Interviste

Pachy, il vocal coach che ha vinto Sanremo. Non solo per Olly

Dietro il successo di diversi artisti italiani c’è anche lui. La sua è una figura sempre più fondamentale, soprattutto quando si tratta di affrontare eventi dal vivo carichi di stress

Autore Silvia Danielli
  • Il27 Febbraio 2025
Pachy, il vocal coach che ha vinto Sanremo. Non solo per Olly

Il vocal coach Pachy ha vinto il festival di Sanremo 2025, perché Olly era seguito da lui. Ma di sicuro non è questa la vittoria più importante per lui, così attento a tutti gli artisti che segue. E quest’anno erano veramente molti: 8. Oltre al citato Olly, Elodie, Rose Villain, Joan Thiele, Irama, Noemi, Irama, Francesca Michielin. Ma cosa fa esattamente un vocal coach? In generale e al Festival di Sanremo? E soprattutto qual è il metodo di Pachy?

L’intervista a Pachy

Come è andato il festival quest’anno?
Molto bene. Al di là della vittoria di Olly, ognuno degli artisti che seguivo ha portato la sua identità sul palco.

Hai seguito tantissime artiste donne, è stato il passaparola?
Credo che la mia figura si sia consolidata ormai e che più che il passaparola contino i risultati.

Pachy, domanda fondamentale: ci rispieghi che cosa fa un vocal coach?
Innanzitutto bisogna considerare che la voce va considerata a 360 gradi. Per farla funzionare ci deve essere un ottimo coordinamento con il corpo, e deve esserci flessibilità, elasticità nonché un’ottima tenuta psicologica. Perché lo dico sempre: voce uguale corpo. E tutto ciò è influenzato dallo stress e dall’ansia, che come sappiamo a Sanremo è stato (ed è sempre) altissimo. Le variabili da gestire lì sono infinite, vanno molto al di là della singola performance: le interviste (e i mille format di giochi) richieste sono davvero tante.

Quanto influisce l’ansia?
Chiude la gola, rende rigide le spalle, il collo e la schiena. Quindi questo effetto chiude la povera laringe che dovrebbe operare in un sistema elastico che non esiste più. Quindi sì, direi che conta parecchio. Io mi occupo molto di cercare di scaricare lo stress con le tecniche più disparate.

Quali?
Tecniche meditative, tratte dallo yoga o dal training autogeno. Parto dalla conoscenza umana dell’artista per scegliere la tecnica migliore per lui. Cerco di conoscerli meglio anche se alcuni sono ormai amici da anni. Comunque con tutti partiamo da inizio gennaio e da allora cerco di capire che cosa potrò mettere in atto in gara. Io stesso medito e cerco di mettermi alla prova con nuove esperienze, per esempio a breve partirò per l’India con Sadhguru. Vado dopo Sanremo, proprio per cercare di ricaricarmi.

Cosa vuol dire che utilizzi anche il metodo anti-gravity?
Ho messo a punto le mie lezioni nel mio centro, Casa HeartVoice, nel quartiere Ortica a Milano, dove lavoriamo dal punto di vista tecnico per dare al corpo e alla voce la massima salute possibile. Lì utilizziamo anche il canto sospeso con la tecnica anti-gravity dello yoga: ho creato un protocollo che mi permette di raggiungere dei risultati pazzeschi in pochissimo tempo.

Qualcuno lo ama particolarmente?
Sicuramente Elodie, Joan Thiele e l’ho provato anche con Olly. Penso che liberi moltissimo la voce. Ma ognuno ha un training studiato apposta per lui.

Ma come facevi a seguire tutti a Sanremo?
Io ero lì nei camerini ed ero sicuramente l’ultima (o al massimo la penultima) persona che vedevano prima di salire sul palco, perché il riscaldamento vocale è l’ultima cosa che fanno. Quindi mi alternavo come un matto tra uno e l’altro.

È capitato che tu abbia deciso di non lavorare con qualche artista?
Se un artista decide di lavorare con me, deve impegnarsi sul serio. È successo che qualcuno ritenesse il mio metodo troppo impegnativo. In genere, sono molto ben accetto dagli artisti perché penso di essere empatico. È una qualità che ho fin da bambino, perché cerco di guardare gli artisti come persone. Non come oggetti da spremere.

Quali sono state le tue soddisfazioni più grandi per questo festival, oltre alla vittoria di Olly?
Vederlo vincere dopo averlo seguito fin dal primo Sanremo Giovani è stata una soddisfazione immensa. Lui così giovane e così bello sul podio mi ha provocato una gioia incredibile: mi è parsa una rivoluzione. Ognuno degli artisti che seguivo ha fatto una grande performance. E poi personalmente essere riuscito a portare a termine così tanto lavoro senza perdere la qualità è stato il traguardo più importante.

Tu noti che altri vocal coach utilizzano metodi diversi dai tuoi?
Di solito tendo a non guardare troppo a ciò che fanno gli altri. Io studio e approfondisco i miei interessi, cercando di superare dei vecchi dogmi, il resto mi interessa meno. Magari ci sono delle professionalità all’estero che possono ispirarmi, quello sì. Spesso lavorano più sul corpo e non sono vocal coach, come chi si occupa di Gyrotonic o di Pilates, per fare un esempio.

Nonostante la grande preparazione può sempre capitare che lo stress prenda il sopravvento e scompaia la voce prima di una performance?
Sicuramente è un’eventualità che non si può scongiurare al 100% ma se ci si prepara considerando tutti gli aspetti, le probabilità diminuiscono sensibilmente. Il mio lavoro deve essere eliminare il più possibile le preoccupazioni di qualsiasi artista. Poi ovviamente è impossibile cancellare l’emozione che può entrare in gioco.

Ma da dove sei partito per sviluppare il tuo metodo?
Dai preparatori sportivi, infatti dico sempre che il mio metodo è sportivo-musicale. Ormai, nel 2025, è praticamente impossibile decidere di partecipare a un evento del genere senza una figura come la mia. Credo di aver rispolverato io questa cultura negli ultimi anni e di aver fatto anche venire voglia di seguire questo metodo ad artisti che si consideravano lontani, come per esempio i rapper.

Con chi hai lavorato? Hai faticato a convincerli?
Con tanti, da Fabri Fibra a Marracash. Fatica, no. Ho dovuto far capire, però, che non si trattava di mettersi al pianoforte a ricercare il bel canto. Ho studiato un protocollo ad hoc e ha funzionato bene. Ne sono, anzi, particolarmente fiero perché ritengo sia stata anche quella una piccola rivoluzione culturale.

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