Interviste

Nel flusso creativo di Marco De Vincenzo (Etro) la musica è alla base di tutto

Per il direttore creativo della maison italiana l’ispirazione parte sempre da una suggestione musicale. E per la sfilata all’ultima Fashion Week di Milano ha voluto affidarsi a una giovane band, i Santamarea. L’intervista doppia

Autore Federico Durante
  • Il27 Settembre 2023
Nel flusso creativo di Marco De Vincenzo (Etro) la musica è alla base di tutto

Marco De Vincenzo, direttore creativo di Etro (fonte: ufficio stampa)

Dall’avvento dello streaming in poi la musica è “liquida” perché è pervasiva, universalmente accessibile e di consumo veloce. Ma forse in un certo senso lo è sempre stata: poche forme artistiche hanno avuto la stessa capacità di interagire in maniera così armonica e, appunto, fluida con altre discipline creative, potenziandone l’espressione.

Se per alcuni la musica è una piacevole colonna sonora, per altri è molto di più: è la fonte stessa della propria creatività. Quest’ultimo è certamente il caso di Marco De Vincenzo, 45 anni, siciliano d’origine, dall’anno scorso direttore creativo di una delle grandi maison italiane, Etro.

Per Marco De Vincenzo l’ispirazione parte e viene poi assecondata da una suggestione musicale. La musica è l’ingrediente fondamentale del carattere di una collezione, nonché della buona riuscita di una sfilata.

Con l’ultima Milano Fashion Week, il direttore creativo si è spinto anche oltre, facendo realizzare per la sfilata di Etro un brano ad hoc a una giovane band emergente, i Santamarea (anche loro siciliani), vincitori dell’ultima edizione di Musicultura.

Il brano Acqua Bagnami (ora disponibile in streaming) in una suggestiva versione estesa ha fornito il perfetto compendio sonoro alle linee e ai colori della collezione “Nowhere” di Etro, presentata il 20 settembre a Milano.

Passata la fatica della Fashion Week, abbiamo raggiunto Marco De Vincenzo e Stefano Gelardi (cantante dei Santamarea) per questa inedita intervista doppia.

La sfilata di Etro alla Milano Fashion Week

L’intervista a Marco De Vincenzo (Etro) e ai Santamarea

Marco, recentemente hai curato la playlist Runway di Spotify. Nella selezione mostri un marcato gusto “indie”, o perlomeno un’attenzione per il pop e l’elettronica sofisticati. Qual è la musica che ti ispira nel tuo lavoro creativo?

MDV
: Molti pezzi che compongono le mie playlist li ho scoperti su LifeGate, radio che ascolto tanto mentre lavoro. Appena sento qualcosa che mi piace, me lo salvo. Se no mi lascio andare ai suggerimenti di Spotify stesso, facendo una sorta di scouting.

Sì, il mio gusto si potrebbe definire “indie”, però ho playlist di vario genere. Non c’è un rigore, non c’è una formula. Io sono uno “da cuffia”: la musica mi piace ascoltarla per perdere il contatto col mondo circostante. Preferisco il rapporto a due con la musica.

A Spotify hai dichiarato: “La musica è più di un mero ingrediente del processo creativo, è proprio la base”. Puoi spiegarmi meglio?

MDV
: Io quando comincio una collezione sono aperto a qualunque possibilità. La musica definisce uno stato d’animo e quindi mi porta a fare delle scelte. Alcune collezioni sono state più o meno tristi o gioiose per il tipo di momento che vivevo e che la musica assecondava. Non ho mai fatto una collezione che non avesse una musica importante alla base.

Quando ho scelto le musiche per le sfilate non ho mai voluto affidarmi a DJ che non conoscessero il mio gusto personale. Mi sono sempre circondato da amici, oppure le ho scelte direttamente io. Fino all’esperienza con i Santamarea, che sono stati la mia prima volta con un pezzo inedito creato ad hoc.

Marco De Vincenzo - Etro - intervista - Santamarea - Milano Fashion Week - 3
La sfilata di Etro il 20 settembre alla Milano Fashion Week

Etro come brand si è sempre ispirato all’idea del viaggiare, alle influenze provenienti dal mondo e dalle altre culture. L’ultima collezione si basa molto sul concetto di viaggiare, ma con l’immaginazione: questo è proprio ciò che la musica stimola, no?

