Adrenalina, il singolo già pubblicato con Blanco e Marracash) e Bobo, hanno anche spaziato verso altri generi. Arrivando all’elettronica più scanzonata, proprio su una traccia che si intitola Assistente sociale con Simba La Rue e persino alla bachata e al reggaeton con Liberi e Madame, e all’ultra pop con Serenata gangster con Rocco Hunt.

“L’angelo del male” e tutti i rapper più importanti della scena come feat.

Sì perché dal mondo dell’hip hop in questo disco ci sono un po’ tutti. Sintomo davvero del fatto che Baby Gang è veramente stimato sia dalla nuova che dalla vecchia guardia. Con molti artisti che lo hanno raggiunto per registrare negli studi di Moysa come Sfera Ebbasta, Blanco, Ernia, Rocco Hunt. Altri che lo hanno incontrato in uno studio in zona Rogoredo a Milano, dove andava tutti i giorni e aveva appunto l’obbligo di tornare in tempo a casa, a Lecco.

Altri che ha sentito costantemente in videocall, ma che non è riuscito a incontrare, come Geolier (“gli impegni dopo Sanremo, il fatto che viva a Napoli e tutte le difficoltà del caso”, racconta il team di Baby Gang). Ma proprio Mezz A Via, il pezzo che li vede insieme (prodotto da 2ndRoof) è proprio uno dei più riusciti, dove sembra che si passino la palla e la colpiscano a vicenda. Incontrandosi per tanti aspetti, pur essendo cresciuti l’uno a Secondigliano e l’altro un po’ ovunque tra il Nord Italia e il Marocco.

Ma tutti quanti si matchano perfettamente con lui a seconda del mood della traccia e aggiungono parecchio in modo sincero e sentito. Sì, più di altre collaborazioni a cui abbiamo assistito. Ottimo Paky che ritorna dopo un po’ di tempo (a parte LEVANTE nell’album di Simba La Rue). Perfetti Jake La Furia e Emis Killa che parlano del loro Agente. Per poi arrivare Baby e rappare “militante deliquente sempre meglio che agente/hasta la muerte/ mi chiedono di te faccio finta di niente” (probabilmente non ci uscirà facilmente dalla testa).

Baby Gang nel suo nuovo album “L’angelo del male” spazia nei generi

Molto bene anche Gemitaiz e MadMan per Huracàn e pure Tedua e Lazza che si mettono a nudo e raccontano la loro visione della solitudine in Sola. Ci sono anche Fabri Fibra e Guè, a proposito di pilastri del rap. Il secondo in un classico pezzo rap cucito su di lui, Millionaire, e il primo in una collaborazione a 5. Oltre a lui, anche Rkomi, Ernia e Geolier, che ci ha tenuto tantissimo a essere inserito all’ultimo perché gli piaceva. E poi il racconto finisce con un altro pezzo trap che sembra proprio chiudere il cerchio in maniera perfetta, Venom, prodotto da Bobo.

Baby Gang e la scelta

Chiude il racconto di questo ventenne che probabilmente fin da piccolo si è sentito ripetere “tu sei bimbo cattivo” come rappa in Guerra, e così ritrovandosi parecchio solo, senza un tetto sotto cui stare e senza soldi, e si è ritrovato a comportarsi di conseguenza. Ma si è anche ritrovato ora ad avere una bella scelta per lui, quella della musica. Grazie a cui parlare di quello che è stato (ed è) il disagio per lui e che – con colori e sfumature diverse – sentono anche tutti i ragazzi che lo ascoltano senza non alcun pregiudizio nei suoi confronti. In tutta Europa poi, dalla Francia alla Germania, dalla Spagna alla Grecia e persino anche alla Turchia. E questo album è la semplice dimostrazione di quanto sia la scelta giusta.

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