Interviste

Pino Daniele Day tra incontri, ristampe e il Premio Musicante. L’intervista al figlio Alessandro

“Oggi molti ragazzi si fanno annebbiare dal desiderio di popolarità. Noi andiamo in direzione contraria”, spiega il secondogenito del grande artista che oggi avrebbe compiuto 69 anni. Tutte le iniziative per ricordarlo

Autore Silvia Danielli
  • Il19 Marzo 2024
Pino Daniele Day tra incontri, ristampe e il Premio Musicante. L’intervista al figlio Alessandro

Pino Daniele (foto di Roberto Panucci)

Pino Daniele Day è la prima giornata organizzata per il musicista che oggi avrebbe compiuto 69 anni e avrebbe festeggiato la festa del papà e il suo onomastico. Un’eredità di passione, valori, ricerca musicale difficili da tramandare ma solo perché il loro peso specifico è davvero notevole.

Così Napoli, la sua città e Warner Music Italia, la sua casa discografica, si preparano a festeggiarlo, insieme alla Fondazione Pino Daniele. Con una ristampa importante, quella di Sciò Live per i 40 anni con 4 inediti venerdì 22 marzo (dal live del 1984) e con una giornata di celebrazioni al Sum, Stati Uniti del mondo, in via Depretis 130, che partirà alle 16.45 con Luca De Gennaro e Mixo che ne parleranno insieme alle artiste selezionate (Alessandra Tumolillo, Greta Bragoni e Rosita Brucoli).

Infine, con il premio Musicante, dedicato a giovani artisti che studiano al Conservatorio (o non hanno avuto la possibilità di terminarlo). Ne abbiamo parlato con Alessandro Daniele, il secondogenito di Pino, che ne ha curato il management e guida la Fondazione nata in nome del padre.

L’intervista ad Alessandro, il figlio di Pino Daniele

“Stiamo facendo un enorme lavoro di ristampa del catalogo di mio padre. Stiamo ristampando in Dolby Atmos, audio spaziale, e l’audio lo prendiamo  direttamente dal multitraccia. Non utilizziamo software che estrapolano la voce perché molto spesso il risultato è deludente”, ci racconta subito.

E specifica: “L’idea iniziale è stata proprio di Warner Music e di Renato Tanchis, responsabile del catalogo. Lui ha proposto di organizzare il Pino Daniele Day, un evento dedicato ogni anno per ricordarlo e per metterlo in connessione con i giovani musicisti di oggi. É proprio uno degli obiettivi della Fondazione, per questo abbiamo deciso di affiancarci, senza esserne protagonisti. Portiamo tre artiste al SUM, che rappresentano le anime di Pino: una musicista, una interprete e una cantautrice. Rielaboreranno alcuni brani di Pino Daniele e parteciperanno al talk, dove obiettivo è che interagiscano le persone che lo hanno conosciuto bene con chi non ne ebbe l’occasione”.

Perché avete deciso di istituire il Premio Musicante? Vedi degli eredi oggi di tuo padre? “Non è facile individuarli, anzi penso non ci siano ancora, come non ci sono di De André o di Tenco. Ma sicuramente molti giovani ne sono influenzati, mentre altri per nulla. Molti ragazzi sono annebbiati dal desiderio di popolarità e vogliono solo salire sul palco. Attenzione, lo ribadisco sempre: non è quella la strada corretta se non hai niente da dire e non sai dove vuoi andare”.

“Noi abbiamo tenuto molto a fare in modo innanzitutto che esistesse un percorso di studio per la musica pop-rock al Conservatorio di Milano”, aggiunge Alessandro, “e questo è nato nel 2017, per volontà di Fabrizio Bianco. Che ne è il capo-dipartimento ed è responsabile artistico della Fondazione. Io credo che si debba dare una possibilità ai ragazzi per farli studiare e per far in modo che possano vivere di musica senza farsi annebbiare dalla popolarità dei social. Il contest, infatti, sarà rigorosamente live”.

L’importanza della musica dal vivo

Come mai? “Vogliamo vedere dal vivo se un artista ce la può fare, senza l’uso di auto-tune. Che può anche essere uno strumento, certo. Ma non può essere utilizzato in fase di selezione, per correggere la voce. Noi abbiamo creato due categorie per il Premio, che ho cucito addosso alla figura di mio padre. La prima si chiama AFA, si possono iscrivere ragazzi che si sono diplomati o stanno studiando al Conservatorio (con band con le stesse caratteristiche), con un brano inedito scritto da loro stessi”.

“L’altra si chiama Academy Connection ed è dedicata a chi avrebbe voluto fare il Conservatorio o ha dovuto interromperlo. Noi facciamo in modo che possano frequentarlo e possano essere affiancati da persone che studiano. Perché così è successo anche a mio padre, che non aveva potuto studiare ma aveva a fianco a sé nella sua prima band, i Batracomiomachia, Rino Zurzolo, che era diplomato”. 

I finalisti si esibiranno poi in un grande evento live a Napoli nel 2025, per i 10 anni dalla scomparsa di Pino Daniele. “La nostra intenzione è che salgano sul palco 12 artisti emergenti, con tanti premi divisi per categoria, e 12 big. Sarà un grande concerto che stiamo costruendo con Friends & Partners. Potrà essere allo Stadio, in piazza, al chiuso, ancora non lo sappiamo. Vogliamo che siano da esempio per gli altri ragazzi”.

Alessandro, come vedi la scena rap napoletana in questo momento? “Non la seguo molto, per questo non posso giudicarla. Sono completamente assorbito dal Premio Musicante: è il progetto della vita. Non ho seguito nemmeno le polemiche legate a Geolier a Sanremo”. Nemmeno quelle sulla difficile comprensione del napoletano per chi non è campano? Perché tuo padre ha sempre detto che l’importante era trasmettere il “feeling”. “Certo, per questo mi sembrava una polemica inutile”.

Ricordare Pino Daniele

C’è qualcosa che non viene ricordato abbastanza di Pino Daniele? “Certamente ricordarlo è l’obbiettivo principale della Fondazione ma credo che oggi venga fatto abbastanza, anche con lo studio nelle scuole e la riflessione sulle sue opere. È chiaro che si può sempre migliorare ma non partiamo da zero e questo si vede”.

Un’ultima domanda nel Pino Daniele Day: che cosa rappresenta per te Sciò Live? “Il manifesto del live: perché dove li trovi dei musicisti che suonino così oggi? Ci sono registrazioni dei concerti dall’82 all’84. Si notano anche le doti canore di mio padre, anche se lui diceva di essere innanzitutto un chitarrista. Tutti questi musicisti riuscivano a trasmettere una corrente, un’energia che ti arriva addosso. Riuscivano a creare musica assieme che è puro istinto non per mostrare quanto fossero bravi. Che è poi il fine ultimo di tutto questo progetto”.

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