MDV
: Per questo è un ingrediente. Se c’è un modo perfetto per viaggiare non fisicamente, è ascoltando musica. La collezione che ha sfilato a Milano si chiama “Nowhere” per questo, perché l’immaginazione ti conduce in posti che non conosci. Più ti lasci andare a questo flusso ignoto, più il risultato è interessante, perché non gli hai messo confini.

Stefano, come avete rimaneggiato il brano originale in vista della sfilata di Etro alla Milano Fashion Week?

SG
: L’unica differenza sta nella presenza di un intro (che costituisce quasi un brano a sé, dura quasi cinque minuti) e di un outro. Abbiamo deciso di lasciare la parte centrale aderente al brano che adesso si sente in streaming.

Avevamo già il mood generale della canzone, ci serviva qualcosa che ci consentisse di introdurci in questo luogo sonoro. Prima abbiamo steso le percussioni, poi gli archi, e su questi ho creato un’improvvisazione di cori, che andava sempre più nella direzione di un canto delle sirene. Abbiamo deciso di seguire questa strada.

La passerella della sfilata era un immenso colonnato di cartapesta e sembrava del tutto sincronico con questa sorta di canto rituale che abbiamo creato in studio.

MDV: E io, mentre ultimavo l’immagine delle ragazze, ho deciso di bagnargli i capelli. Eravamo tutti convinti che le sirene fossero tra noi: quell’ultimo tocco è stato suggerito dal titolo del pezzo e dall’atmosfera generale.

Marco, hai dato indicazioni specifiche ai Santamarea sul mood che avresti voluto dal brano?

MDV
: No, quando decido di collaborare con qualcuno mi affido al gusto altrui. Mi piace quell’attesa, è l’unica cosa da fare quando lavori con discipline che non sono quella che tu manovri con più esperienza.

Probabilmente nel mio lavoro non delego così tanto, ma quando ho ascoltato il loro primo brano (intitolato semplicemente Santamarea, ndr) ho capito che mi sarei potuto fidare del loro talento. Non avevo idea di cosa mi avrebbero mandato, ed è stato emozionante ricevere il nuovo pezzo.

Peraltro non è la prima volta che collaborate. Com’è che vi siete conosciuti, “annusati” e piaciuti?

MDV
: Ero io che li annusavo. Il loro pezzo l’ho consumato, l’ho poi inoltrato a tutti come se fosse un tesoro. Solo dopo la mia sfilata uomo a giugno loro hanno scoperto che avevo usato il loro brano, e non so cos’abbiano pensato!

SG: Ero su Instagram e ho notato che Vogue Italia ci aveva taggato in un post. Ho pensato: “Ci sarà stato un errore”. Così ho cercato tutti gli altri Santamarea su Instagram… Poi ho capito che si trattava davvero di noi! Ho scritto in privato a Marco e lui non solo mi ha risposto ma mi ha anche dato il suo numero di telefono. Si è subito creata un’empatia ed è stato amore artistico a prima vista.

Quanto è importante la componente musicale per la buona riuscita di uno spettacolo vero e proprio come può essere una sfilata?

MDV
: Tanto. Le volte in cui non succede il miracolo che la musica sia perfetta, lo spettacolo viene penalizzato. La musica riesce a connettere tutte le parti. Il motivo del successo di questa collezione è in parte dovuto all’atmosfera che la musica ha creato. E questo non è sempre successo. A volte mi sono pentito della scelta fatta perché non era coerente. Sono quegli errori da cui poi ho imparato.

La sfilata è uno spettacolo non più per pochi (grazie alle dirette social) e, se sbagli la musica, sbagli a raccontare una storia. Immagini e musica diventano un tutt’uno e hanno la stessa valenza.

Marco De Vincenzo - Etro - intervista - Santamarea - Milano Fashion Week - 4
La sfilata di Etro il 20 settembre alla Milano Fashion Week

Stefano, pensi che la commistione con l’atmosfera dell’evento e con le linee e i colori della collezione Etro abbia amplificato la canzone stessa dal punto di vista estetico?

