Interviste

Negramaro: «Sanremo 2005 fu un trauma, adesso “Ricominciamo Tutto”»

Nonostante le tante hit in vent’anni di carriera, la band capitanata da Giuliano Sangiorgi partecipa a Sanremo da big per la prima volta. Perché solo ora? Gliel’abbiamo chiesto

Autore Federico Durante
  • Il23 Gennaio 2024
Negramaro: «Sanremo 2005 fu un trauma, adesso “Ricominciamo Tutto”»

Foto di Roberto Graziano Moro

In uno dei più clamorosi “contrappassi” della storia di Sanremo (forse paragonabile agli ultimi posti di Vasco Rossi e – in tempi più recenti – Tananai), nel 2005 dei Negramaro esordienti furono eliminati da Sanremo Giovani già alla terza serata, ma fu l’inizio di tutto: Mentre Tutto Scorre fu subito una hit e loro sarebbero diventati la band italiana più importante della propria epoca. Il trauma (come loro lo definiscono) di Sanremo 2005 determinò una lontananza dei Negramaro dal Festival come concorrenti (proprio loro, che di brani “sanremesi” ne avrebbero avuti a bizzeffe) che si interrompe solo ora, con la loro prima partecipazione fra i big, con il brano Ricominciamo Tutto.

Come vi raccontavamo nell’articolo dedicato agli ascolti dei brani, Ricominciamo Tutto dei Negramaro è una potente ballad rock con archi arrangiati da Davide Rossi, un classico pezzo da Sanremo. «Questa canzone ha delle referenze per noi incredibili: dagli M83 a Dalla e Battisti, dagli U2 alle band di nuova generazione», spiega Giuliano Sangiorgi in conferenza stampa a Milano. «Abbiamo capito qual è l’essenza vera della nostra musica. Voglio solo cantare bene: per me avrei già vinto con quello, facendo arrivare l’emozione».

E la cover? Sangiorgi non si sbilancia troppo ma dice: «È un omaggio. Ha dentro tutti gli stilemi, le cose che ci hanno formato fino ad oggi. Ci sono tante reference, in un brano che pensiamo di aver trattato con molta cura. La commistione è così naturale che per noi non è una forzatura». Dunque un medley?

Negramaro - intervista Sanremo 2024 - Ricominciamo Tutto - Galatina 2023
I Negramaro dal vivo a Galatina nel 2023

I Negramaro e il superamento del pregiudizio su Sanremo

Come dicevamo, la delusione di Sanremo 2005 è stata dura da superare per la band. Giuliano racconta: «Tutta l’attenzione che c’è ora verso i giovani è un sogno. Per noi non era così. Ci sono voluti vent’anni affinché un riff alla Jimi Hendrix – come era quello di Mentre Tutto Scorre – vincesse Sanremo con i Måneskin di Zitti e Buoni. Avevano vent’anni, come noi allora. Quello è stato un trauma, un pregiudizio che si è formato dentro di noi. Poi abbiamo pensato: abbiamo fatto 20 anni di carriera, stiamo per tornare negli stadi… Ci sono dei pregiudizi che abbiamo superato anche noi stessi».

Aggiunge il batterista Danilo Tasco: «Quel Sanremo fu un po’ da trauma, sia per l’orario a cui suonammo che per la poca attenzione per i giovani. Dopo l’eliminazione, scoprirsi sulla bocca di tutti il giorno dopo ha compensato un po’ l’incidente della sera prima. Per noi è stata una grande vittoria ed è uno dei tasselli che hanno fatto la nostra storia. Sicuramente quel passaggio a Sanremo è stato determinante».

Il nuovo album

In lavorazione c’è un nuovo album della band, che – sottolineano i Negramaro – sarà completato solo dopo Sanremo. Giuliano racconta sulla genesi del nuovo lavoro: «Sono stato a Berlino e ho scritto una canzone, Berlino Est. Mi ha spinto l’emozione che ho provato. C’è un album nuovo che porteremo orgogliosamente avanti. Abbiamo scelto i tempi: fare Sanremo e chiudere il disco dopo il Festival vuol dire sapere quello che stai facendo».

