Interviste
POWER PLAYERS

Sara Pedroni (Believe Italia): «La sfida è educare il mercato a logiche di lungo periodo»

Una conversazione con la nuova Country General Manager & Operations, che da inizio anno guida la divisione italiana dell’azienda francese

  • Il1 Agosto 2025
Sara Pedroni (Believe Italia): «La sfida è educare il mercato a logiche di lungo periodo»

Sara Pedroni, Country General Manager & Operations di Believe Italia

Chiamare Believe “società di distribuzione musicale” sarebbe riduttivo, benché quel segmento rappresenti ancora il core business dell’azienda. Il colosso francese (quasi un miliardo di euro di fatturato nel 2024 e migliaia di dipendenti a livello globale, di cui una trentina in Italia) per esempio va sempre più nella direzione degli Artist Services, assorbendo funzioni un tempo svolte dalle sole etichette. A guidare Believe Italia da inizio 2025 c’è Sara Pedroni, che è subentrata a Luca Daher con il ruolo di Country General Manager & Operations.

Di formazione economico-finanziaria, con un passato in Kiver e Mondadori (ma anche nella Hukapan di Elio e le Storie Tese), Pedroni lavorava in Believe Italia già dal 2020 come General Manager Operations. Il suo compito è ora traghettare l’azienda verso il futuro in un mercato in forte cambiamento. «Continueremo con la nostra visione strategica di medio e lungo termine», dice quando la incontriamo nei loro uffici a Milano. «Non lotteremo sulle quote di mercato, cosa che non è mai stata la nostra battaglia. E incrementeremo ulteriormente la nostra presenza nella parte di acquisto cataloghi».

A Sara Pedroni è dedicata la nuova puntata della rubrica Power Players sui protagonisti dell’industry dietro le quinte: ecco la nostra intervista.

Noyz Narcos - Sara Pedroni - Believe - intervista - Power Players - DEF
Noyz Narcos è fra gli artisti seguiti da M.A.S.T, la divisione Artist Services di Believe Italia

L’intervista a Sara Pedroni

Believe nasce come distributore puro e nel tempo si evolve in una società di servizi per gli artisti a 360 gradi: cos’è Believe oggi, in Italia e nel mondo?

Nel corso degli ultimi anni, Believe si è evoluta come società integrata lungo tutta la filiera. Possiamo immaginarla come una piramide: alla base c’è TuneCore, la nostra piattaforma do-it-yourself che in questo momento sta conoscendo una trasformazione verso l’offerta di una più vasta gamma di servizi agli artisti; nella fascia di mezzo sta la distribuzione, che anche in Italia genera ancora i ricavi più importanti; la punta della piramide è la parte di Artist Services, che da due anni si chiama M.A.S.T. ed è il cuore del servizio customizzato nei confronti degli artisti. Prevede un servizio taylor-made e un investimento in termini di risorse e persone: ogni artista ha un suo team dedicato, dal project manager al digital marketing manager.

Visto che Believe è un’azienda francese, quali sono le specificità del mercato italiano rispetto quello d’oltralpe?

La grossa differenza che vediamo è che in Francia c’è un ecosistema di artisti che davvero sposano – non solo in principio ma anche nei fatti – il modello indipendente, soprattutto nel segmento hip hop. Non a caso Believe Francia è leader in quel genere musicale. Qui in Italia ci sono dinamiche più tradizionali, dominate da logiche di breve periodo e di tipo economico.

L’artista invece dovrebbe capire il valore di una visione strategica di medio e lungo periodo, del tenersi il proprio patrimonio (che sono i propri diritti editoriali e fonografici), del non “accontentarsi” di un anticipo che può sembrare importante ma che può essere una visione miope perché non vede un vero sviluppo di carriera.

La nostra sfida è educare il mercato, far capire che ci sarebbe tanto di più se si sposasse una logica più strategica e di lungo periodo.

Ormai da molti anni il mercato italiano cresce in modo importante, per altro con uno dei tassi più alti fra i grandi paesi europei. Quali sono gli ulteriori margini di crescita, secondo te?

Sicuramente il mercato italiano continuerà a crescere, e questo è un bene. Ma gli manca un po’ l’effetto sistema. Ci sono dinamiche che paradossalmente frenano. La logica di breve termine può sembrare premiante all’inizio ma non lo è sul lungo periodo. Finché non saremo in grado di costruire un verso sistema in cui ci metteremo d’accordo su pochi principi di base per promuovere un sistema più sano, ci saranno sempre zavorre che non saranno sostenibili nel tempo.

Michele Bravi - Sara Pedroni - Believe - intervista - Power Players
Michele Bravi ha recentemente firmato con M.A.S.T. dopo la fine del contratto con Universal Music Italy

Cosa vuol dire oggi fare innovazione nel vostro campo?

Per esempio esistono due team internazionali, uno di recente costituzione, l’altro c’è da qualche anno. Il primo è b:electronic, team che nasce in UK (ma serve tutto il mondo) ed è dedicato alla gestione e promozione di etichette di elettronica (come Cr2 Records e Global Records), e di artisti (come Giolì & Assia). Fanno davvero la differenza, non solo nella distribuzione ma anche nelle acquisizioni.

Sull’onda di questo successo, appena il mese scorso è stata creata un’altra task force, b:international, dedicata principalmente agli Artist Services per la gestione di artisti locali a livello internazionale. Ogni paese seleziona gli artisti che possono avere più potenziale all’estero, vengono presi in carico da questo team globale e lavorati sia nei singoli paesi che a livello internazionale.

Che rapporto avete con le piattaforme di streaming?

Cerchiamo sempre di avere dialoghi molto aperti e preferenziali con le piattaforme. Abbiamo contratti centralizzati. Grazie al nostro status di preferred partner, siamo con largo anticipo beta tester di tutte le nuove feature che le piattaforme rilasciano.

L’esempio principe è la modalità Discovery di Spotify, che abbiamo potuto testare in anticipo e che ci ha dato la possibilità di sviluppare un algoritmo interno per ottimizzare il posizionamento delle release. Ciò ha portato grandi benefici in termini di visibilità e distribuzione, quindi di ricavi aggiuntivi per i nostri partner e clienti. Abbiamo visto incrementi molto importanti.

Quali sono alcuni emergenti di casa Believe che stanno crescendo molto rapidamente?

Sicuramente Glocky, che sta crescendo in modo esponenziale ed è uno dei progetti di cui siamo più orgogliosi. Ha avuto risultati incredibili. Peraltro fa anche parte del programma Spotify Radar 2025.

Glocky - Sara Pedroni - Believe - intervista - Power Players
Glocky

A livello globale, Believe è un’azienda che si pone in prima linea sul tema della gender equality, per esempio con il programma Be The Change. In Italia a che punto siamo, secondo te?

Come Believe Italia siamo messi bene perché abbiamo l’imprinting del global, che è molto attento all’argomento. Ma sicuramente non viviamo in un’industry che brilla per essere avanzata su queste tematiche. Al di là di singole azioni, ci vorrebbe una dinamica che metta in moto in vero cambiamento, che io sinceramente non vedo. Non c’è una presenza femminile ai tavoli che davvero contano.

Quando io ho preso questo ruolo, la prima cosa che mi hanno detto tutti è che sono la prima donna a ricoprirlo. Fa specie e sembra quasi un merito in sé essere una donna. Il cambiamento deve essere una cosa sistemica, e ancora non la vedo arrivare.

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