SG
: Assolutamente. La canzone parla di una sorta di fragilità dorata. È un continuo incoraggiamento, un indentificare la forza del soggetto della canzone con le forze della natura.

Quando ho scritto il testo ho immaginato la figura di una donna che camminando, passo dopo passo, costruisse un paesaggio sotto i suoi piedi. Ed è stato quindi un’emozione vedere queste donne potenti, dallo sguardo fiero, camminare in passerella con quegli abiti svolazzanti. È stata un’esperienza estetica a 360 gradi.

Etro è uno dei simboli del made in Italy: Marco, nel tuo lavoro vuoi trasmettere anche un’idea di italianità? Dal tuo punto di vista come sono considerati oggi i brand e designer italiani nel mondo?

MDV
: Mi viene sempre in mente quello che mi diceva un amico dopo le mie sfilate: “Quanto sei italiano”, intendendo probabilmente una nostra predilezione per il decoro, per il massimalismo.

Ma questo succedeva dieci, quindici anni fa. Oggi l’italianità ha più a che fare con l’artigianalità, con tutta la filiera che è un tesoro da proteggere. Per quanto riguarda il gusto, è tutto molto mescolato. Io stesso faccio attenzione a guardarmi molto intorno, a non far sì che l’italianità sia un eccessivo sguardo al passato.

Oggi il made in Italy non è che una voce della moda globale. Per fortuna ci sono settimane della moda che stanno fiorendo oltre alle quattro canoniche. Hanno designer locali che producono all’estero e hanno un punto di vista forte.

Dato che nel nostro lavoro portiamo molto della nostra cultura, è chiaro che se sei italiano hai un approccio che non può somigliare a quello di un ragazzo cresciuto a Camden Town a Londra. Io sono nato in Sicilia e scappato a Roma a 18 anni: il mio è un tesoro tutto italiano, al quale però affianco sempre una porta aperta per guardare altrove.

L’italianità oggi può essere una scelta come quella che abbiamo fatto quest’anno: usare una canzone italiana qualche anno fa sarebbe stato forse impossibile, perché si prediligevano pezzi che tutti potessero comprendere.

Per rispondere alla seconda domanda, penso che oggi i designer italiani abbiano qualche difficoltà in più rispetto agli stranieri perché l’Italia è una nazione che si basa molto sul passato. I giovani designer italiani si trovano un po’ fagocitati dai grandi nomi. In questo momento c’è un grande fermento di giovani che dovrebbero avere più spazio. Il made in Italy dovrebbe aprirsi a nuove realtà.

Marco De Vincenzo - Etro - intervista - Santamarea - Milano Fashion Week - 6 - foto di Manuela Di Pisa
I Santamarea, scelti dal direttore creativo di Etro, Marco De Vincenzo, per sonorizzare la sfilata alla Milano Fashion Week. Stefano Gelardi è in primo piano (foto di Manuela Di Pisa)

Stefano, so che siete al lavoro sul vostro primo album. Cosa ci puoi anticipare?

SG
: Siamo in una fase di brainstorming in cui ci sono tanti testi, alcuni anche molto diversi fra loro. Quindi stiamo cercando di trovare una tessitura che possa fare del disco un’esperienza, anche in senso narrativo.

Sicuramente ci influenza molto il mare, quindi in maniera un po’ catartica vorrei che questo primo disco avesse ciò come tema, per poi allontanarmene. È da quando scrivo canzoni che sono davvero ossessionato da tutto ciò che è acqueo.

I Måneskin hanno vinto sia Sanremo che l’Eurovision vestendo Etro: Marco, tu a chi vorresti portare fortuna la prossima volta?

MDV
: A questo punto ai Santamarea! C’è una grande affinità tra me e loro, anche per una questione di origine. Noi siciliani abbiamo un legame sotterraneo che ci lega. E poi è facile raccontarti a chi viene dai tuoi luoghi. Quindi mi piacerebbe continuare a conoscerci e a portarci fortuna reciprocamente. Questa stagione è stata il perfetto esempio, un successo ancora più condiviso del solito. Spero che sia un rapporto duraturo.

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