E ancora: «Berlino Est mi ha spinto a proporre a loro di andare lì in quello studio dove gli U2 con Achtung Baby hanno dato un segnale di ritorno forte alla sostanza (gli Hansa Studios, ndr). Il viaggio ci ha sempre caratterizzato, e i dischi comunque si devono riempire di storie ma anche entusiasmi. Non è facile trovare l’entusiasmo per fare un disco dopo vent’anni di carriera. Abbiamo sempre fatto musica per viaggiare e abbiamo sempre viaggiato per fare musica».

L’intervista ai Negramaro

Partiamo dal titolo della canzone che portate in gara a Sanremo 2024. Come si ricomincia tutto dopo vent’anni di carriera?

Ricominciamo Tutto è l’inno dei Negramaro alla speranza, è un atto di speranza. Perché è proprio un imperativo: ricominciamo tutto e facciamolo nella maniera più umana possibile. Disintegrando i pregiudizi: quelli che si possono avere con gli altri, con se stessi, con la vita passata… Il futuro deve sempre riservare la novità, la bellezza del nuovo incontro. Anche con se stessi, anche con quelle persone che abbiamo imparato a conoscere (o perlomeno presumiamo).

È la vostra prima volta a Sanremo da big, nonostante partecipaste fra i giovani nel 2005 e nonostante molte vostre canzoni fossero perfette per il Festival. Come mai questa lontananza?

Diciannove anni dopo… Perché forse abbiamo vinto quei pregiudizi che il Festival portava con sé. Merito di grandi conduttori, di un grande lavoro intorno al Festival, che adesso è un po’ una nostra settimana degli Oscar. Ma non è solo in termini di risultati ottenuti da conduttori come Amadeus e Claudio Baglioni. Dipende molto dal fatto che noi, dopo vent’anni di carriera, di amicizia, di musica insieme, comunque siamo di nuovo alla vigilia del ritorno negli stadi, stiamo andando a lavorare ancora una volta a un album bellissimo, anche fuori dall’Italia… Quindi Sanremo ci sembrava una tappa fisiologica, un restart perfetto per noi. E all’invito di Amadeus abbiamo subito risposto con Ricominciamo Tutto, canzone scritta un anno fa ma che paradossalmente sembrava fatta per questo momento dei Negramaro, per questo evento.

Dal vostro punto di vista quali sono stati i maggiori contributi di Amadeus al Festival di Sanremo?

Amadeus ha fatto quello che si deve fare con la musica, sempre. È stato bravo perché, da perfetto DJ, ha capito che la musica – in modi diversi – fa parte di diverse generazioni. Questo è il momento di accendere finalmente i riflettori – anche da parte nostra, di tutti quelli che hanno portato il rock al mainstream in questi anni – sui giovani. Questo è fondamentale ogni volta che si abbia a che fare con la musica e con l’arte in genere, dalla letteratura al cinema. Le nuove generazioni sono quelle da tenere non distanti ma sul palmo di una mano. Amadeus l’ha capito e Sanremo ne risente positivamente.

Nel 2008 foste il primo gruppo italiano a suonare a San Siro. Oggi i tour negli stadi per artisti poco più che esordienti sono molto più frequenti: cos’è successo?

Nel 2008 suonammo la prima volta a San Siro, quest’anno sarà la prima volta al Maradona di Napoli e al San Nicola di Bari… Queste prime volte in realtà fanno la cosa migliore: stimolare gli altri, stimolare le nuove generazioni affinché il sogno sia possibile anche per loro. Noi siamo un po’ i precursori di questa cosa, e lo sappiamo. E senza social, in un momento diverso… Adesso è giusto non ricordarsene, ma speriamo che fra cent’anni ci si ricordi di questi primati!

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